Rimini provincia

Riccione, cimitero militare ellenico - Foto di Andrea ScardovaIl territorio compreso tra i fiumi Foglia (che sfocia a Pesaro) e Marecchia (con foce a Rimini) fu profondamente segnato prima dalle fortificazioni germaniche della Linea Gotica (erette in fretta e furia nell’estate del 1944 per rallentare l’avanzata alleata sulla penisola), poi dall’assalto inglese ai tedeschi che prese il nome di operazione Olive (dal nome del generale britannico Oliver Leese).
L’obiettivo strategico degli alleati, e di Churchill in particolare, prevedeva di sfondare con un attacco a tenaglia la Linea Gotica, e conquistare rapidamente l’intera Pianura padana entro la fine dell’anno.
Nonostante la netta superiorità di uomini e mezzi, gli Alleati rimasero bloccati per giorni su tutto il fronte. Solo il 15 settembre i britannici entrarono a Gemmano, evacuata dai tedeschi per evitare l’accerchiamento, e proseguirono la lenta avanzata verso Rimini seguendo sei direttrici e conquistando Montescudo e Monte Colombo.

I CIMITERI MILITARI

Rimini, Gurkha War Cemetery - foto di Andrea ScardovaA testimonianza della drammaticità di quell’autunno, che vide cadere oltre 10 mila soldati venuti a combattere in Italia da Regno Unito, Grecia e Commonwealth britannico, cinque cimiteri militari raccolgono complessivamente le spoglie di quasi 4.500 soldati alleati.
Contrariamente ai tedeschi che scelsero un unico luogo (la Futa) per raccogliere i caduti lungo la Linea Gotica, e agli Americani, che hanno radunato i propri caduti nei cimiteri di Nettuno (nei pressi di Anzio) e Firenze, gli Inglesi optarono per una serie di cimiteri più piccoli dislocati in varie località.
Ognuno di questi luoghi è stato costruito su un terreno ceduto dall’Italia in base alle clausole del trattato di pace, ed è curato in maniera impeccabile dalla Commissione delle Tombe di Guerra del Regno Unito. All’ingresso di ogni cimitero una cripta custodisce due registri, uno con i nomi di tutte le vittime sepolte e l’altro con le frasi lasciate a ricordo dai visitatori, mentre all’interno si trovano numerose panchine su cui sedersi per qualche istante di raccoglimento.
Rimini, Gurkha War Cemetery - foto di Andrea ScardovaDue di questi cimiteri sono anglo/canadesi e si trovano in territorio pesarese (Gradara con 1.192 salme e Montecchio con 582). A Coriano riposano invece le salme di 1.940 soldati del Commonwealth (inglesi, canadesi, neozelandesi, sudafricani, indiani e un australiano), di cui una cinquantina mai identificati.
Lungo la superstrada che collega Rimini a San Marino si trova poi il cimitero che ospita 618 tombe di altrettanti soldati gurkha e indiani che combatterono sul fronte della Gotica.
In zona vi è anche il cimitero militare greco di Riccione: scavaRiccione, Cimitero militare ellenico - foto di Andrea Scardovato nella falesia collinare a ridosso dell’antica via Flaminia, vi riposano 114 soldati della Terza brigata di montagna dell’esercito greco. Il cimitero ha una recinzione in pietra con cancellata e una statua bianca della dea Athena, le tombe sono disposte su tre file degradanti. Al centro svetta una grande croce in metallo. Una lapide posta all’interno del cimitero cita un aforisma di Euripide: “[come l’aquila può attraversare tutto il cielo, così] tutta la terra è patria dell’uomo nobile.”

LA LINEA GOTICA ORIENTALE

Passando invece ai centri abitati pesantemente devastati dal passaggio del fronte di guerra, uno di essi è certamente Montegridolfo. Sorto nel XII sec. come roccaforte dei Malatesta di Rimini contro i Montefeltro, il borgo domina la valle del Conca sul versante romagnolo e quella del Foglia sul versante marchigiano. Proprio per la sua posizione strategica, all’epoca della Linea Gotica il paese era diventato un punto di difesa tedesco con postazioni di mitragliatrici. Nonostante ciò, la sera del 31 agosto 1944 Montegridolfo fu il primo caposaldo collinare della Linea Verde n. 1 liberato dagli Alleati.

Montegridolfo, Museo della Linea dei Goti - foto di Andrea ScardovaProprio in corrispondenza del punto di osservazione tedesco, sotto le mura del castello malatestiano, dal 2002 il paese ospita il Museo della Linea dei Goti. Percorrendo il vialetto che lo precede, si osserva il luogo esatto della battaglia e dello sfondamento delle difese tedesche (31 agosto/1° settembre 1944).
Il museo presenta reperti legati al passaggio della Linea Gotica, donati dagli abitanti del posto: armi, bossoli, bombe a mano e maschere antigas, oltre ad accessori personali dei soldati. Sono esposti anche manifesti, giornali, cartoline, foto e vignette che testimoniano la rilevanza della propaganda politica negli anni 1943-44. È inoltre possibile consultare alcune raccolte di riviste e visionare filmati dell’epoca.
Di notevole interesse anche la presenza di rifugi che gli abitanti, nell’estate del 1944, scavarono nella roccia di tufo per proteggersi dai bombardamenti: a oggi sono stati individuati 11 rifugi, che hanno preso i nomi delle famiglie che le scavarono e che ospitarono altre famiglie di sfollati.

Montescudo, Chiesa della Pace di Trarivi - foto di Andrea ScardovaLo stesso drammatico passaggio del fronte di guerra è tangibile a Montescudo, sulla collinetta che domina la frazione di Trarivi. Qui un’abbazia benedettina porta i segni della distruzione dei bombardamenti, e si presenta senza tetto, con decorazioni barocche a brandelli e con il pavimento spezzato. Occupata militarmente dai tedeschi perché consentiva un’ottima visuale sull’avanzamento degli Alleati, la Chiesa divenne nel settembre del ’44 un obiettivo da conquistare a ogni costo. Durante la seconda battaglia di Coriano, gli inglesi attaccarono la collina di Trarivi con 45 carri armati e ridussero l’antica chiesa a un rudere.
Per cercare di ricordare le terribili ferite della guerra, nel 1989 il parroco locale intraprese un restauro conservativo della chiesa romanica, con l’intenzione di ribattezzarla Chiesa della Pace e della riconciliazione. I veterani di parte tedesca, inglese e canadese furono invitati a tornare sui luoghi della guerra che aveva sconvolto Gemmano, Montescudo e Trarivi, e nel 1991 donarono alla comunità la Campana della Pace che reca incisa la scritta “La guerra mai più – War never again – Nie wieder Krieg”.
Nella canonica della chiesa è allestito un piccolo Museo Storico della Linea Gotica Orientale, che conserva una collezione di fotografie, reperti bellici e giornali dell’epoca.

INTORNO ALLE GROTTE DI ONFERNO

Gemmano, Museo Multimediale Polifunzionale - foto di Andrea ScardovaUn contenitore museale multimediale è presente anche a Gemmano, borgo romagnolo completamente raso al suolo dagli scontri e dai bombardamenti subiti tra il 4 e il 15 settembre 1944. Anche in questo caso la conformazione collinare del terreno, unita alla presenza di numerose grotte carsiche (le grotte di Onferno), fece sì che i tedeschi vi avessero allestito consistenti fortificazioni difensive. Lo sfondamento della Linea Gotica in quel punto fu particolarmente cruento e difficile, tanto che la battaglia di Gemmano fu definita come la “Cassino dell’Adriatico” (oltre 900 morti tedeschi, centinaia i soldati inglesi, più di 100 anche i morti civili).
Molti civili e sfollati riuscirono a ripararsi in alcuni rifugi di fortuna scavati dentro la collina, che ressero fino alla fine della battaglia nonostante i massicci bombardamenti aerei e navali provenienti dall’Adriatico.
Il Museo Multimediale Polifunzionale racconta la storia e la morfologia di quel territorio con un innovativo sistema audiovisivo allestito con esposizioni virtuali, e con una sezione dedicata all’approfondimento delle vicende relative alla Linea Gotica.

Gemmano, ex chiesa di Farneto - foto di Andrea ScardovaTra il centro di Gemmano e la frazione di Onferno si trova l’ex chiesa di Farneto, in posizione particolarmente panoramica. L’edificio di pregio architettonico, databile tra il Seicento e il Settecento, fece da sfondo a un episodio eroico accaduto il 7 settembre 1944. Qui infatti, a seguito dei rastrellamenti tedeschi, sei giovani ragazzi erano stati catturati e condannati a morte. Il parroco locale, don Antonio Marcaccini, si mise insieme a loro davanti al muro dell’esecuzione, facendo così desistere l’ufficiale tedesco incaricato della fucilazione. Una targa accanto al portone d’ingresso della chiesa ricorda quel gesto.

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ultima modifica 2024-01-11T16:37:17+01:00
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