I mulini storici tra economia cultura e paesaggio
Roberto Montali, CAI, sez. di Parma – A.I.A.M.S. Emilia-Romagna
La cultura, la storia l’economia del sistema mulino vengono analizzati attraverso i concreti esempi ancora esistenti nel territorio dell’Appennino parmense. La presenza dei mulini nel paesaggio montano, lungo corsi d’acqua a volte di grande suggestione suggeriscono di individuare, ove possibile, percorsi escursionistici alla scoperta di queste strutture rurali un tempo essenziali per la vita delle popolazioni montane.
Il censimento dei mulini
La nostra esperienza di conoscenza dei mulini storici nell’Appennino parmense ha come punto di partenza il censimento dei Beni storici iniziato nel 2014 grazie ad uno specifico progetto realizzato con le qualificate persone che hanno svolto il Servizio civile presso il C.A.I di Parma (Club Alpino Italiano).
Il censimento, come punto di partenza, ha preso in considerazioni fonti bibliografiche, archivistiche e cartografiche 1, avendo inoltre come riferimento metodologico l’importante lavoro impostato da Andrea Emiliani (1931-2019) per la tutela e la conservazione dei beni culturali in Emilia-Romagna.
Successivamente si è andati sul territorio cercando una conferma delle presenze rilevate sulle fonti.
Ad oggi abbiamo censito nel territorio parmense 81 mulini e per ognuno di essi si è provveduto al rilevamento puntuale con coordinate geografica e altimetria e ad una adeguata documentazione fotografica, dando conto anche delle condizioni di manutenzione e di funzionamento.
Per quanto possibile si è sempre cercato di contattare i proprietari anche al fine di poter raccogliere testimonianze riguardanti l’attività molitoria svolta in passato.
Le informazioni e le documentazioni raccolte sono poi confluite in schede pubblicate nel nostro data-base 2 e quindi pubblicamente disponibili, in aderenza al motto che abbiamo adottato, “conoscere per tutelare”, nel quale si assume che la conoscenza è la prima e, forse, più efficace forma di tutela di un bene, al di là o in aggiunta alla norma giuridica. Una sorta di tutela spontanea dei beni storici diffusi e ancora presenti sul nostro territorio.
Ci è infatti sembrato molto importante, a proposito dei mulini, verificare come la loro presenza e la loro conoscenza possa rappresentare una sorta di museo diffuso, dove il bene storico si integra ed interagisce con il territorio di cui fa parte e utilizza una risorsa naturale come l’acqua per il suo funzionamento, consentendoci poi di valutare le diverse tipologie ed i diversi livelli di conservazione e di fruizione dei mulini che abbiamo potuto conoscere e documentare.
La cultura del mulino
Ad un primo livello possiamo considerare il mulino, anche non funzionante, come museo di se stesso, in grado di trasmettere la complessità e l’ingegnosità dei macchinari e degli strumenti utilizzati, collegati alle diverse tipologie dei prodotti che venivano trasformati. Un sistema dove la tecnologia si accompagna alla storia ed alle vicende legate all’alimentazione umana di quei tempi.
Un secondo livello può essere rappresentato da quei mulini che ancora hanno la possibilità di mostrare il loro concreto funzionamento. E quando questo avviene addirittura utilizzando ancora l’acqua come forza motrice, è ancor più evidente la complessità di questa “macchina” alimentare, anche per quanto riguarda le opere di captazione e di trasporto dell’acqua sino alle pale che poi trasmettono il moto alle macine. I canali di derivazione in alcuni casi sono delle opere di una certa complessità e che, tra l’altro, nel passato dovevano fare i conti con l’andamento altalenante, e spesso capriccioso, dei corsi d’acqua. Anche queste meriterebbero una adeguata considerazione ed una conseguente tutela che comporta anche un importante ed a volte complicato rapporto con gli uffici competenti in materia di gestione dei prelievi dai corsi d’acqua.
Passiamo poi ad un terzo livello dove il mulino svolge anche una funzione ed una attività didatticae non è detto che sia esclusivamente indirizzata agli istituti scolastici, ma, vista ormai la distanza che intercorre fra le nostre vite e quel mondo, nonostante non sia passato tantissimo tempo, può sicuramente riguardare anche la popolazione adulta.
Si tratterebbe inoltre di un’attività che incrocia anche la storia dell’alimentazione e che arriva alla contemporaneità, vista la crescente attenzione ai cibi ed agli alimenti che non subiscono trattamenti industriali.
A questo punto è importante rilevare come l’esistenza e l’eventuale concreto funzionamento di un mulino destinato anche ad attività didattiche e culturali si deve confrontare con adempimenti amministrativi che a volte non incoraggiano i proprietari a far conoscere adeguatamente i loro mulini, nonostante si riscontri spesso da parte loro disponibilità ed entusiasmo.
Mulini ed attività economiche
Per un mulino che ancora può svolgere le sue funzioni sia utilizzando l’acqua come forza motrice o, come a volte accade, l’energia elettrica 3 si aprono anche possibilità di attività economiche in prima battuta legate alla produzione di farine da cereali e da castagne che hanno nel sistema di macinazione a pietra un valore aggiunto, oggi sempre più apprezzato, rispetto alle produzioni industriali. A queste produzioni primarie si possono aggiungere iniziative che si collegano alle ormai diffuse forme di ospitalità rurale e dove il fatto di poter assistere al processo di macinazione si unisce magari alla vendita dei prodotti che risultano da tale attività, a passeggiate lungo i canali di derivazione ed al contesto ambientale circostante. Tutti questi sono elementi che concorrono a rendere maggiormente interessante il soggiorno presso tali strutture, in grado di offrire così pacchetti turistici integrati e che hanno nel mulino un elemento di forte attrazione.
In alcuni casi si è poi potuto constatare come la disponibilità di una efficace derivazione d’acqua ha consentito anche l’installazione di piccole centraline idroelettriche che, fra l’altro, nel tempo, hanno notevolmente aumentato la loro efficacia tecnologica. E anche queste possono sicuramente entrare in un programma di visite guidata ad un mulino dove la tecnologia si unisce al tema della produzione di energia rinnovabile.
I mulini nel paesaggio
Un altro elemento che abbiamo potuto rilevare nel corso della nostra ricerca è rappresentato dal contesto ambientale in cui si trovano i mulini. Già il corso d’acqua rappresenta di per sé un valore paesaggistico. La valle entro la quale scorre, a volte in modo anche vivace per non dire impetuoso, esibisce angoli di una certa suggestione, così come i percorsi per raggiungere il mulino che univano in molti casi i centri abitati dei due versanti vallivi e che magari hanno previsto anche la realizzazione di ponticelli in pietra, alcuni miracolosamente ancora presenti.
Spesso poi i mulini avevano un importante ruolo nella produzione della farina di castagne nelle zone dove i castagneti erano ancora produttivi e dove si possono trovare ancora oggi le modeste strutture rurali utilizzate per il processo di essiccazione.
Ecco allora che anche la cultura e la coltivazione del castagno e il paesaggio disegnato dai castagneti aggiungono altri valori che non sono solo naturalistici ma hanno a che fare con l’antica presenza dell’uomo in montagna.
Tutte queste suggestioni ci hanno suggerito di proporre alcuni percorsi escursionistici con lo scopo di unire la conoscenza di un mulino con il territorio e con il paesaggio che lo comprende.
Molti sono i mulini che, pur se abbandonati, mostrano solo residue strutture più o meno leggibili, ma anche in questo caso la collocazione di questi ruderi all’interno delle vallate appenniniche e lungo un determinato itinerario può rappresentare un elemento di suggestione, soprattutto se questo si accompagna al fatto di potersi render conto delle reali condizioni di vita dei mugnai e delle loro famiglie, non sempre coerenti con la romantica immagine del mulino bianco.
Per questa ragione abbiamo iniziato a integrare la nostra ricerca sul territorio anche con la raccolta di ricordi e testimonianze di coloro che hanno conosciuto cosa voleva dire vivere e lavorare nel mulino.
Occorre far presto perché il tempo consuma non solo le strutture fisiche ma anche la memoria di noi esseri umani.Note
- F. De Lucis, A. Morselli, L. Rubin, Aqua masnada: mulini e mugnai dell’Appennino reggiano e parmense, Reggio Emilia, C.P.C.A., 1990.
AA.VV., I mulini ad acqua della Valle dell’Enza: economia, tecnica, lessico, a cura di Fabio Foresti, Walter Baricchi, Massimo Tozzi Fontana, Casalecchio di Reno, Grafis, 1984.
Per quanto riguarda la documentazione d’archivio molto utili sono le tavole del Catasto Ducale (anni 1809-1825) conservate presso l’Archivio di Stato di Parma e le carte dell’Istituto Geografico Militare nella levata del 1936 in scala 1:25.000. - Censimento beni storici e naturali appennino parmense
- A volte vi può essere anche un’integrazione fra le due fonti di energia.
Roberto Montali
Già funzionario presso l’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma (servizi bibliotecari) e Presidente della Sezione di Parma del Club Alpino Italiano (C.A.I.), attualmente è responsabile del censimento dei Beni Storici e Naturali dell’Appennino Parmense presente nel sito web della medesima sezione del Club Alpino Italiano.
Fa parte della Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici (A.I.A.M.S.) per l’Emilia-Romagna.