Introduzione
Uno dei più importanti e amati maestri dell’arte del Novecento, Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint–Paul de Vence, 1985), è il grande protagonista della nuova stagione espositiva del Palazzo dei Diamanti a Ferrara e del MAR-Museo della città di Ravenna.
(Marc Chagall, La sposa dai due volti,1927, olio su tela, 99,8x73 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
"Chagall, testimone del suo tempo" a Palazzo dei Diamanti
Un viaggio straordinario attraverso 200 opere – tra dipinti, disegni, incisioni, alcuni dei quali presentati per la prima volta in Italia, e sale immersive che consentono di ammirare due sue creazioni monumentali in una dimensione coinvolgente e spettacolare (il soffitto dell'Opéra di Parigi e le 12 vetrate per la sinagoga di Hadassah) – la mostra a Ferrara evidenzia la profonda umanità di un artista plurale, visionario e testimone del suo tempo, cantore della bellezza e custode della memoria.
(Marc Chagall, Villaggio con sole offuscato, 1950, Olio su tela, 73,5x69,5 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
Nel laboratorio segreto di Marc Chagall il tempo sembra sottrarsi alle leggi della fisica. Sposi che
sorvolano campanili, violinisti sui tetti, profeti biblici accanto a capre azzurre compongono immagini dove memoria dell’infanzia e cronaca del presente si fondono in una vertiginosa simultaneità. Dietro
quest’apparente anarchia temporale si cela la lucidità di chi ha attraversato il Novecento come un
equilibrista, trasformando la propria esistenza in linguaggio universale.
Le sezione
L'esposizione è suddivisa in dieci sezioni. La prima, Eterna memoria, mostra come sia viva la presenza delle sue radici russe in tutta la sua opera. Nato in una
comunità ebraica rurale e tradizionale, trasforma gli elementi di questo mondo in un vocabolario visivo che lo accompagnerà per sempre: il profilo della città con le cupole ortodosse, le casette di legno, i
rabbini e i musicisti sui tetti. “Il paese che ho nell’anima”: così Chagall definisce Vitebsk, sottolineando un legame che va oltre la
semplice nostalgia. Anche dopo il distacco dalla Russia nel 1922, dichiara: “Non mi sono mai separato
dalla mia terra, la mia arte non può vivere senza di essa”.
La seconda sezione, Le Favole di La Fontaine, racconta della commissione che consacrò ufficialmente l’artista russo sulla scena parigina e
nel pantheon dell’arte europea.
Nella terza sezione, Quando la Storia Biblica incontra la cronaca contemporanea, siamo al ritorno dall’esilio americano, nel 1948, quando dipinge Exodus o La nave dell’Esodo e mostra come Chagall utilizzasse i
racconti biblici per interpretare eventi contemporanei. L’artista sovrappone due episodi: l’Esodo biblico dall’Egitto e la fuga degli ebrei europei dalle persecuzioni naziste, trasformando la cronaca in mito
universale.
Nella quarta sezione, Parigi dopo l’esilio, mostra come per Chagall Parigi sia una città interiore: spazio della scoperta e del ritorno, della libertà e della memoria. Se Vitebsk è la radice da cui trae nutrimento, Parigi è il terreno che libera il suo linguaggio poetico. Dopo l’esilio americano, il ritorno nella capitale francese segna una nuova fase creativa: la città non è più l’atelier a cielo aperto degli anni Dieci, ma il luogo della maturazione poetica dove l’esperienza si trasforma in visione, dove la memoria filtra il presente e lo reinventa attraverso il colore.
Nella quinta sezione, Volti e riflessi, si mostra come per Chagall il volto umano non sia mai dato univoco. Si sdoppia, si moltiplica perché riflette un’identità
complessa e sfaccettata.
(Marc Chagall, Schizzo per "Saint Germain des prés", 1952-53, Olio su tela montata su tavola, 29,5x25 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
(Marc Chagall , Doppio volto al chiaro di luna, 1950, Gouache e pastelli colorati su carta, 65x50 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
Nella sesta sezione, In dialogo con la materia, mostra come nelle opere di Chagall materia e supporto non sono semplici mezzi, ma protagonisti del racconto. Carta, tela,
masonite diventano strumenti per esprimere un linguaggio che si arricchisce attraverso una
sperimentazione costante.
La settima sezione, Mediterraneo, ci parla del trasferimento dell'artista nel Sud della Francia dove elabora un nuovo vocabolario visivo plasmato dalla luce, dal colore e dal calore. Dai primi soggiorni a Peira–Cava negli anni Venti fino al trasferimento definitivo a Vence nel 1950.
L'ottava sezione, Un linguaggio luminoso, è dedicata alle vetrate dell'artista che si distinguono per il loro approccio radicale al colore e alla forma narrativa. Nella nona sezione, Il giardino che non esiste, Chagall celebra la bellezza della natura, mentre nella decima e ultima sezione, La Pace, si sofferma su un dipinto del 1949, La pace appunto. Dopo anni di guerra e sradicamento,
l’artista affida a una colomba bianca il suo messaggio di speranza. Non è retorica, ma necessità: chi ha
vissuto la fuga, l’esilio, la perdita della patria, sa quanto fragile e preziosa sia la pace.
La mostra è aperta fino all' 8 febbraio 2026. Tutte le info sono sul sito web di Palazzo dei Diamanti :
La mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Arthemisia, in collaborazione con
il Servizio Cultura, Turismo e rapporti con l’Unesco del Comune di Ferrara, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, da una idea di Paul Schneiter e a cura di Francesca Villanti con Paul Schneiter.
(Marc Chagall, Circo o Clown con i cerchi, 1966, Olio su tela, 92x65 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
(Marc Chagall, Il tavolo davanti al villaggio,1968, Olio su tela, 100x72,5 cm, Collezione privata, © Marc Chagall, by SIAE 2025)
"Chagall in mosaico. Dal progetto all’opera" al MAR
Al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, dal 18 ottobre si presenta la prima mostra interamente dedicata al legame tra il grande artista e la tecnica musiva – un capitolo sorprendente e ancora poco noto del suo percorso creativo.
Il legame tra Marc Chagall e Ravenna nasce nel 1954, quando l’artista visita la città e rimane profondamente colpito dalla bellezza e dalla spiritualità dei mosaici bizantini. Un anno dopo, su iniziativa di Giuseppe Bovini, allora direttore del Museo Nazionale di Ravenna e per il tramite dello storico dell’arte Lionello Venturi, Chagall viene invitato a partecipare alla Mostra di Mosaici Moderni.
L’esposizione, che ha visto nel comitato scientifico la presenza di nomi illustri della storia dell’arte come Giulio Carlo Argan e Palma Bucarelli, rappresenta un unicum nel panorama nazionale e nell’evoluzione del mosaico contemporaneo, grazie alla collaborazione dei mosaicisti ravennati con artisti di fama internazionale. Gli artisti invitati, tra i più celebri dell'epoca in Italia, come Afro, Giuseppe Capogrossi, Renato Guttuso ed Emilio Vedova, inviarono bozzetti su carta rigida per la mostra di Ravenna. I mosaicisti, partendo da questi disegni, realizzarono le loro interpretazioni musive. Molte tra queste costituiscono oggi il nucleo storico della collezione musiva del MAR.
Così è proprio per Ravenna che anche Chagall realizza il suo primo mosaico, Le Coq bleu, sperimentando la tecnica musiva. É con Le Coq bleu, tra le opere più iconiche della collezione del Museo d’Arte della città, che si apre il percorso di mostra e che eccezionalmente, per la prima volta a Ravenna, esposto nelle due versioni musive realizzate da Antonio Rocchi e Romolo Papa, insieme al bozzetto originale.
La mostra così si sviluppa attraverso la narrazione di quattordici progetti di Marc Chagall, per lo più monumentali distribuiti tra il sud della Francia, gli Stati Uniti, Israele e la Svizzera, offrendo al pubblico un panorama completo dei mosaici realizzati dall’artista tra il 1958 e il 1986, con opere provenienti da istituzioni e collezioni internazionali.
Bozzetti, gouaches, disegni e mosaici testimoniano il processo creativo che ha accompagnato la realizzazione di ciascun progetto. Il percorso include anche dipinti, incisioni e litografie che completano il quadro della ricerca e dell’evoluzione dell’artista
(Marc Chagall, Le coq bleu, 1955-59, mosaico realizzato da Antonio Rocchi, Ravenna, MAR Museo d'Arte della città © Chagall ®, SIAE 2025)
(Marc Chagall, Le Grand Soleil, 1967, pietre, marmo, paste vitree, 340 x 420 cm, collezione privata, © Chagall®, by SIAE 2025, Photo: © Benoit Coignard)
Per la prima volta in Italia e per decenni non esposta al pubblico è eccezionalmente in mostra il grande mosaico Le Grand Soleil (1965-1967), capolavoro realizzato da Marc Chagall con Lino Melano. L’opera, un unicum nel percorso artistico di Chagall, fu originariamente donata dall’artista alla moglie Valentina come omaggio intimo e poetico per la loro dimora “La Colline” a Saint-Paul-de-Vence. Rimasta non visibile al pubblico per decenni, Le Grand Soleil in occasione della mostra ravennate torna al suo splendore grazie all’intervento accurato dei restauratori Benoit e Sandrine Coignard.
Il restauro, promosso e sostenuto dal MAR, ha reso possibile la restituzione al pubblico di questa straordinaria testimonianza dell’universo artistico chagalliano, con la sua potente carica simbolica e cromatica, finalmente visibile in tutta la sua bellezza.
La mostra si configura come un viaggio attraverso le grandi opere musive, dal celebre Les Amoureux (1964) realizzato per la Fondazione Maeght a Le Char d’Elie (1973) opera permanente del Museo Nazionale Marc Chagall di Nizza e Le Cour, (1964) mosaico architettonico qui rappresentato attraverso un’installazione ambientale totale che vuole riproporre la dimensione intima e accogliente del progetto di Chagall.
Il percorso espositivo prosegue con Le Message d'Ulysse, (1968) mosaico progettato per la Facoltà di giurisprudenza di Nizza, l’Orphée, (1969-1971) oggi esposto presso il giardino della National Gallery di Washington, Le Mur des Lamentations per la Knesset di Gerusalemme (1965-1966) e The Four Seasons, per la First National Bank di Chicago (1974).
La narrazione si completa con un approfondimento del lavoro individuale dei mosaicisti ravennati che si sono confrontati con l’opera di Chagall e che con lui hanno collaborato: Romolo Papa, Antonio Rocchi e Lino Melano.
La mostra è aperta fino al 18 gennaio 2026. Tutte le info sono sul sito web del MAR.
L’esposizione è l’evento con cui si inaugura la IX Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna, che da ottobre torna a Ravenna con tre mesi di eventi, mostre e installazioni diffusi in tutta la città.
Chagall in mosaico. Dal progetto all’opera è il frutto di un lavoro di coproduzione fra il Musée national Marc Chagall di Nizza e il MAR, è a cura del direttore generale dei Musées nationaux du XXe siècle des Alpes-Maritimes, Anne Dopffér, del responsabile scientifico del Museé national Marc Chagall, Gregory Couderc, dalla conservatrice del MAR, Giorgia Salerno, e del direttore artistico della IX Biennale di Mosaico Contemporaneo, Daniele Torcellini e si avvale della preziosa collaborazionedi Archives & Catalogue raisonné Marc Chagall.
(Marc Chagall, Orpheus, 1971, mosaico realizzato da Heidi e Lino Melano, Coll. John et Evelyn Nef donné à la National Gallery, Washington Photo Lee Ewing. © Chagall ®, SIAE 2025)
(Marc Chagall, Le prophète Elie, 1971, mosaico, 715 cm x 570 cm, Musée National Marc Chagall, Nice. Photo © RMN-GP / Gérard Blot © Chagall ®, SIAE 2025)
Ultimo aggiornamento: 17-10-2025, 11:02