Una promessa da mantenere
Uno dei valori più inestimabili di libri e carte raccolte da famiglie e persone nel corso di intere esistenze consiste “nel loro fissare per dopo, nel loro ricalcare da esperienze presenti qualcosa che resta dopo, nel loro persistere anche quando si sarà esaurita la vita” di chi, quei libri e quelle carte, li ha messi insieme giorno per giorno.
Le parole di Attilio Mauro Caproni sono più che mai valide per la biblioteca storica di Fortunato Cavazzoni Pederzini, donata dagli eredi al Comune di Ravarino (Modena) e oggi inserita nel patrimonio librario della Biblioteca comunale della città, intitolata alla scrittrice Sibilla Aleramo. Il fondo è attualmente oggetto di un intervento di catalogazione promosso dal Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna grazie alla Legge regionale 18/2000.
La raccolta, che nella componente più antica comprende un incunabolo, 72 cinquecentine e 115 secentine, è composta da 4.074 libri, 794 fascicoli di periodici, 55 mutili e 61 volumi del primo Novecento (tra cui ci sono anche libri per bambini). Le tematiche spaziano tra letteratura, filosofia, diritto, religione, scienze politiche, economiche e agrarie.
L’intervento va a completare la catalogazione già avviata nel 2004 dall’Istituto per i beni culturali della Regione e riguarda in particolare circa 2.200 unità. Una parte dei libri catalogati è consultabile in “BiblioMo”, il catalogo online del Polo bibliotecario modenese.
Il fondo prende il nome dal più illustre dei suoi creatori, il “nobil uomo” Fortunato Cavazzoni Pederzini, ma deriva dall’amore per i libri che accomunava molti esponenti di una valente famiglia di provincia dell’Italia ottocentesca (l’inventario dell’archivio è consultabile nel Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna - Archivi ER).
L’insigne capostipite, nato a Ravarino nel 1799 e morto a Modena nel 1864, fu uno storico, un letterato e un traduttore stimato. La varietà di temi evidente nella sua biblioteca riflette come uno specchio la vastità dei suoi interessi: letteratura, filosofia, religione, ma anche linguistica, filologia, diritto ed economia.
Una curiosità che traspare nondimeno nel “multiforme ingegno” espresso dentro le sue opere: dalle Considerazioni intorno al governo de’ poveri in Italia ai Pensieri sopra gli atei moderni, fino al commento al Convivio dantesco che gli valse l’apprezzamento dell’Accademia della Crusca.
In una nota scritta a mano nel 1861, il “cavalier” Fortunato si raccomandava di conservare nel tempo l’integrità della sua biblioteca, perché persistesse nonostante e dopo la sua dipartita. La promessa di tener fede alla sua richiesta passa anche attraverso le odierne schede di catalogo.
[La citazione iniziale è tratta da: Attilio Mauro Caproni, Biblioteche e archivi d’autore: ancora una riflessione, “Culture del testo e del documento”, 17, 2016, 51, pp. 5-13: p. 8. Per approfondire il tema: Il privilegio della parola scritta: gestione, conservazione e valorizzazione di arte e libri di persona, a cura di Giovanni Di Domenico e Fiammetta Sabba, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020.]