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Introduzione

E' dedicata all' evoluzione della promozione pubblicitaria in Italia nel settore della moda e pubblicità nel corso della seconda metà del Novecento la nuova mostra della Fondazione Magnani-Rocca Rocca – la celebre Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo, presso Parma – allestita nei saloni contigui a quelli che ospitano permanentemente opere capitali di Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Renoir, Monet, Cézanne, Morandi e molti altri.
Dal 13 settembre più di trecento opere – tra manifesti, riviste, spot, fotografie, cinema, video, gadget pubblicitari e persino le mitiche figurine Fiorucci – in un percorso inedito che attraversa mezzo secolo di trasformazioni dell’immaginario collettivo, con uno sguardo filologico e insieme poetico sulla storia della moda e della sua comunicazione. Il cinema e la televisione ne diventano lo specchio, con spot entrati nel mito collettivo.

Giovanni Gastel, 4 colori almeno! copertina per rivista "Donna" marzo 1982. Archivio Giovanni Gastel

(Giovanni Gastel, 4 colori almeno! copertina per rivista "Donna" marzo 1982. Archivio Giovanni Gastel)

La mostra

Dal 1950 al 2000 lo stile italiano si lancia nel mondo. Armani, Benetton, Dolce & Gabbana, Emilio Pucci, Fendi, Fiorucci, Gianfranco Ferré, Guarnera, Gucci, Marina Rinaldi, Max Mara, Moschino, Salvatore Ferragamo, Valentino, Versace, Coveri, Zegna, Walter Albini sono i protagonisti del Made in Italy di quegli anni.
Gli scatti dei grandi maestri della fotografia di moda – Giampaolo Barbieri, Giovanni Gastel, Alfa Castaldi, Maria Vittoria Backhaus – e le illustrazioni di René Gruau, Sepo, Erberto Carboni, Franco Grignani, Guido Crepax, Antonio Lopez, Lora Lamm, oltre al lavoro particolarissimo e destabilizzante di Oliviero Toscani, restituiscono un’estetica che è insieme racconto pubblicitario e ritratto di un’epoca.
La moda si conferma una macchina potente di comunicazione e si definisce sempre più come linguaggio e performance del corpo. La mostra racconta come la moda e la pubblicità, insieme, abbiano saputo attraversare i cambiamenti economici, sociali e culturali del nostro paese a generarne i miti, gli stereotipi, la creatività, i desideri.

Gian Paolo Barbieri, Alberta Tiburzi in Valentino, 1968 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS

(Gian Paolo Barbieri, Alberta Tiburzi in Valentino, 1968 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS)

Gian Paolo Barbieri, Yolande Gillot in Genny by Gianni Versace, Milano 1978 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS

(Gian Paolo Barbieri, Yolande Gillot in Genny by Gianni Versace, Milano 1978 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS)

L’Italia entra nel secondo dopoguerra timidamente, osservando il dinamismo pubblicitario americano ma restando ancorata a un sistema artigianale: grafici, illustratori, cartellonisti. Lo sviluppo è rallentato da un sistema mediatico rigido e pedagogico: Carosello, con le sue regole e le sue censure, ritarda il confronto con le avanguardie internazionali. Ma proprio questa lentezza rafforza una forma di “italianità pubblicitaria”, un gusto visivo e narrativo che unisce memoria, ironia e affabulazione.
La vera svolta arriva con le televisioni private, il colore in tv, la disgregazione dei modelli unici: la pubblicità diventa un linguaggio pop, potente, invasivo. È una nuova forma d’arte visiva, e la moda il suo laboratorio più vibrante. Un’importante sezione della mostra viene dedicata proprio alla visione di alcuni degli spot televisivi più iconici di quegli anni, entrati a far parte dell’immaginario collettivo.
Gli anni Ottanta e Novanta segnano l’apice e vedono l’indiscusso successo mondiale del brand “Made in Italy”. La moda italiana smette di essere solo industria e comunica storie, personaggi, esperienze creando nuovi immaginari.

Giovanni Gastel, Krizia, 1984. Archivio Giovanni Gastel

(Giovanni Gastel, Krizia, 1984. Archivio Giovanni Gastel)

Gian Paolo Barbieri, Simonetta Gianfelici in Valentino, Roma 1983 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS

(Gian Paolo Barbieri, Simonetta Gianfelici in Valentino, Roma 1983 © Giada Stefania Barbieri. Courtesy Fondazione Gian Paolo Barbieri ETS)

La mostra – a cura, come il precedente capitolo dedicato al periodo 1850-1950, di Dario Cimorelli, editore ed esperto di comunicazione, Eugenia Paulicelli, professoressa ordinaria e fondatrice della scuola di specializzazione di “Fashion Studies” presso il Graduate Center e il Queens College della City University di New York, e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca – è accompagnata da un ricco catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, dove, oltre alla riproduzione di tutte le opere esposte, vengono pubblicati saggi di Eugenia Paulicelli, Silvia Casagrande, Vanessa Gavioli, Emmanuel Grossi, Chiara Pompa, Emanuela Scarpellini.

Informazioni

La mostra è aperta dal 13 settembre al 14 dicembre 2025 dal martedì al venerdì con orario continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso.
Maggiori informazioni sono sul sito web della Fondazione Magnani Rocca

Ultimo aggiornamento: 19-09-2025, 09:25