Cimiteri in pillole
Cimitero di Castell’Arquato
A Castell’Arquato, sulle prime colline del Piacentino, il progetto per la creazione di un nuovo cimitero comunale ha inizio intorno al 1860 e mira a spostare appena fuori dalle mura del borgo il vecchio sepolcreto, ospitato nel chiostro di Santa Maria. La nuova necropoli viene così realizzata a ridosso della chiesetta di Mezzanino, un piccolo nucleo di abitazioni a poca distanza dal Rio Cravalese.
Ampliato a più riprese negli anni 20, 60 e 70 del Novecento, il cimitero ospita nella parte monumentale la tomba di Luigi Illica, il commediografo e librettista che con Giuseppe Giacosa legò il suo nome a quello di Giacomo Puccini in memorabili opere: “La bohème”, “Tosca” e “Madama Butterfly”.
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Cimitero della Villetta di Parma
La “Villetta” da cui prende nome il cimitero principale di Parma era la residenza di campagna che sorgeva là dove, nel 1817, la duchessa Maria Luigia d’Austria volle creare il luogo di raccolta per tutte le sepolture prima custodite dentro le mura urbane.
La struttura disegnata dall’architetto Giuseppe Cocconcelli consiste in un quadrato che contiene un ottagono, suddiviso a sua volta in quattro campi e circondato da portici: una forma che deriva dalla tradizione cristiana, in cui il poligono a otto lati richiama la Resurrezione dell’ottavo giorno.
Tra le tombe monumentali spicca quella del violinista Niccolò Paganini, che a Parma ricevette la prima formazione e visse gli ultimi anni di una vita avventurosa.
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Cimitero Napoleonico di Cavriago
Inaugurato nel 1810, il cimitero napoleonico di Cavriago, nel Reggiano, è rimasto in funzione fino al 1923. Come in altri casi analoghi, deve il suo nome alla ragione per cui fu istituito: l’obbligo di rispettare i decreti sulle nuove modalità di sepoltura firmati dall’imperatore Bonaparte.
Tombe in pietra, croci in ferro battuto, lapidi antiche e foto ingiallite raccontano la vita di una comunità in cui ogni gruppo aveva il suo posto, dai ceti benestanti ai poveri “miserabili”, dagli “acattolici”, morti senza battesimo, ai veri e propri “eretici”: i socialisti e gli anarchici seppelliti solo con rito civile.
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Cimitero di Guastalla
Il cimitero di Guastalla, inaugurato nel 1816, utilizzava ciò che era rimasto in piedi del convento dei cappuccini voluto nel 1590 dal duca Ferrante II Gonzaga. La struttura, svuotata della sua funzione religiosa dalle soppressioni napoleoniche e distrutta quasi per intero, venne acquistata dal municipio e destinata a luogo di sepoltura per la sua distanza dalle mura urbane.
Gli spazi originari furono ampliati intorno al 1840 dall’architetto Giovanni Pavarani, con l’aggiunta del porticato che delimita il grande campo centrale. Sulle tombe monumentali si possono ammirare le opere scultoree di artisti di pregio attivi tra Ottocento e Novecento: da Alceo Dossena a Davide Venturi.
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Cimitero Suburbano di Reggio Emilia
A Reggio Emilia la costruzione del nuovo “Cimitero fuori delle mura, ne’ borghi di San Pellegrino”, avviata nel 1808 per dar seguito all’editto di Saint-Cloud, si conclude nel 1818. Il progetto neoclassico dell’architetto Domenico Marchelli ingloba il cimitero presbiteriale risalente al 1631 e ne eredita il particolare orientamento dell’ingresso, con il torrente Crostolo davanti e la città alle spalle.
Il recinto porticato a pianta quadrata è stato allargato dagli ampliamenti successivi, che alla struttura hanno dato l’attuale forma rettangolare, mentre i nuovi quartieri la circondavano. Tra i sepolti illustri: il compositore Achille Peri, il politico Camillo Prampolini, l’attrice Maria Melato.
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Cimitero Ebraico di Reggio Emilia
Il cimitero ebraico di Reggio Emilia viene istituito a breve distanza da quello municipale nel 1808, quando anche la comunità degli ebrei reggiani deve obbedire all’editto napoleonico di Saint-Cloud e trasferire fuori dalle mura urbane il suo sepolcreto, collocato già da quattro secoli nei pressi del ghetto.
La struttura è composta da due recinti, adiacenti ma separati: il primo contiene le lapidi più antiche, il secondo ospita i defunti sepolti dal 1853, quando il cimitero venne ampliato. Al centro del muro di cinta orientale è inserita una cappella con facciata in stile tardoneoclassico, attribuibile all’architetto Pietro Marchelli.
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Cimitero Napoleonico di Castelfranco Emilia
A Castelfranco, sul tratto modenese della Via Emilia, il cimitero napoleonico viene inaugurato il 2 novembre 1844, qualche decennio dopo l’apertura del primo luogo di sepoltura con cui la città obbediva ai decreti di Bonaparte. Quel luogo, presto divenuto insufficiente, è sostituito da questo, posto fuori dalle mura medievali, così come richiesto dalle moderne norme igieniche.
Disegnato in elegante stile neoclassico e ampliato ulteriormente negli anni 80 del 1800, l’edificio è costituito da quattro corti porticate che si succedono una dopo l’altra. Al suo interno un mausoleo custodisce le salme dei cittadini morti nella seconda guerra mondiale.
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Cimitero Ebraico di Finale Emilia
Al centro del cimitero ebraico di Finale Emilia, nella pianura modenese, campeggia la lapide eretta in memoria del banchiere Donato Donati, che nell’anno 1600 ottenne dal duca Cesare d’Este il permesso di acquistare il terreno da adibire a luogo di sepoltura per la sua comunità.
Come la maggior parte delle altre 57 lapidi è orientata a sud-est, in modo da rivolgere lo sguardo verso Gerusalemme. Il cancello in ferro battuto, risalente ai primi del Novecento, è sormontato dalla stella di Davide e dalla parola “Shalom”, l’augurio ebraico di pace.
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Cimitero San Cataldo di Modena
Costruito tra gli anni 70 e 80 del 1800 sotto la direzione dell’architetto Cesare Costa, il cimitero comunale di Modena sorge nell’area del primo sepolcreto pubblico extraurbano, realizzato un secolo prima dal duca Francesco III d’Este. Nell’impianto neoclassico il quadriportico rettangolare con le tombe monumentali delimita il campo destinato alle sepolture comuni.
L’ampliamento progettato dagli architetti Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel 1971, realizzato in parte, costruisce una “città dei morti” fatta di piazze, strade e portici: il completamento, avviato nel 2024, potenzia il collegamento ideale con la città dei vivi. Tra i sepolti illustri, il ginnasta Alberto Braglia, l’attrice Virginia Reiter e l’imprenditore Enzo Ferrari.
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Cimitero San Prospero di Sassuolo
Il cimitero di San Prospero a Sassuolo, nel Modenese, vanta una particolarissima pianta a campana, con due bracci curvilinei che partendo dall’ingresso si restringono sempre di più, fino a toccare la chiesa nella parte opposta. L’edificio sacro, ricostruito intorno al 1660 per commemorare le vittime della peste qui sepolte trent’anni prima, nei primi decenni del 1800 viene inglobato nel nuovo luogo di sepoltura dei sassolesi.
Al suo interno si passano in rassegna varie correnti artistiche degli ultimi due secoli: dallo stile neoclassico al romanticismo, dal liberty venato di simbolismo ed espressionismo fino al novecentismo più maturo.
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Cimitero di Vignola
A Vignola, dove le acque del Panaro declinano dall’Appennino modenese, il nuovo cimitero comunale venne costruito tra il 1899 e il 1903, a buona distanza dal centro storico della città, dopo aver preso atto che il primo sepolcreto realizzato in ossequio alle disposizioni napoleoniche era ancora troppo vicino all’abitato.
Sul lato opposto all’ingresso i portici laterali culminano con eleganza in due bracci obliqui che si congiungono alla facciata della cappella, così da conferire alla pianta interna del campo la forma di una lapide. Tra gli ospiti illustri delle tombe si segnalano il chimico Francesco Selmi, il musicista Luigi Gazzotti e l’architetto Cesare Leonardi.
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Cimitero della Certosa di Bologna
Il convento certosino che dà il nome al più grande cimitero di Bologna fu edificato intorno al 1330 sotto il colle della Guardia, in un luogo distante dalla città e consacrato alle sepolture già dagli Etruschi. Soppresso nel 1796, il complesso monastico venne adibito a necropoli comunale nel 1801, su disegno degli architetti Ercole Gasparini e Angelo Venturoli.
Considerata una delle maggiori raccolte del neoclassico italiano, testimonia le principali correnti artistiche attive tra Ottocento e Novecento, ospitando circa seimila manufatti realizzati da più di duecento artisti. Tra i sepolti illustri: il poeta Giosue Carducci, il pittore Giorgio Morandi, l’attrice Laura Betti e il musicista Lucio Dalla.
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Cimitero del Piratello di Imola
Il cimitero principale di Imola, nel Bolognese, è stato edificato lungo la Via Emilia a partire dal 1817, su un terreno adiacente al santuario del Piratello e nel chiostro del vicino convento, a debita distanza dalle mura urbane.
Il portico del cortile, oggi dominato da uno splendido esemplare di “Magnolia grandiflora”, iniziò allora a ospitare le tombe delle famiglie gentilizie, che scelsero i propri spazi attenendosi al “Disegno geometrico dimostrativo” dell’architetto Giuseppe Magistretti.
Le espansioni successive inaugurarono nuovi campi dedicati all’inumazione, accomunati dall’impianto ortogonale e dal gusto estetico classicheggiante degli edifici.
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Cimitero di Casaglia (Marzabotto)
Il 29 settembre del 1944, davanti alla cappella del piccolo cimitero di Casaglia, sull’Appennino bolognese, più di 80 civili, molti dei quali bambini, vengono massacrati dalle truppe tedesche in una delle stragi che fanno centinaia di vittime inermi tra Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi.
Nel 2018 questo luogo-simbolo della memoria, inserito nel Parco storico regionale di Monte Sole, è stato restaurato pietra per pietra per tramandarlo al futuro. Tra le sepolture anche quella di Giuseppe Dossetti, il giurista e teologo novecentesco che qui vicino ha dato vita a una comunità monastica.
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Cimitero di Medicina
Edificato intorno alla metà del diciannovesimo secolo, il cimitero municipale di Medicina, nella pianura bolognese, viene impreziosito nel 1874 con l’aggiunta della cappella disegnata da Gian Giorgio Marchesi in fondo al primo campo.
La linearità dei suoi portici laterali aderisce in pieno ai dettami dello stile neoclassico, facendo emergere elegantemente i volumi del corpo centrale, slanciati dalle quattro colonne ioniche del pronao. Tra le sepolture illustri, quella del pittore novecentesco Aldo Borgonzoni, immortalato nel volto in bronzo realizzato da Domenico Rambelli.
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Cimitero di San Giovanni in Persiceto
A San Giovanni in Persiceto, nel cuore della bassa bolognese, la costruzione del cimitero municipale si data intorno al primo decennio del 1800. Il nuovo edificio, ben recintato secondo le norme di igiene pubblica introdotte dal regime napoleonico, venne realizzato là dove sorgeva la chiesa demolita di Santa Liberata, in un’area appartenente alla Confraternita di Santa Maria della Scoppa, tra la strada per Castelfranco e la via di Circonvallazione.
Alla metà dello stesso secolo risalgono la cappella centrale, disegnata dall’ingegnere Luigi Gamberini, e la facciata prospettica con cancellata, davanti a cui fu posta la croce in marmo recuperata vicino al convento francescano, soppresso con l’Unità d’Italia.
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Cimitero di Argenta
Ad Argenta, nella pianura ferrarese, la costruzione del nuovo cimitero municipale risale al 1877, quando a rimpiazzare il vecchio sepolcreto di San Lazzaro, oramai troppo angusto, viene scelta un’area dal nome evocativo: “Possessione del Po Morto”. Il corpo di fabbrica, rettangolare, ospita al suo interno un loggiato che culmina in un frontone a quattro colonne, disegnato in sobrio stile neoclassico.
Oltre a rappresentare le famiglie storiche della città, le tombe raccontano dei suoi personaggi più illustri, dal sindaco Giuseppe Vandini, immortalato dallo scultore Tullo Golfarelli, al consigliere comunale Natale Gaiba, assassinato dai fascisti.
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Cimitero di Cento
A Cento, nella pianura ferrarese solcata dal fiume Reno, la costruzione del nuovo cimitero comunale viene realizzata negli anni Quaranta del 1800, nei terreni un tempo appartenuti ai frati cappuccini, presenti in città fin dall’ultimo ventennio del 1500 ma costretti a lasciarla dalle soppressioni napoleoniche due secoli dopo.
Sul lato opposto all’ingresso del campo, di forma quadrata, si stagliano i volumi della cappella cimiteriale, disegnata in sobrio stile neoclassico, con il pronao a quattro colonne e i due portici laterali distesi in simmetria. Tra le sepolture illustri, quelle del pittore Aroldo Bonzagni, della scrittrice Maria Majocchi e del tenore Giuseppe Borgatti.
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Cimitero Ebraico di Cento
“Lazzaretto degli ebrei”: così si chiamava il cimitero della comunità giudaica insediatasi a Cento fin dal decennio che precede il 1400. Il sepolcreto, già esistente nel 1690 subito fuori porta Pieve, venne sostituito da quello impiantato a poca distanza nel 1818, dopo un’esondazione del fiume Reno che aveva distrutto il primo.
Le oltre 100 lapidi sopravvissute al tempo sono rivolte verso il cancello di ingresso; alcune di esse riportano i nomi di personaggi importanti per la storia della città e non solo: tra questi il rabbino ferrarese Immanuèl Chay Ricchi, esperto di Kabbalà, assassinato nel 1743 dopo una vita errabonda.
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Cimitero della Certosa di Ferrara
Il cimitero della Certosa di Ferrara, insieme alla chiesa di San Cristoforo, si trova là dove a partire dal 1452 sorse il monastero voluto da Borso d’Este, primo duca della città.
Nel 1799, con le soppressioni napoleoniche, la Certosa viene adibita a caserma militare, finché dal 1813 il Comune lo trasforma in luogo di sepoltura, facendo delle celle monacali altrettante cappelle gentilizie.
Introdotto dagli eleganti portici curvilinei del prospetto, il disegno del complesso si deve all’architetto Ferdinando Canonici. Riposano qui tra gli altri, circondati da sculture e monumenti preziosi, il pittore Giovanni Boldini, l’insegnante Alda Costa, l’attrice Lyda Borelli e il regista Michelangelo Antonioni.
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