Archivio di Stato di Ravenna
ARCHIVIO DI STATO DI RAVENNA
Il segno dell’acqua. La storia della costa marittima ravennate e delle sue rappresentazioni cartografiche
6 maggio
La città di Ravenna ha sempre avuto un rapporto privilegiato con l’acqua, sia quella dei fiumi che la circondavano fin dall’alto medioevo, sia quella del mare. Nell’antichità il mare lambiva i confini della città, e l’abitato era attraversato da torrenti e canali artificiali. La presenza dell’acqua si è gradualmente ridotta e razionalizzata, fino alla costruzione dell’attuale canale che collega Ravenna al mare e alle prime località sorte accanto al suo importantissimo porto commerciale e industriale. La cartografia ha dovuto seguire con aggiornamenti sempre più frequenti questi mutamenti del territorio, ma la stessa cartografia cambia nel tempo. Quella del catasto geometrico particellare, dove ogni edificio è solo un rettangolo di colore più scuro, dove non c’è bisogno di specificare quale sia l’orientamento dell’immagine, dove non si sente l’esigenza di rappresentare con elementi pittorici le caratteristiche di una coltivazione, o di inserire un elaborato cartiglio, ne è solo l’ultima incarnazione.
Il breve contributo video presenta il mutamento di un territorio (la costa ravennate) tramite rappresentazioni cartografiche di epoche diverse, partendo dai disegni contenuti negli archivi delle Corporazioni religiose, fino al Catasto Gregoriano, che ha dovuto rinnovarsi in modo continuo e sempre più ravvicinato, accompagnando l’evoluzione della storia marittima della città.
- Il segno dell’acqua - video
Quante storie nella Storia: raccontacene una!
Abbandonata e ritrovata. La storia di Prima Navigatori
Il Brefotrofio degli Esposti di Ravenna è un luogo dalla storia secolare, da sempre ammantato di tristezza per la sorte quasi mai lieta dei bambini abbandonati nella Ruota. Deposti di notte, anonimamente, hanno con loro solo poche fasce che li coprono, a volte un biglietto con il nome, e un piccolo oggetto lasciato per riconoscerli come propri, in futuro, se ai genitori sarà possibile. Non sono tutti “figli della vergogna”: la maggior parte, come ci fa capire il bellissimo archivio di questo istituto di carità pubblica, sono abbandonati per miseria, perché la madre non può allattarli, perché in casa ci sono fin troppe bocche da sfamare. Il “pio luogo”, di cui possiamo ricostruire accuratamente la storia fin dal XVII secolo, è in realtà l’unica possibilità per farli sopravvivere.
Pochi fra loro vivranno una vita serena, o avranno la possibilità di riscattarsi dalla terribile condizione di figli non riconosciuti. La storia narrata in questo video però è a lieto fine. Il giorno 15 ottobre 1876 viene abbandonata nella Ruota una neonata che porta racchiuso nelle fasce, come segno distintivo, un ciondolo molto elaborato e particolare. Battezzata col nome di Prima Navigatori, dopo aver compiuto 10 anni la madre viene finalmente a riprenderla. In un fascicolo datato 21 maggio 1887 possiamo leggere il verbale della riconsegna, scoprire quanto la mamma di Prima, Rosa Bezzi, abbia voluto fortemente riprendere la figlia con sé; e possiamo provare la grande emozione di vedere la “firma” di Rosa, che disegna una croce nello spazio che i redattori del documento le lasciano appositamente.
- Abbandonata e ritrovata. La storia di Prima Navigatori - video
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