Usiamo la testa / A tu per tu con il Museo e Biblioteca “Renzi” di San Giovanni in Galilea
A dar retta ai poeti, i fili che reggono il mondo sarebbero tre: il filo che germoglia dal seme di grano, il rivolo di latte che cola dal seno delle madri, e poi il filo della memoria, quello che “sfila i destini umani come fossero petali di rose”. A guardare questo strano oggetto, però, viene il sospetto che, oltre a questi fili, ce ne sia almeno un quarto: quello che ci tiene tutti in sospeso tra la terra e il cielo, facendoci oscillare a suo piacimento.
Prima di capire che cosa sia questa misteriosa testa di legno pendente, e a cosa servisse (perché di uno strumento si tratta, per quanto rudimentale), conviene dire dove si trova. Siamo a San Giovanni in Galilea, al confine tra Cesenate e Riminese, un antico borgo collinare che nel Medioevo fu conteso tra i Malatesta, la Chiesa e i duchi di Montefeltro.
Qui, verso la metà dell’Ottocento, fu nominato parroco Francesco Renzi, un uomo di cultura decisamente illuminato, che, per reagire all’isolamento di un luogo così lontano dai grandi centri, coltivò senza pause le sue due grandi passioni: lo studio della storia e l’osservazione della natura.
E le seppe coltivare così a fondo che dalle sue nutritissime raccolte ‒ quella dei reperti archeologici provenienti dal territorio circostante, e quella degli strumenti scientifici utilizzati nei rilevamenti ‒ nacquero un museo (uno dei capostipiti in Italia) e un vero e proprio osservatorio meteorologico, il primo del genere in Romagna.
Curiosamente l’oggetto misterioso sta proprio a metà tra i due campi d’azione del sacerdote, perché, pur trovandosi nel suo “Antiquarium” (la collezione di lapidi, monete, medaglie, sigilli e quadri da cui ha avuto origine l'attuale Museo e Biblioteca "Renzi"), questo “aggeggio” serviva a sapere “che tempo farà”.
Funzionava sfruttando le proprietà elastiche naturali del nervo di bue, a cui è appesa la testina: se l’umidità cala, il nervo si contrae e il volto si gira da un lato, a indicare una giornata asciutta; se l’umidità aumenta, viceversa, lo sguardo si volta dal lato opposto e consiglia di prendere l’ombrello.
L’ironia della faccenda è che, come rivela il copricapo, si tratta senza dubbio della testa... di un prete. Si può quindi immaginare il sorriso di don Francesco mentre, alla fine dell’Ottocento, guarda questo “segnatempo” del secolo precedente: “L’epoca della Rivoluzione era proprio irriverente! E, di teste, ne ha fatte cadere tante. Ma, alla fine, cielo e terra sono di tutti. Ogni creatura è appesa a un filo retto dall'Alto!”. E, di fronte a questo attrezzo “primitivo”, avrà ripensato con orgoglio all’igrometro, al barometro, al termografo, e agli altri strumenti di cui era dotata la sua modernissima “stazione meteorica”.
Per saperne di più, oltre a PatER - Catalogo regionale del Patrimonio culturale, si può sfogliare il volume illustrato sul Museo Biblioteca “Renzi”.
La citazione iniziale è tratta dal libro di Giuseppe De Santis: “La promessa di Bala”, Rovigo, Abao Aqu, 2016.
Foto > Museo Biblioteca “Renzi”, San Giovanni in Galilea (Borghi - Forlì-Cesena) - Segnatempo ad angolo, secolo XVIII
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