Salta al contenuto

Introduzione

A Bologna si apre un capitolo della grande storia dell'arte, quella con la A maiuscola, che ci riporta al periodo di crescita e maturazione artistica di Michelangelo durante i suoi due soggiorni nella città felsinea. Ce lo raccontano le sei sezioni della mostra "Michelangelo e Bologna", in corso a Palazzo Fava, in occasione del 550°anniversario della nascita del Buonarroti. Un percorso espositivo arricchito da oltre cinquanta opere, tra marmi, disegni, libri antichi e documenti d’archivio, curato da Cristina Acidini e Alessandro Cecchi, rispettivamente Presidente e Direttore della Fondazione Casa Buonarroti di Firenze. Queste le premesse di una mostra imperdibile, che illustra due momenti di svolta nella carriera di Michelangelo, proprio sotto le torri.

(Anastasio Fontebuoni (Firenze 1571-1626), Michelangelo nelle vesti di ambasciatore di Firenze davanti a Giulio II a Bologna nel 1506, mentre presenta al Papa le sue scuse per essere partito da Roma, 1621
olio su tela, 145 × 141 cm; Firenze, Casa Buonarroti)

Il primo viaggio a Bologna (1494-95)

Michelangelo arriva diciannovenne a Bologna, nell'imminenza della prima cacciata dei Medici a Firenze (Lorenzo il Magnifico l'aveva accolto all'età di soli quindici anni) e già autore della celebre Madonna della Scala (presente in originale a palazzo Fava). Ha trascorso un breve periodo a Venezia e arriva a Bologna nell'ottobre 1494, dove viene fermato perchè privo del contrassegno obbligatorio per gli stranieri. Gli viene in soccorso il colto patrizio bolognese Giovan Francesco Aldrovandi, esponente della corte bentivolesca e, probabilmente, in contatto con i Medici, che lo ospita nella sua dimora di Borgo Galliera. Sappiamo dal Vasari che Michelangelo, per sdebitarsi, la sera si prestava a leggergli brani tratti dai testi di Dante, Petrarca e Boccaccio, nel suo bell'idioma fiorentino, tanto apprezzato dall'Aldrovandi. L'artista viene così introdotto in un ambiente colto e cosmopolita: è colpito dalla scultura emiliana quattrocentesca e dalla lezione di Jacopo della Quercia. Con l'opera di quest'ultimo il confronto è davvero ravvicinato, visto che Michelangelo ha l'incarico di predisporre sulla facciata di San Petronio le sculture del portale realizzate da Jacopo (in mostra le vediamo in fedele riproduzione). Grazie all'Aldrovandi Michelangelo ottiene il prestigioso incarico di completare l'Arca di San Domenico, scolpendo le figure diSan Petronio, San Procolo e l’Angelo reggicandelabro, capolavori giovanili già animati da una nuova vitalità plastica e un'originalità che non fanno che accrescere la fama dell'artista.

Michelangelo Buonarroti, Madonna della scala, 1490 circa, marmo, 56,7x40,1 x cm; Firenze, Casa Buonarroti

(Michelangelo Buonarroti, Madonna della scala, 1490 circa, marmo, 56,7x40,1 x cm; Firenze, Casa Buonarroti)

Michelangelo, San Petronio, l'Angelo reggicandelabro e San Procolo, riproduzioni in mostra

(Michelangelo, San Petronio, l'Angelo reggicandelabro e San Procolo, riproduzioni in mostra)

Michelangelo, l'Angelo reggicandelabro

(Michelangelo, l'Angelo reggicandelabro)

Il secondo soggiorno a Bologna (1506-1508)

Tra il 1506 e il 1508, Michelangelo ritorna a Bologna, e in tutt’altro contesto: è ormai celebre, ma ancora inquieto e ambizioso. Tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre del 1506, arriva in città per un motivo particolare, quello di chiedere perdono al "terribile" pontefice Giulio II della Rovere, che vi si trovava per averla conquistata, cacciandone i Bentivoglio.
L'antefatto: nell'aprile del 1506 Michelangelo era fuggito da Roma, sdegnato dal comportamento del papa che non solo non rendeva i soldi per i marmi che l'artista aveva anticipato per la sua tomba, ma si rifiutava persino di riceverlo, facendolo addirittura cacciare in una occasione.
A Bologna Giulio II lo perdona e subito gli commissiona una propria statua bronzea in atteggiamento benediciente, da collocare sopra il portale maggiore della facciata di San Petronio. Una vera sfida per Michelangelo, poco esperto nella tecnica della fusione in bronzo, che richiese tempi più lunghi del previsto. Dello svolgersi dei lavori e della vita quotidiana a Bologna restano le testimonianze raccolte in un folto gruppo di lettere che l'artista indirizzò al fratello Buonarroto (presenti in mostra).
La statua fu inaugurata il 22 febbraio del 1508 ma avrà vita breve. Fu distrutta tre anni dopo, durante un momentaneo ritorno al potere dei Bentivoglio. E il bronzo venne riutilizzato da Alfonso d'Este, duca di Ferrara, per fondere un'artiglieria chiamata, per scherno, la "Giulia".

(Ducato Papale, D. IVLIVS.II. PONT.MAX, stemma dei Della Rovere in decagono in quadrilobo chiavi legate da cordone, R. BON.P.IVL.A.TI RANO.LIBERAT (tr: Bologna da Papa Giulio dal Tiranno liberata), Bologna, Museo Civico Archeologico.
Conquistata Bologna, Giulio II per sancirne la "liberazione" aveva fatto elargire alla folla festante queste monete d'oro e d'argento.

Non solo Michelangelo

Oltre al racconto esaustivo dei due soggiorni, la mostra approfondisce l’orizzonte artistico e culturale entro cui Michelangelo si inserisce. I capolavori giovanili fiorentini come la Madonna della scala sono messi a confronto con i maestri toscani e i modelli bolognesi. Donatello rappresenta un riferimento essenziale: la tecnica dello stiacciato – esemplificata in mostra dal Sangue del Redentore – offre al giovane Michelangelo un modello plastico e compositivo fondamentale. Allo stesso tempo, Jacopo della Quercia fornisce suggestioni formali e iconografiche che riaffioreranno, profondamente rielaborate, nelle sue opere mature. Parallelamente, la tradizione bolognese dei santi patroni Petronio e Procolo, testimoniata da dipinti, affreschi e sculture, fornisce uno stabile repertorio iconografico e compositivo: motivi che confluiranno nelle statue per l’Arca di San Domenico - visibili presso la Basilica di San Domenico sede esterna della mostra - a conferma del profondo legame tra la sua pratica scultorea e la cultura religiosa locale. Lungo il percorso espositivo le opere di Ercole de’ Roberti, Francesco Francia, Lorenzo Costa e Amico Aspertini, restituiscono il panorama artistico della Bologna bentivolesca, nel quale politica, fede e cultura si intrecciano in immagini potenti e allusive. Accanto ai marmi e ai disegni, dipinti, documenti e carteggi originali illustrano la fitta rete di relazioni tra Michelangelo, la corte bentivolesca, i Domenicani di San Domenico e la committenza papale.

Jacopo della Quercia, Madonna col Bambino, 1420 circa, terracotta policroma, 82 x 62 x 21 cm; Siena, Oratorio di San Bernardino

( Jacopo della Quercia, Madonna col Bambino, 1420 circa, terracotta policroma, 82 x 62 x 21 cm; Siena, Oratorio di San Bernardino)

Francesco Raibolini detto il Francia, Madonna col Bambino in trono tra i Santi Agostino, Giorgio, Giovanni Battista e Stefano (Pala Manzuoli o del cardellino), 1490 circa, olio su tavola, 232x173; Bologna, Pinacoteca Nazionale

(Francesco Raibolini detto il Francia, Madonna col Bambino in trono tra i Santi Agostino, Giorgio, Giovanni Battista e Stefano (Pala Manzuoli o del cardellino), 1490 circa, olio su tavola, 232x173; Bologna, Pinacoteca Nazionale)

( Alfonso Lombardi (Ferrara 1497 ca - Bologna 1537), San Procolo, 1528
marmo, altezza 163 cm; Bologna, Museo di San Petronio)

Informazioni

La mostra è a Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna.
Orari: martedì-domenica, 10.00-19.00. Chiuso lunedì
Fino al 15 febbraio 2026
Per il programma di visite guidate e le attività didattiche:
https://genusbononiae.it/

Ultimo aggiornamento: 20-11-2025, 12:47