Cartografia storica

Fin dal Settecento, e ancor più nell'Ottocento, si è acquisita la capacità tecnica di creare carte precise e dettagliate del territorio, ma soprattutto si è acquisita la consapevolezza dell'importanza strategica di avere a disposizione delle rappresentazioni affidabili degli stati che si governavano, sia per scopi militari, quali pianificare gli spostamenti e le disposizioni delle truppe, sia a fini civili, come ad esempio progettare la bonifica di una zona, oppure censire le proprietà terriere per un fisco più efficiente e fondato su basi certe.
Oggi disponiamo di ricche collezioni di queste carte antiche, che si distinguono per qualità e chiarezza, mostrandoci un territorio in cui le città sono ancora chiuse dentro le loro cerchie di mura, le strade si dipartono a raggiera da esse, i fiumi percorrono le campagne con alvei spesso ampi e mutevoli. Ancora le carte della prima metà del Novecento documentano un territorio rurale anteriore alla grande espansione demografica con paesaggi per alcuni aspetti più vicini a quelli antichi, romani e medievali, che agli attuali. Nella cartografia storica sono ancora riconoscibili molti segni “naturali” del paesaggio, come antichi alvei fluviali, o antropici, come antichi fossati di castelli, che sono stati irrimediabilmente cancellati dagli ultimi decenni di tumultuoso sviluppo economico. Attualmente tutte le carte storiche relative alla Regione Emilia-Romagna sono conservate presso l'Archivio Cartografico della Regione e tra le più interessanti alla consultazione per la ricchezza documentale e la descrizione paesaggistica troviamo:

  • Carta della Pianura Bolognese di Andrea Chiesa (1740-42)
    Realizzata dall'architetto e perito Andrea Chiesa fu compilata sui rilievi eseguiti dal 1732 al 1738 e pubblicata tra il 1740 e il 1742 e copre tutto il territorio della Diocesi di Bologna, e quindi un’estensione leggermente superiore a quella della pianura compresa nei confini provinciali. È una carta di grande dettaglio, realizzata in tavole di ampio formato, e di notevole precisione, il che ha permesso una georeferenziazione con un errore medio piuttosto esiguo. Essa fu realizzata come supporto operativo sulla cui base scegliere come effettuare la bonifica della pianura bolognese; tale finalità garantisce una particolare attenzione e cura nella rilevazione delle acque superficiali (sia acque correnti che aree paludose), e quindi un particolare interesse per la ricostruzione della situazione paleoambientale del nostro territorio.Si è quindi scelto di procedere, in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna, ad una completa vettorializzazione delle informazioni contenute nella carta, oltre che all’immissione nei database collegati di tutta la toponomastica e le specifiche d’uso (chiese, mulini, fornaci...) presenti come dati testuali. 
  • Catasto Gregoriano (1835) 
    Detto anche catasto napoleonico-gregoriano, nacque per documentare la proprietà di case e terreni e per rendere possibile una politica di perequazione fiscale. Il rilievo, iniziato in età napoleonica, fu ripreso con la stessa metodologia durante il pontificato di Gregorio XVI, da cui il nome, e coprì tutto il territorio dell'Emilia-Romagna appartenente allo Stato Pontificio. Divenuto operativo a partire dal 1835, il Catasto Gregoriano è rimasto in vigore fino al 1924. All’interno del catasto sono registrati dati di grande interesse storico, quali: - i confini delle comunità parrocchiali, dalla cui Il aggregazione sono state poi ridefinite nuove circoscrizioni territoriali fino a quelle dei comuni attuali; la localizzazione, all’interno di queste comunità, dei centri abitati parrocchiali; la viabilità esistente all’inizio dell’800. Si tratta di vitali tracciati stradali ancora confermati dalla viabilità attuale, o di percorsi minori e abbandonati (strade vicinali e poderali); - i percorsi dei corsi d’acqua principali e minori, dei canali, degli scoli e la localizzazione dei maceri; - l’insediamento sparso; - la toponomastica.
  • La Carta Storica preunitaria
    Frutto della fusione della cartografie realizzate dagli Stati che occupavano l’Emilia Romagna prima dell’Unità d’Italia (dal Ducato di Parma e Piacenza nel 1828, dal Regno Lombardo Veneto nel 1833, dal Ducato di Modena nel 1849, dallo Stato Pontificio e dal Granducato di Toscana nel 1851) mostra con grande precisione e ricchezza di dettaglio la situazione della prima metà dell’Ottocento. Di particolare interesse sono le testimonianze relative alla modesta espansione urbanistica, alla presenza delle tradizionali strutture fortificate, all'assetto idrografico e viario del tempo. Poiché il suo avvio si deve ad un progetto napoleonico, e fu costruita quindi per scopi militari, fu rilevato inoltre con grande attenzione l'uso del suolo, in quanto funzionale alle possibilità di spostamento degli eserciti. Della carta è stata realizzata, in collaborazione con altri Servizi regionali, la completa georeferenziazione, unendo le cartografie originarie dei singoli stati fino a creare un’unica rappresentazione navigabile di tutto il territorio regionale. È stato inoltre ridisegnato sopra la carta, in formato vettoriale, l’uso del suolo (seminativi, campi alternati ad alberi da frutto e vigne, insediamenti, boschi, aree paludose...) permettendo così di riconoscere, mettere in evidenza con colori appositi e fare ricerche sull’utilizzo del suolo praticato all’inizio dell’Ottocento, come anche, ad esempio, riconoscere le aree incolte e quelle ancora da bonificare, quali il Delta padano.

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ultima modifica 2022-02-21T15:23:43+01:00
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