IL GIORNO DI FERRAGOSTO, a Cervia, sono state distribuite agli ospiti della città, a cura del Comune e dell'Associazione Commercianti e Albergatori, cinquantamila copie di un poemetto in dialetto romagnolo di Tonino Guerra, E' caval d'Ulisse, tradotto in quattordici lingue e dialetti (Faenza, Mobydick). L'iniziativa è l'ultima di una serie che negli ultimi anni hanno caratterizzato la valorizzazione dei dialetti romagnoli, raccogliendo un vasto consenso di pubblico. Ad esempio uno degli spettacoli di maggior successo della stagione ravennate di prosa 1995-96, è stato Furistír, in cui Ivano Marescotti - diretto da Marco Martinelli - ha interpretato una scelta di poesie di Raffaello Baldini. Furistír ha ottenuto lo stesso successo di pubblico avuto qualche anno fa dal monologo teatrale dello stesso Baldini Zitti tutti!, sempre recitato da Marescotti con la regia di Martinelli, e riproposto in quasi tutti i teatri romagnoli.

La popolarità dell'opera di Baldini in Romagna è riconfermata ogni volta che lo stesso autore o Marescotti tengono un recital: il pubblico interviene suggerendo i titoli delle poesie, evidentemente notissime, che vuole ascoltare. Si tratta di una popolarità alla quale ha senz'altro contribuito il registro di molti testi, comico in superficie, che dissimula in realtà il carattere alto e profondamente tragico della poesia di Baldini, il quale, come ha scritto Pier Vincenzo Mengaldo presentando la sua ultima raccolta (Ad nòta, Milano, Mondadori, 1995), "se non restasse ancora vivo il pregiudizio pigro per il quale un poeta in dialetto è un 'minore', anche quando è maggiore, [...] sarebbe considerato da tutti quello che è, uno dei tre o quattro poeti più importanti d'Italia".
 Guerra e Baldini sono certo gli autori più in vista degli ultimi anni, ma non costituiscono casi isolati: sono esponenti di una 'scuola' romagnola che ha assunto negli ultimi vent'anni grande rilievo nazionale. Si pensi che nell'antologia curata da Franco Brevini, Poeti dialettali del Novecento (Torino, Einaudi, 1987), su diciotto autori presenti, ben quattro sono romagnoli (e, cosa ancora più singolare, tre sono di Santarcangelo): oltre a Baldini troviamo Tonino Guerra, Nino Pedretti e Tolmino Baldassari.

Le origini del caso romagnolo risalgono al 1972, quando Guerra pubblica, da Rizzoli, I bu, riunendo i versi degli anni '40 e '50 (I scarabócc, La s-ciuptèda, Lunario), con l'aggiunta di pochi nuovi testi. La raccolta, oltre a riproporre, anche grazie all'introduzione di Gianfranco Contini, il Guerra romagnolo in ambito nazionale, contribuisce a creare in Romagna nei nuovi poeti una maggiore coscienza dei propri mezzi e un maggiore impegno artistico: dagli anni Settanta ad oggi, la ricerca poetica dialettale ha prodotto opere e autori il cui valore è ampiamente riconosciuto: oltre quelli già citati si possono ricordare Walter Galli, Mario Bolognesi, Gianni Fucci, Nevio Spadoni, Giovanni Nadiani. Lo stesso Guerra, dal 1981, ha ripreso a scrivere intensamente in dialetto.

Nel 1987 un convegno a Cervia e nel 1989 un altro a Santarcangelo (di cui ora sono disponibili gli atti: La maschera del dialetto. Tolmino Baldassari e la poesia dialettale contemporanea, a cura di Andrea Foschi e Elio Pezzi, Ravenna, Longo, 1988; La poesia dialettale romagnola del Novecento, a cura di Gualtiero De Santi, Rimini, Maggioli, 1994) hanno sancito l'importanza della produzione dialettale romagnola del nostro secolo. Renato Turci ha curato nel 1990 un numero monografico (il 79) del "Lettore di provincia" riguardante la poesia romagnola odierna. E' inoltre imminente la pubblicazione di un'antologia di autori del secondo Novecento, a cura di Luciano Benini Sforza e Nevio Spadoni (Le radici e il sogno, Faenza, Mobydick).

Grande successo di pubblico riscuote il teatro dialettale amatoriale, che conta numerose compagnie, e del quale si tengono periodicamente rassegne: si mettono per lo più in scena testi comici, ma non mancano autori, come ad esempio Paolo Parmiani e Luigi Antonio Mazzoni, che sperimentano un uso teatrale nuovo del dialetto. Anche il teatro professionale rivolge al dialetto la propria attenzione: Marco Martinelli, di Ravenna Teatro, lo utilizza nei propri lavori accanto all'italiano. E' dello stesso Martinelli la regia del monologo di Baldini Zitti tutti!, al quale abbiamo accennato, che ci auguriamo eserciti nell'ambito teatrale la stessa influenza che la pubblicazione de I bu di Guerra ha avuto relativamente alla poesia.

Al contrario della poesia e del teatro, la canzone leggera dialettale, è un fenomeno occasionale e circoscritto al festival intitolato E' campanon, che si tiene ogni anno a Cesena. Il ricorso al dialetto da parte dei gruppi rock romagnoli, sull'esempio di analoghe esperienze in altre regioni, è invece troppo recente per valutarne l'entità.

Tra le numerose iniziative editoriali, vanno segnalate in particolare le raccolte di fiabe di Stefano Orioli (Fiabe romagnole, Ravenna, Longo, 1991) e di Ermanno Silvestroni (Fiabe di Romagna, a cura di Eraldo Baldini con la collaborazione di Andrea Foschi, Ravenna, Longo, 1993-1996, 4 voll.). Se la prima è opera di uno specialista (Stefano Orioli è stato docente di Storia delle tradizioni popolari all'Università di Urbino), la seconda è stata effettuata da un appartenente alla stessa comunità indagata, San Pancrazio di Russi, dove Silvestroni è nato nel 1912, e dove ha recuperato dalla memoria di suoi coetanei i repertori narrativi dei favolatori attivi nella prima metà del secolo, offrendoci cos, con i suoi centodieci testi, una tra le più cospicue raccolte regionali di narrativa popolare. In campo lessicografico si registrano ben quattro opere recenti: nel 1994 è stata pubblicata una nuova edizione accresciuta del Vocabolario romagnolo-italiano italiano-romagnolo di Libero Ercolani (Ravenna, Edizioni del Girasole), nel 1995 è uscito un piccolo dizionario di Paolo Bonaguri relativo all'area forlivese (Par nôn scurders. Un vocabolarietto da leggere, Forlì, Tipolitografia Valbonesi), infine quest'anno sono apparsi un Dizionario botanico romagnolo di Maria Grazia Beggio e Giorgio Lazzari (Ravenna, Mistral) e un Vocabolario romagnolo-italiano compilato da Adelmo Masotti (Bologna, Zanichelli), che ha introdotto, con scelta in parte discutibile, la terminologia, romagnolizzata, della cultura, della scienza, della tecnica e dello sport.

La rivista di "illustrazione romagnola" "La Piê", nata nel 1920 per iniziativa di Aldo Spallicci, Antonio Beltramelli e Francesco Balilla Pra tella, continua, sotto la direzione della figlia del poeta, Ada, l'opera di valorizzazione del dialetto e della poesia dialettale (organizza annualmente quattro 'trebbi', incontri poetici, ogni volta in un paese diverso della Romagna), ma ha diffusione limitata e quindi scarsa possibilità di influenzare l'opinione pubblica intorno alle tematiche relative al dialetto.

Le associazioni culturali contribuiscono spesso alla valorizzazione delle parlate locali promuovendo studi e ricerche e organizzando conferenze e cicli di lezioni sui dialetti, la letteratura dialettale e le tradizioni popolari. Tra le più attive è la Cooperativa Culturale "Un paese vuole conoscersi" di Sant'Alberto, che ha finanziato una ricerca sul campo, effettuata da Pietro Sassu e Isa Melli, relativamente al canto e alla narrativa popolari (che ha prodotto un volume, Romagna: le voci, Ravenna, Longo, 1991, corredato da due musicassette contenenti registrazioni dei testi folklorici originali), e si sta ora dedicando alla realizzazione dell'edizione critica e commentata, curata da Renzo Cremante e Carlotta Sgubbi, con la collaborazione di Franco Gabici, dei Sonetti romagnoli di Olindo Guerrini, un classico della nostra letteratura dialettale.

Tra le istituzioni locali più impegnate a svolgere attività a favore dei dialetti troviamo, a Santarcangelo, il Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, che potrebbe candidarsi come punto di riferimento per la ricerca dialettologica nell'ambito della nuova provincia di Rimini, e, a Ravenna, la Biblioteca Classense, che intende costituire un Centro di documentazione per le parlate locali, dotandolo anzitutto di una raccolta bibliografica e di un archivio delle fonti orali.
 Col Centro collaborerà da un'associazione culturale intitolata a Friedrich Schrr (1888-1980), il linguista austriaco studioso dei nostri dialetti. Al rigore scientifico delle future iniziative potrebbe senz'altro contribuire in maniera determinante la creazione di un insegnamento di Dialettologia nell'ambito del corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali esistente a Ravenna, che costituirebbe il riconoscimento dell'appartenenza a pieno titolo dei beni linguistici al complesso dei beni culturali.

L'Istituto per i beni culturali, al quale è affidata la gestione della legge regionale n. 45 del 1994, relativa alla tutela e valorizzazione dei dialetti, ha promosso  ricerche in Romagna sulla situazione linguistica, su alcuni lessici settoriali e sul canto popolare; sta curando inoltre bibliografie riguardanti i dialetti e la letteratura dialettale. L'esiguità dei finanziamenti assegnati alla legge ha certo deluso molte aspettative (testimoniate dall'alto numero di progetti presentati, per il 1996, da enti e associazioni locali).

Tuttavia, anche in assenza di interventi regionali, le iniziative romagnole sono state, come si è visto, numerose e rilevanti: alla loro realizzazione hanno in parte contribuito le amministrazioni provinciali e comunali, più sensibili e in grado di cogliere meglio le esigenze delle loro comunità rispetto a chi non abbia ancora maturato la convinzione che i dialetti siano beni culturali da difendere e valorizzare (l'esempio le potrebbe venire dalla Regione Piemonte che negli ultimi sei anni ha stanziato tre miliardi di lire per finanziare una legge analoga a quella emiliano-romagnola).