Parma provincia
Occupata dai nazisti che, a ridosso della Linea Gotica, possono utilizzare importanti linee ferroviarie e la fondamentale Via Emilia, anche la provincia di Parma viene sconvolta dai bombardamenti alleati. Oltre al capoluogo, vengono colpiti a più riprese gli importanti snodi ferroviari di Fidenza e Fornovo Taro, ma anche centri più piccoli come Busseto, Collecchio e Colorno.
Le bombe su Fidenza e Fornovo Taro
Fidenza verrà sottoposta a ventiquattro incursioni aeree, di cui la più grave il 13 maggio 1944, quando vengono sganciate 1.124 bombe da 227 chili l’una. Nonostante la parziale evacuazione preventiva della città, i morti saranno 113, che si aggiungono ai 49 colpiti dal primo attacco, compiuto dagli aerei alleati solo 10 giorni prima. Il 18 maggio 1944 è la volta di Fornovo Taro, importante nodo ferroviario e stradale tra la pianura padana e la Lunigiana, oltre che sede di una raffineria petrolifera. Il paese viene bombardato a tappeto nella prima di 206 incursioni totali, che si susseguiranno fino all’aprile del ’45 durante la ritirata tedesca.
Entrambe le città, di impianto medievale, si trovano sul percorso della Via Francigena. Fidenza ospita in particolare il Duomo di San Donnino, capolavoro dell’arte romanica che risale alla fine dell’XI secolo. La parte di maggior pregio dell’edificio è rappresentata dalla facciata, su cui si possono ammirare bassorilievi e statue di impronta gotica realizzate dalla bottega di Benedetto Antelami. Fortunatamente la Cattedrale fu risparmiata dalle bombe e, a memoria di quel pericolo, il Museo diocesano conserva la scheggia di una bomba caduta nei pressi; ma non ebbe altrettanta fortuna né la Rocca medievale, residenza dei soldati tedeschi, né il 70% degli edifici cittadini, che venne raso al suolo. La ricostruzione postbellica e i nuovi assetti urbanistici non lasceranno tracce di queste antiche edificazioni.
Fornovo di Taro, posto lungo la Strada statale 62 del Passo della Cisa (che collega la Valle del Po a Liguria e Toscana), pagò altrettanto cara la sua posizione strategica, nonché il fatto di essere il maggior centro italiano per la produzione e la lavorazione del petrolio: (negli anni Trenta del Novecento arrivava a coprire circa l’80% del fabbisogno nazionale. Per spezzare il controllo sulle vie di comunicazione e sulla raffineria in mano alle truppe di Kesserling, i bombardieri angloamericani colpirono Fornovo dall’11 maggio 1944 fino alla fine della guerra, per un totale di 144 incursioni aeree: le linee ferroviarie, la stazione, le cisterne della Società petrolifera vennero colpite più volte, e le vittime civili accertate furono oltre venti.
Anche per i partigiani questo territorio rappresentò un punto logistico di grande importanza, tanto che il Comitato di liberazione nazionale vi aveva costituito il Centro collegamenti del Comando regionale Nord Emilia. Nel Fornovese la Trentunesima Brigata Garibaldi ebbe come principale zona di azione la Val Ceno, dove si era sviluppata un’intensa attività clandestina, mentre formazioni di partigiani operavano tra i boschi. In questo contesto, dal 25 al 29 aprile 1945, si svolse la cosiddetta “Sacca di Fornovo”, l’ultima battaglia campale della guerra di Liberazione: mentre le truppe tedesche e fasciste si ritiravano dal settore occidentale della Linea Gotica, nel tentativo di raggiungere il Po e la pianura, furono fermate con un ingente dispiegamento di forze e mezzi dai partigiani e dal Corpo di spedizione brasiliano comandato dal maresciallo Mascarenhas. il 29 aprile 1945, dopo giorni di scontri e trattative, si arrivò alla resa incondizionata di oltre 15.000 soldati tra tedeschi e fascisti. La guerra, da queste parti, poteva dirsi finalmente finita.
Valmozzola
Preziosi documenti sulla guerra di Resistenza in queste valli sono conservati all’interno di due piccoli comuni montani, Valmozzola e Neviano degli Arduini. Il Museo della Resistenza di Valmozzola, nella Val Taro, propone un percorso di visita tra oggetti, fotografie e documenti provenienti in gran parte da una collezione privata. L’esposizione, intitolata al partigiano Gian Paolo Larini, che in tempo di guerra fu attivo nella valle come medico, accompagna il visitatore alla scoperta degli eventi salienti della storia locale: dall’8 settembre 1943 al 9 maggio 1945, giorno della sfilata partigiana per le vie di Parma.
La raccolta si compone di circa 600 cimeli e documenti originali distinti tra oggetti bellici, lettere autentiche e foto d’epoca, accompagnate dalle testimonianze orali dei protagonisti della Resistenza. Di particolare rilevanza storica sono i reperti costituiti dagli oggetti aviolanciati dagli alleati americani sui monti limitrofi.
Neviano degli Arduini
In Val d’Enza, al confine con il territorio di Reggio Emilia, la testimonianza della guerra per la Liberazione è affidata al Museo storico della Resistenza di Sasso, frazione del comune di Neviano degli Arduini. Il paese, a quell’epoca di fronte al presidio nazifascista di Ciano d’Enza, fu duramente colpito dal rastrellamento del luglio 1944 che puntava a sgominare i partigiani della Quarantasettesima Brigata Garibaldi. Furono 33 le vittime del rastrellamento condotto dalle truppe tedesche, corredato di innumerevoli saccheggi, razzie e violenze che interessarono anche le frazioni vicine. Tra queste, proprio la località di Sasso, dove allora aveva sede il comando della Brigata Garibaldi e dove ora sorge il museo curato dall’Istituto storico per la Resistenza di Parma.
All’esterno del museo il logo “07.44” rimanda appunto all’eccidio che insanguinò il territorio tra il 30 giugno e la prima settimana di luglio del 1944; all’interno il racconto della lotta partigiana è affidato a un allestimento tanto suggestivo quanto angosciante: stanze basse, sbarre di metallo e feritoie riportano alla paura degli agguati, alle gabbie delle prigioni e ai processi partigiani. Accanto all’ingresso si può ammirare “Ricordo della Quarantasettesima”, opera di Ubaldo Bertoli, protagonista di quegli anni con il nome di battaglia “Gino” e prezioso testimone della Resistenza con libri, racconti e opere pittoriche di particolare intensità.