Illustri in pillole
In Emilia-Romagna il Settore Patrimonio culturale della Regione ha individuato più di 90 realtà interessate dalla Legge regionale n. 2/2022, la normativa che mira al riconoscimento e alla valorizzazione delle “Case e studi delle persone illustri”: sono case museo, dimore, abitazioni, studi e archivi di artisti, letterati, musicisti, cineasti, scienziati, inventori, collezionisti, personaggi storici e famiglie illustri, risalenti in prevalenza agli ultimi due secoli.
Per presentare “in pillole” un panorama così vasto, queste realtà sono raccolte qui per brevi schizzi, quasi dei post, in modo da comporre un mosaico “in progress” che, tessera dopo tessera, è destinato a contemplarle tutte, insieme ai luoghi e ai paesaggi culturali in cui sono inserite.
Casa Moretti
A Cesenatico, sull’acqua del porto canale, si specchia anche la casa che fu dello scrittore Marino Moretti. È qui che all’alba del Novecento mise su carta i suoi primi versi: “poesie di tutti i giorni”, “scritte col lapis”, ossia con la matita, per opporre alla magniloquenza del passato una nuova essenzialità.
Oggi Casa Moretti è un museo e un centro culturale attivo, dove la voce del poeta è ancora viva: “Cercatemi in giardino. / Tanto più vero e rozzo / anche in verso, anche in prosa. / Vi fiorisce l’anemone e la rosa, / vi stride la carrucola del pozzo. / E al secchio si berrà come in cammino”.
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Museo Marconi
Villa Griffone, a Pontecchio Marconi, ha fatto da incubatrice all’invenzione della radio e della comunicazione senza fili (che oggi chiamiamo “wireless”): è proprio qui, nella “stanza dei bachi”, che Guglielmo Marconi mise a punto i suoi primi esperimenti.
Dove un tempo per produrre seta si allevavano falene, il futuro Premio Nobel per la Fisica studiava il metodo migliore per inviare segnali a distanza. Una sfida che, superata la collina di fronte al suo laboratorio, lo porterà a collegare le due rive opposte dell’Atlantico.
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Archivio Gastone Biggi
A Tordenaso, sulle colline del Parmense nei pressi di Langhirano, la Casa Rossa che fu dimora e laboratorio creativo per il pittore Gastone Biggi conserva la sua memoria grazie alla Fondazione e all’Archivio che ne portano il nome. Le pareti e i soffitti offrono allo sguardo una parte delle opere realizzate in oltre sessant’anni di attività, in cui Biggi, che fu anche poeta e scrittore, ha esplorato le infinite varietà delle forme e dei colori. Sulle sue tele la geometria diventa poesia, perché “il mondo” - diceva - “non ha bisogno di antichi e nuovi dolori, ma di nuove serenità e di nuove bellezze”.
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Casa Rossini
La Casa di Rossini, a Lugo, è un punto di riferimento per tutti gli appassionati del musicista celebre nel mondo per l’energia inconfondibile delle sue opere, dalla “Gazza ladra” al “Barbiere di Siviglia”. L’allestimento museale realizzato dall’artista Claudio Ballestracci parte dalla Stanza del Prodigio, con l’ascolto di una delle primissime composizioni rossiniane (Gioacchino aveva solo dodici anni), e continua con le stanze della Mappa, della Dispensa e della Risonanza in un “crescendo” visivo e musicale.
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Museo Cervi
Tra Gattatico e Campegine, nel cuore della pianura reggiana, si trova la casa colonica che fu abitata dalla famiglia dei sette fratelli Cervi, fucilati il 28 dicembre 1943 per la loro attività antifascista.
Qui ha sede il Museo Cervi, che ha ereditato il lascito morale dei capifamiglia Alcide e Genoeffa, per anni impegnati a tramandare la storia dei figli e la loro testimonianza di coraggio civile. Attrezzi, strumenti di lavoro e oggetti della vita quotidiana raccontano la realtà della mezzadria nell’Italia rurale del secolo scorso, intrecciandola con le vicende dei movimenti contadini e della Resistenza nelle campagne.
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Casa Carducci
Chi entra in Casa Carducci, a Bologna, ha l’impressione che sia abitata da migliaia di ospiti silenziosi: sono i libri e le carte che servirono al poeta per i suoi studi e le sue opere.
Dallo studio alla biblioteca, dal corridoio-archivio alla camera da letto, lungo le scaffalature fanno capolino tutti i volumi con cui visse il “vate”.
Nelle altre stanze, dal salotto buono alla cucina, il gusto di sua moglie Elvira trasmette l’atmosfera borghese di un’abitazione di fine Ottocento. Passando dal giardino memoriale, proprio a ridosso dei viali urbani, si può salutare il volto pensoso di Giosuè, scolpito in marmo bianco da Leonardo Bistolfi.
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Archivio Cesare Leonardi
L’Archivio Cesare Leonardi, gestito dall’associazione culturale fondata da allievi e collaboratori dell’“architetto degli alberi”, tutela la sua casa-studio-officina e divulga le sue opere.
La casa ha sede nel Villaggio Artigiano Modena Ovest, il primo del genere realizzato in Italia, ed è costruita in modo da integrare vita e lavoro in un edificio caratterizzato dalla continuità visiva tra spazi interni e giardino esterno. Tutti i mobili sono realizzati con le tavole di abete verniciate in giallo tagliate da Leonardi stesso nell’ambito del progetto ventennale “Solidi”.
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Capanno Garibaldi
Il Capanno Garibaldi, nella Pialassa della Baiona (la laguna che oggi lambisce la zona industriale di Ravenna), deve il nome al suo ospite più illustre: il 6 agosto 1849, inseguito dall’esercito austriaco, Giuseppe Garibaldi si rifugiava proprio qui dopo aver seppellito sua moglie Anita, morta per gli stenti nella Fattoria Guiccioli.
La “Trafila garibaldina”, come fu chiamato l’itinerario che portò in salvo l’“Eroe dei Due Mondi” al di là degli Appennini, ripartì l’indomani da questa piccola costruzione coperta di canne palustri che serviva da riparo ai cacciatori.
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Palazzo Tozzoni
Abitato per cinque secoli dalla stessa famiglia, oggi Palazzo Tozzoni fa parte integrante dei Musei civici di Imola. Percorrendo le sue stanze perfettamente conservate, dal salone e dagli appartamenti del piano nobile agli spazi più privati dei salotti e della biblioteca, fino a scendere nella cucina e nelle cantine, si può viaggiare nei vari modi di abitare che si sono avvicendati nel tempo e guardare da vicino come sono cambiati i gusti del collezionismo, le mode e le scelte di arredamento.
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Casa Museo Raffaele Bendandi
A Faenza la Casa Museo Raffaele Bendandi racconta la storia singolare di uno scienziato e inventore autodidatta, che aveva una passione particolare per le orbite lontane degli altri pianeti e per le scosse telluriche del nostro.
Ammesso nella Società Sismologica Italiana nel 1920, Bendandi mise a frutto le sue abilità di orologiaio e giocattolaio per costruire i sismografi artigianali che oggi si possono vedere all’opera nelle stanze della sua dimora-osservatorio, insieme al planetario realizzato in suo onore dal padre francescano Giovanni Lambertini.
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