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Introduzione

Il 26 febbraio 2025 è scomparsa Maria Gioia Tavoni, insigne studiosa delle discipline del libro e delle biblioteche e per oltre venti anni docente di biblioteconomia presso l’Alma Mater dopo un periodo di insegnamento all’Università di Pisa. Gioia Tavoni era una bibliotecaria di razza e apparteneva a una generazione per la quale il futuro, anche bibliotecario, era ancora migliore. Nei suoi anni di direzione della Manfrediana di Faenza (1973-1983), affiancata per un tratto da Anna Gentilini, sua allieva e poi erede della sua direzione, ha saputo interpretare in modo straordinario la stagione in cui di fatto è nata la biblioteca pubblica italiana e la sua lotta per il ‘riconoscimento’; la sua lotta, tuttora in corso, per farsi riconoscere come istituzione necessaria da una società in profonda trasformazione. Basti pensare al pionieristico studio che su suo impulso il Comune di Faenza commissionò all’equipe di sociologi dell’ateneo bolognese diretta da Achille Ardigo e di cui furono autori Pierpaolo Donati ed Everardo Minardi. Quello studio, intitolato Il libro, il popolo, il territorio è stato meritoriamente ripubblicato dall’editore Pendragon nel 2019 e può essere considerato una pietra miliare nella storia (vera) della biblioteca pubblica italiana. Quando il 16 aprile 2019 il libro fu presentato nella sua Manfrediana, a chi c’era apparve chiaro che quella presentazione non era un “come eravamo”, ma un motivo di riflessione per l’oggi, perché i temi e i problemi evidenziati erano ancora attuali al di là delle narrative e, al limite, del linguaggio, che possono apparire datati; perché gli anni Settanta sono stati un passaggio epocale anche per le biblioteche italiane e forse perché in quel decennio è nata la biblioteca pubblica italiana quale oggi la conosciamo. Maria Gioia Tavoni ha interpretato in modo straordinario quel periodo, ha condiviso con i direttori delle principali biblioteche della provincia di Ravenna l’epico avvio del polo SBN ravennate, il primo polo di biblioteche pubbliche che si costituì nell’ambito del Servizio bibliotecario nazionale, e di cui è sempre andata fiera. Il suo tragitto professionale e intellettuale, il suo magistero bolognese, ha incrociato spesso l’”officina progettuale” dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna a cominciare dal lontano censimento delle Cinquecentine. L’ultimo suo ‘incrocio’ con la Regione, con il Settore Patrimonio culturale e con l’Area Biblioteche e Archivi è stato il suo fondo di libri d’artista e antichi che oggi custodisce la Biblioteca Poletti di Modena e cui la biblioteca ha dedicato la mostra “Mirabilia da sfogliare”, curata dal suo affezionato allievo Paolo Tinti, visitabile fino al 29 marzo 2025. E questo è forse il modo migliore per l’intera organizzazione bibliotecaria regionale per darle l’ultimo commosso saluto e per cercare tutti insieme di progettare un futuro migliore per le biblioteche. Crediamo che in questo percorso continuerà ad esserci vicina.

(Testo a cura di Claudio Leombroni, dirigente area biblioteche e archivi)

maria gioia tavoni

Ultimo aggiornamento: 28-02-2025, 15:34