Cimiteri in pillole
Cimitero Ebraico di Ferrara
L’acquisto del terreno destinato al cimitero degli ebrei di Ferrara, situato ancora oggi in via delle Vigne, poco lontano dalla necropoli comunale della Certosa, si può datare con certezza al 1588.
Già dieci anni dopo, con il passaggio della città sotto il dominio papale, hanno inizio le profanazioni che per oltre due secoli funestano questo luogo di memoria: non è un caso se la maggior parte delle 1.400 lapidi visibili risale all’Ottocento.
Tra i monumenti funebri più recenti c’è quello dedicato allo scrittore Giorgio Bassani dallo scultore Arnaldo Pomodoro, compreso come in un abbraccio da un semicerchio in pietra.
# Cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna riconosciuti dalla legge regionale 21/2022
Cimitero di Tresigallo (Tresignana)
Progettato a partire dal 1934, il cimitero di Tresigallo, oggi frazione di Tresignana, fa parte del progetto di riforma urbana promosso da Edmondo Rossoni, il ministro fascista che nel cuore della pianura ferrarese trasformò il suo borgo agricolo in luogo-simbolo del razionalismo.
Al centro del complesso, a forma rettangolare, si incontra il monumento funebre dedicato proprio alla famiglia Rossoni, attribuito all’architetto Ugo Tarchi.
A testimonianza della volontà di subordinare anche la Chiesa alla dittatura, questa è l’unica città dei morti italiana che tra i suoi simboli non contemplava la croce.
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Cimitero dell’Osservanza di Faenza
Il cimitero più illustre di Faenza, nel Ravennate, deve il nome al monastero dell’Osservanza, inaugurato nel 1444 in un complesso che già da due secoli, appena fuori da Porta Montanara, era consacrato alla vita monastica.
Sottratti ai religiosi dalle soppressioni napoleoniche, il monastero e la chiesa dedicata a san Girolamo vengono acquistati da un privato e da questi ceduti al Comune, che dal 1816 li trasforma in sepolcreto.
Circa mezzo secolo dopo, gli architetti Pietro Tomba e Costantino Galli reinterpretano in chiave neoclassica gli spazi della chiesa, aggiungendo il porticato di ingresso a emiciclo. Tra le tombe monumentali, numerose quelle firmate da artisti di vaglia, tra cui Felice Giani, Lucio Fontana e Domenico Rambelli.
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Cimitero di Lugo di Romagna
Realizzato tra il 1805 e il 1807 per dare attuazione all’editto napoleonico di Saint-Cloud, il cimitero municipale di Lugo, nella piana ravennate, fu modificato intorno al 1877 per assumere la forma che conserva tuttora, con il loggiato perimetrale a emiciclo e le ampie gradinate all’interno del campo.
Al centro, tra i viali ortogonali, si susseguono i tempietti e le cappelle destinate alle sepolture. Insieme alle opere dell’artista Domenico Visani e al monumento funebre dedicato all’aviatore Francesco Baracca, si annovera una scultura attribuita a Bernini e alla scuola romana del Seicento.
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Cimitero di Cesena
La necropoli moderna dei cesenati viene inaugurata nel maggio del 1813 appena fuori città, dove un tempo sorgeva la chiesa di Santa Croce, poco prima dell’abitato di Ponte Abbadesse.
Nei primi di tempi si levano proteste per la distanza, la zona acquitrinosa, la promiscuità di uomini, donne, ceti ed età diversi, poi prevale l’apprezzamento per la compostezza della pianta quadrilatera e per lo stile neoclassico della chiesa e del porticato, disegnati dagli architetti Benedetto Barbieri e Giacomo Bertozzi.
La facciata viene rinnovata nel 1957 da altri due architetti: Ilario Fioravanti e Saul Bravetti. Tra le sepolture illustri, quella dello scrittore Renato Serra.
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Cimitero di Crocesanta (Bagno di Romagna)
Il cimitero rurale di Crocesanta, inaugurato intorno al 1894, prende forse il nome dall’oratorio della Santa Croce, che sorgeva fin dai primi anni del 1600 in questa zona campestre situata ai piedi del Monte Comero, nell’Appennino tosco-romagnolo.
Divenne fin da subito un luogo-simbolo per la comunità di contadini e piccoli artigiani dei dintorni, tanto che poco dopo l’inaugurazione furono tante le firme (e le croci) raccolte per la petizione che chiedeva di allargare la cappella, evidentemente troppo angusta.
Affidato alle cure di volontari, il piccolo sepolcreto continua a essere luogo di riflessione e di collegamento con il passato per chi vive o attraversa queste lande.
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Cimitero di Forlì
La costruzione del nuovo cimitero municipale di Forlì, avviata nel 1868 sotto la direzione dell’architetto Pietro Camporese, si conclude nel 1891.
Il disegno architettonico del complesso, con il suo quadrilatero porticato, il pantheon e i monumenti scultorei che conserva (tra cui quello realizzato da Antonio Canova) ne fanno un palcoscenico imponente per la storia della città e per le vicende dei personaggi che l’hanno resa illustre: dall’artista Marco Palmezzano al tenore Angelo Masini, dai patrioti risorgimentali Pietro Maroncelli e Aurelio Saffi alla partigiana Iris Versari.
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Cimitero di Forlimpopoli
Il cimitero comunale di Forlimpopoli, progettato dall’architetto Pietro Piazzoli, viene aperto per la prima volta ai cittadini l’11 luglio 1809, sulla Via Emilia, appena fuori dalla porta urbana che guarda verso Forlì, lì dove dal 1617 sorgeva la chiesa della Madonna di Loreto.
Il perimetro murato, che in origine è quadrato ma per effetto degli ampliamenti successivi diventerà rettangolare, viene a inglobare l’edificio della chiesa, con la sua elegante pianta ottagonale e il pronao a quattro colonne.
Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento vengono aggiunti due nuovi loggiati all’interno del campo, che si arricchisce quindi di tombe monumentali.
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Cimitero di Riccione
Il cimitero “vecchio” di Riccione, sul litorale riminese, viene costruito nell’ultimo decennio del 1800 per dare seguito alle norme sul distanziamento dei luoghi di sepoltura introdotte all’inizio di quel secolo dall’editto napoleonico di Saint-Cloud: l’area scelta si trova infatti sulla Via Flaminia, a metà strada tra i borghi di San Lorenzo e San Martino, nei pressi del ponte romano sul Rio Melo.
Il perimetro rettangolare è cadenzato da celle funerarie in stile neoclassico, mentre il campo interno presenta una maglia regolare di piccoli lotti adibiti a tombe di famiglia e un monumento ai caduti della seconda guerra mondiale.
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Cimitero di Santarcangelo di Romagna
Il cimitero comunale di Santarcangelo, nell’entroterra riminese, viene inaugurato nel 1816 tra il torrente Uso e la Via Emilia, per ottemperare alle disposizioni sul distanziamento dei luoghi di sepoltura dai centri abitati.
Pochi anni dopo l’apertura, la chiesa presente al suo interno viene demolita e se ne edifica una nuova, dotata di due portici laterali a filo della facciata: ognuna delle arcate corrisponde a una cappella funeraria per le famiglie più benestanti.
Nella zona creata dall’ampliamento successivo, alle spalle della parte ottocentesca, si trova l’“Erma degli Addii”, un’opera dell’artista Ilario Fioravanti dedicata ai santarcangiolesi morti nelle due guerre mondiali.
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Cimitero di Verucchio
A Verucchio, tra le rive del fiume Marecchia e le prime colline del Riminese, la costruzione del cimitero comunale risale al 1884, quando la riforma napoleonica sulle sepolture si applica anche qui: perciò il luogo scelto è a distanza debita dal borgo, in località Villa Verucchio, ai piedi del colle su cui svetta il convento medievale francescano della Santa Croce.
Il progetto è affidato all’architetto Antonio Tondini, che disegna un recinto a pianta quadrata occupato in parte da un portico colonnato in stile neoclassico, dove trovano spazio la chiesetta votiva e le cappelle gentilizie.
Nella zona affiancata all’impianto originale con l’ampliamento del 1974 si incontra il monumento in memoria dei nove civili uccisi dai nazisti nel 1944.
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