La bici corre ancora / A tu per tu con la Casa Rossa di Alfredo Panzini a Bellaria - Igea Marina
Poniamo che uno scrittore abbia una casetta a due passi dal mare, dove ama ritirarsi appena può, con gli affetti più cari e la fedele bicicletta. Poniamo che, dopo la sua morte, questa casa resti a lungo abbandonata, finché un artista se ne prenda cura e ne riapra le porte a beneficio di tutti. Ora chiediamoci: come riuscirà, questo artista, a farci capire chi era quello scrittore oramai sconosciuto? E come utilizzerà i pochi oggetti rimasti per raccontarci la vita che un tempo si risvegliava ogni mattina in quelle stanze?
La storia della Casa Rossa di Alfredo Panzini a Bellaria - Igea Marina sembra fatta apposta per rispondere. Quando una ventina d’anni fa Claudio Ballestracci si mise in testa di riaprirla al pubblico, l’autore della “Lanterna di Diogene” (edito nel 1907) era ormai quasi dimenticato. E la sua dimora, insieme al parco che la circonda, stava andando in rovina.
Mettendo in azione il suo talento artistico, Ballestracci decide di innestare in ogni oggetto sopravvissuto “un resto della vita che era stata”. E fa in modo che “da questi residui prenda corpo una nuova vita”, così da creare le “trappole emotive” con cui catturerà l’attenzione di chi ha i sensi aperti. Sono le parole con cui lui stesso descrive il suo metodo quando allestisce, in forma di musei, le memorie che gli vengono affidate.
Parole che si comprendono meglio osservando i suoi disegni progettuali, come quello dedicato alla bicicletta tanto amata da Panzini, protagonista dei suoi viaggi e dei suoi racconti: non solo mezzo di trasporto, insomma, ma vero e proprio veicolo di esplorazione, quasi magico “strumento” di scrittura.
Per dirci quanto la vita e l'opera dello scrittore fossero collegate alle due ruote (trasmettendolo visivamente, però, senza obbligarci a leggere didascalie) l’artista fa parlare l’ultima bici di Panzini collegandola alle teche che mettono in mostra la sua grafia attraverso un’unica struttura di lamiera zincata, e illuminando la scena con una lampada costruita con i tubi per l’irrigazione dei campi, riferimento “subliminale” e insieme concreto alla passione con cui il letterato curava la sua campagna.
Grazie a questi congegni pensati ad arte, l’edificio che una volta fu abitato può tornare di nuovo a respirare, e ognuno dei tre piani riserva esperienze sensoriali tutte da scoprire: dal seminterrato alla sala d’ingresso, fino alla camera da letto, allo studio e alla piccola stanza da bagno. Così che ogni oggetto superstite, narrando la sua storia, ritrovi la voce che il tempo aveva messo a tacere.
Per saperne di più sulla Casa Rossa di Alfredo Panzini, e progettare una visita, c’è PatER - Catalogo regionale del Patrimonio culturale.
Le citazioni sono tratte dal libro: Claudio Ballestracci, “Con mano che vede. Disegnare per allestire”, a cura di Maria Gregorio, Rimini, Panozzo Editore, 2018 (su RadioEmiliaRomagna se ne può leggere e ascoltare un estratto).
Foto > Lo scrittore Alfredo Panzini con la sua bicicletta nella casa di Bellaria.
Foto > Disegno di Claudio Ballestracci per l’installazione dedicata alle carte e alla bicicletta di Alfredo Panzini nella Casa Rossa di Bellaria - Igea Marina.
Foto > Installazione di Claudio Ballestracci dedicata alle carte e alla bicicletta di Alfredo Panzini nella Casa Rossa di Bellaria - Igea Marina.
L’autore del testo ha verificato per quanto possibile le fonti documentarie e i crediti iconografici utilizzati; eventuali modifiche e integrazioni possono essere richieste contattandolo: vittorio.ferorelli@regione.emilia-romagna.it