Come ti inganno il polpo / A tu per tu con il Museo civico archeologico etnologico di Modena
Talvolta il confine che separa l’illusione dall’inganno è davvero sottile. Lo sanno i poeti, lo sanno i prestigiatori. Ma lo sanno bene anche i polpi, almeno quelli che restano intrappolati dal “traditore”, il piombo verniciato di bianco per attirarli, che viene armato con ami appuntiti, calato in mare e agitato in maniera seducente, come se fosse una facile preda. I pescatori italiani, per la sua implacabile voracità, lo chiamano anche “polpara”.
Più o meno nello stesso modo doveva funzionare un oggetto che si può ammirare nelle vetrine del Museo civico archeologico etnologico di Modena: sono due grandi e lucide conchiglie di Ciprea, un mollusco tipico dei mari tropicali, contrapposte in modo da farne combaciare i bordi piatti, attraversate da un bastoncino di legno e fissate da una corda vegetale. Cambiano le latitudini ma per i polpi, gira e rigira, l’attrazione si rivela sempre fatale (lo dice pure un celebre racconto comico di Achille Campanile).
La cosa singolare è che questo arnese da pesca, costruito intorno alla metà dell’Ottocento da un ignoto abitante di qualche isola della Polinesia (forse Tahiti, forse Hawaii), proviene dalla collezione privata di un appassionato conoscitore delle stelle. Un astronomo, insomma. E che astronomo!
Il modenese Pietro Tacchini fu uno dei padri della moderna astrofisica italiana, tanto che con il suo cognome sono stati battezzati un grande cratere lunare e un asteroide in viaggio per le galassie. Cosa ci facesse una “polpara” polinesiana tra gli oggetti lasciati ai posteri dai suoi eredi è presto detto.
Tra il 1870 e il 1900, Tacchini fece parte di numerose spedizioni scientifiche italiane che circumnavigarono il globo per osservare meglio le eclissi del sole: dal Mediterraneo all’oceano Indiano, passando per l’Atlantico e il Pacifico. Ma il suo sguardo curioso non era rivolto soltanto verso il cielo.
Ovunque si fermasse, l’“uomo delle stelle” raccoglieva anche testimonianze di culture e modi di vita particolari: risposte diverse alle stesse domande cruciali, poste ogni giorno dal genere umano. Tra cui quella, antichissima, di chi cerca di trarre alimenti dal fondo del mare e, per farlo, arriva a costruire un’illusione tanto perfetta... da trasformarsi in trappola.
Per saperne di più e progettare una visita al Museo civico archeologico etnologico di Modena, c’è PatER - Catalogo regionale del Patrimonio culturale. Buon viaggio!
Foto > Museo civico archeologico etnologico di Modena - Arnese da pesca proveniente dalla Polinesia, circa 1880
Vittorio Ferorelli