I portici della città di Bologna
La nascita del portico bolognese affonda le sue radici nel secolo XI, quando viene per la prima volta attestata giuridicamente la sua esistenza fuori dalla cerchia di mura di Selenite, laddove era possibile lo spazio per un’edilizia meno contratta. Nel Medioevo si diffonde un po’ dappertutto il modello ‘ casa-bottega’ con il portico che ospita attività artigianali e commerciali che possono così avvalersi di uno spazio al coperto non percepito come un abuso del suolo pubblico, ma al contrario sostenuto per l’estrema utilità di tale tipologia architettonica, tanto da imporne per legge la costruzione rigorosamente su suolo privato e la manutenzione in perpetuo, come emerge da un pionieristico Statuto del 1288.
Da allora, il portico, spazio privato ma di uso pubblico, si presenta a connotare tutta l’area urbana bolognese fino ad arrivare a coprire l’attuale estensione di 42 km nel centro storico e di 62 km nel complesso del territorio comunale. Inizialmente costruiti in legno, a partire dal Rinascimento i portici cominciano a sostanziarsi di pietre e laterizi andando progressivamente a costituire un continuum pervasivo che ha reso unico il panorama della Città al punto da divenirne, insieme alle Due Torri, tratto distintivo noto ovunque.
I “Portici” come caratteristica architettonica a forte valenza identitaria, che connota il “DNA culturale” della città. Punto di incontro e scambio, il portico sembra essere alla base della mentalità socievole degli abitanti bolognesi spinti ad “uscire da sé da una spazialità che invita al dialogo” (Raimondi-Varni, 2002).