La stima complessiva provvisoria dei siti cimiteriali

Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara - foto di Giorgio Giliberti

Tra Appennino, Adriatico e Po sono almeno 440 i luoghi di sepoltura che possono essere annoverati come storici e monumentali: è il risultato della stima provvisoria effettuata dal Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna incrociando i propri dati e quelli disponibili nel WebGIS realizzato dal Segretariato regionale del Ministero della cultura.

Il numero complessivo, in aggiornamento costante, deriva dalla somma di 398 cimiteri comunali, 20 cimiteri ebraici, 14 cimiteri di guerra, 6 di proprietà ecclesiastica e 2 di proprietà privata.
Diffusi su tutte le province, sono distribuiti in percentuali diverse, con una maggiore densità sul territorio di Modena (131; pari al 31% del totale), seguito da quelli di Bologna (97; 22%), Reggio Emilia (52; 12%), Piacenza (40; 9%), Forlì-Cesena (36; 8%), Parma (31; 7%), Ravenna (22; 5%), Ferrara (20; 4%) e Rimini (10; 2%).

Il 95 per cento di questi cimiteri risulta tutelato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (416 su 439). Sono 31 quelli riconosciuti finora come Cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna in base alla Legge regionale 21/2022. Sono 22 quelli che possono vantare l’appartenenza a reti internazionali finalizzate alla loro salvaguardia e valorizzazione:

La storia moderna dei luoghi di sepoltura

Anche tra Emilia e Romagna la storia moderna dei cimiteri comunali ha inizio, nella maggior parte dei casi, tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell’Ottocento, quando la civiltà dei Lumi e poi i decreti napoleonici mettono fine all’usanza di seppellire i defunti all’interno delle chiese e impongono di costruire i cimiteri al di fuori delle mura urbane.
Si innesca allora una vera e propria competizione civile, che coinvolge i municipi disseminati lungo la Via Emilia e li spinge a edificare nuove strutture: comincia Modena fra il 1771 e il 1778, seguita da Bologna nel 1801, Forlì nel 1807, Reggio Emilia nel 1808, Cesena, Ferrara e Rimini nel 1813, Parma e Ravenna nel 1817, Piacenza nel 1821.
E la gara coinvolge anche gli architetti, gli scultori e i decoratori chiamati a tradurre in mille forme diverse, più o meno monumentali, le sepolture scelte per i defunti: a lapide, a stele, a dado, a cippo, a colonna, a obelisco, a sarcofago, a cassa, a catafalco, a scrigno, ad arca, a edicola, a cappella, a piramide, a ziggurat.

Per i cimiteri ebraici la data spartiacque è quella che segna l’unificazione nazionale: dal 1861, infatti, con l’entrata in vigore dello statuto albertino nel Regno d’Italia, insieme alla libertà di culto viene sancita l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Da allora anche gli ebrei italiani hanno finalmente diritto a luoghi di sepoltura pienamente autorizzati, mentre per secoli gli spazi adibiti a questa funzione erano stati tollerati solo se privi di recinto e lontani dai centri abitati, con la conseguenza di discriminare i defunti ed esporli alle profanazioni.
Una delle espressioni ebraiche più frequenti per dire “cimitero” è “casa della vita” o “dei viventi” (Bet hachayim): nel 1869 Bologna ne inaugura una nuova all’interno del complesso cimiteriale della Certosa; intorno agli anni Dieci del 1900 Ferrara vede ampliare e riqualificare la propria, in uso già da quasi tre secoli. Per lo storico Andrea Morpurgo, tra i cimiteri ebraici esistenti in Emilia-Romagna il primato di antichità con data certa spetterebbe a quello di Finale, nella pianura modenese, istituito fin dal 1555.

La maggior parte dei cimiteri di guerra esistenti sul territorio regionale fa parte della Commonwealth War Graves Commission, l’organizzazione intergovernativa che conserva le tombe e i luoghi di commemorazione delle forze armate della “Comunità britannica delle nazioni” coinvolte nel primo e nel secondo conflitto mondiale.
La loro distribuzione ricalca il percorso seguito dagli eserciti alleati nell’avanzata che, al costo di quasi 9.000 vite, li portò a sconfiggere le forze di occupazione nazifasciste tra l’estate del 1944 e la primavera del 1945: dieci si trovano sul territorio della Romagna - tre nel Riminese (Coriano, Rimini, Riccione), quattro tra Cesenate e Forlivese (Cesena, Forlì, Meldola), tre nel Ravennate (Bagnacavallo, Faenza, Ravenna) - tre nel Bolognese (Bologna, Castiglione dei Pepoli, San Lazzaro di Savena) e uno nel Ferrarese (Argenta).

A qualunque tipologia appartengano, i cimiteri storici possono essere considerati delle formidabili macchine del tempo: viali e gallerie sono altrettanti specchi che riflettono vicende e trasformazioni dell’architettura, della società, della moda, dell’arte. Ed ecco che dal neoclassicismo si può passare in pochi secondi al déco, dal liberty all’ecclettismo, dal neoromanico al razionalismo, dal postmoderno al contemporaneo. Così come si possono incontrare, a poca distanza l’uno dall’altro, i sepolcri di mille e più personaggi rilevanti per la storia locale e nazionale, e ricalcare i passi di tanti visitatori illustri che hanno cercato con loro una “celeste corrispondenza”.


Approfondimenti

Sulla storia dei cimiteri monumentali in Italia e in Europa si possono consultare i volumi:

  • L’architettura della memoria in Italia. Cimiteri, monumenti e città. 1750-1939, a cura di Maria Giuffré, Fabio Mangone, Sergio Pace e Ornella Selvafolta, Milano, Skira, 2007; 
  • Gli spazi della memoria. Architettura dei cimiteri monumentali europei, a cura di Mauro Felicori, Roma, Luca Sossella Editore, 2005; 
  • Lo splendore della forma. La scultura negli spazi della memoria, a cura di Mauro Felicori e Franco Sborgi, Bologna, Luca Sossella Editore, 2012.

Sulle vicende dei cimiteri ebraici:

  • Andrea Morpurgo, Il cimitero ebraico in Italia. Storia e architettura di uno spazio identitario, Macerata, Quodlibet, 2012; 
  • Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia, a cura di Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto, Genova, Sagep Editori, 2023; 
  • Cimiteri ebraici in Emilia-Romagna. Immagini per un percorso di conservazione e valorizzazione, a cura di Franco Bonilauri e Vincenza Maugeri, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2002.

Sui cimiteri di guerra la fonte più completa e autorevole è il portale della Commonwealth War Graves Commission, l’organizzazione intergovernativa che conserva le tombe e i luoghi di commemorazione delle forze armate del Commonwealth coinvolte nel primo e nel secondo conflitto mondiale.


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