Arti visuali

lunedì,  13 novembre 2023

Ritornando sull'Appennino

In coincidenza con il quarantesimo anniversario delle campagne di rilevamento l'Istituto Beni Culturali nel 2008 organizzò con la Provincia di Bologna e l’Istituto Nazionale di Urbanistica dell'Emilia-Romagna alcuni seminari di studio del paesaggio appenninico, anche in riferimento al nuovo Codice dei Beni Culturali, per riflettere sulla responsabilità collettiva nei confronti della qualità del paesaggio costruito.

In occasione del secondo seminario fu organizzato, con la partecipazione di alcuni protagonisti delle campagne di fine anni Sessanta, un sopralluogo di due giorni sull’Appennino bolognese, da parte di tredici fotografi e di specialisti di diverse materie (architetti, urbanisti, geografi, antropologi, geologi, sociologi, ecc.). Le fotografie prodotte durante i due giorni erano dedicate non solo al paesaggio storico ma anche alle trasformazioni avvenute nel corso di quarant'anni: cantieri, autostrade, impianti di produzione dell’energia elettrica, nuovi abitanti di quei luoghi antichi. I materiali fotografici e i resoconti dei seminari sono stati pubblicati.

Ritornando sull'appennino

Ritornando sull’Appennino è una pubblicazione realizzata nel 2008 dall’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna dove i due curatori: Piero Orlandi e Andrea Zanelli hanno invitato fotografi e architetti a tornare sull’Appennino bolognese 40 anni dopo la prima importante campagna di rilevamento dei beni culturali attuata dall’istituto dei beni artistici culturali e naturali della regione per la definizione del Piano Paesistico Regionale.

Questa pubblicazione fornisce l’occasione per riflettere attraverso le immagini autoriali di fotografi e architetti sullo stato dell’Appennino bolognese contemporaneo.

Le immagini dei fotografi: Degli Esposti, Vlahov, Marchetti, Piccardo, Fanti, Zaffagnini, Buda, solo per citarne alcuni, rappresentano uno stato dei luoghi fatto di strade, percorsi, case, chiese, paesaggi che denotano spesso una assenza: quella delle comunità.

Sono questi gli stessi luoghi a cui, oggi, si rivolge il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e di cui si occupa il Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna (erede delle ricerche condotte dall’Istituto per i Beni Culturali), impegnato a sviluppare la conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale regionale.

Nell’ambito dell’attuazione del PNRR con il piano nazionale borghi, il borgo di Campolo nel Comune di Grizzana Morandi è stato individuato come borgo pilota meritevole dell’importante e sistematico lavoro di restauro e valorizzazione del patrimonio e del paesaggio attuato attraverso una selezione regionale che visto la partecipazione di 36 comuni dell’Emilia-Romagna.

Campolo è al centro di una vera e propria matrice culturale e ambientale fatta di percorsi delineati dalle antiche vie di pellegrinaggio: la Via degli Dei, degli Sterpi, degli Scalpellini ci ricordano di una tradizione centenaria di artigianato e di arte della lavorazione della pietra, presente nel vicino e antico borgo de “La Scola”.

Itinerari culturali e paesaggistici che partendo dalla splendida Rocchetta Mattei piccolo gioiello architettonico dell’ecclettismo degli stili, si sviluppano tra presenze moderne, come la Casa Museo di Giorgio Morandi, e contemporanee, come la Chiesa a Riola di Vergato progettata da Alvar Aalto, o nei luoghi della fede come il Santuario di Montovolo circondato dai boschi del Vigese.

Parallelamente alla Misura del PNRR per il recupero dei borghi  si sta portando avanti anche un altro progetto quello per la conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale con la Misura 2 del PNRR dedicata ai piccoli siti culturali e religiosi in ambito rurale che interessa case coloniche, torri colombaie, oratori, essiccatoi, stalle, fienili, forni, pozzi, spesso anche questi collocati nelle fasce pedecollinari e appenniniche della nostra Regione.

L’obiettivo è quello di recuperare questo patrimonio fatto di storia e tradizioni locali legate alla terra, alla natura e aprire alla fruizione pubblica i beni recuperati, per ridare ossigeno al valore culturale e storico di questi paesaggi, sviluppando un turismo sostenibile e puntando a ripopolare questi territori abbandonati ma ricchi di storia, bellezze culturali e ambientali, da rimettere in circolo con un vero e proprio piano di ripresa che non può non interessare anche gli aspetti sociali, abitativi, sanitari, economici di comunità che negli anni si sono sempre più rarefatte e che oggi vogliono e possono essere ricostituite. Lo permette la tecnologia, la cultura digitale che spinge la fibra ad infrastrutturare il territorio anche delle aree interne più svantaggiate per consentire a, chi lo desidera, di poter vivere e lavorare in luoghi ricchi di bellezze naturali e di storia.

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ultima modifica 2023-11-13T17:00:27+02:00
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