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Introduzione

Al Palazzo del Governatore di Parma una mostra che riunisce per la prima volta, fuori dalla sede romana di appartenenza, tutti i lavori e capolavori del grande artista custoditi nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Si tratta di un ingente prestito, di oltre 60 opere, della più completa collezione pubblica del percorso di ricerca di Giacomo Balla, mai esposta in precedenza nella sua interezza.
L’esposizione si fonda in particolare sul consistente e rappresentativo nucleo di opere provenienti dalla generosa donazione delle figlie dell’artista, Elica e Luce Balla, con l’illuminata integrazione di dipinti e disegni selezionati, su indicazione della stessa Luce Balla, da Maurizio Fagiolo dell’Arco, grande studioso dell’artista, con la collaborazione di Elena Gigli.

Giacomo Balla: Pessimismo e ottimismo, 1923, olio su tela, cm 114,5 x 175,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025

(Giacomo Balla, Pessimismo e ottimismo, 1923, olio su tela, cm 114,5 x 175,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025)

La mostra

Tra gli artisti più “rivoluzionari” del Novecento, tanto da riconoscere in lui il “Leonardo da Vinci del XX secolo” – come amava definirsi – Giacomo Balla (Torino, 1871-Roma, 1958) , è il "pittore della luce" come fu già definito nel 1908. La luce è sempre stata la sua fonte d’ispirazione, il soggetto e insieme l’oggetto di un’indagine appassionata inseguita per tutta la vita.
L’universo di luce di Giacomo Balla si snoda, a Parma, in 13 sale, seguendo un ordine tematico e cronologico, in un’esposizione che ripercorre tutta la produzione di un genio autodidatta sempre fedele alla sua vocazione sperimentale, unica quanto straordinaria. Arricchita da apparati fotografici, biografici e storici provenienti dall’Archivio Gigli, la mostra si svolge dalla fase del realismo sociale e divisionista, attraverso la stagione dell’avanguardia radicale futurista (Balla firma con Marinetti e altri, tra cui Boccioni, Carrà e Russolo, i manifesti che definivano gli aspetti teorici del movimento), per approdare dopo il 1930 a un’inedita e pionieristica figurazione.

Giacomo Balla: Espansione dinamica + velocità N. 9, 1913 circa, olio su carta su tela, cm 64 x 107,2. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025

(Giacomo Balla: Espansione dinamica + velocità N. 9, 1913 circa, olio su carta su tela, cm 64 x 107,2. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025)

Apre il percorso Nello specchio (1901-1902), dove sono rappresentati l’amico scultore Giovanni Prini con sua moglie, lo scrittore Max Vanzi e lo stesso Balla. Di fronte a questo dipinto Giacomo Puccini esclamò: «Questa è la mia ‘Bohème’, la voglio ad ogni costo!». Benché lusingato, Balla preferì rimettendoci che il quadro fosse acquistato dallo Stato italiano che lo destinò alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Tra i nuclei più significativi riservati al pubblico si colloca il grande ciclo intitolato Dei viventi. Delle 15 opere dipinte dall’artista rivelate nel 1968 da Maurizio Fagiolo dell’Arco grazie a un appunto di Balla, sono giunte fino a noi solo quattro tele incentrate sugli ultimi e gli emarginati della nuova società del progresso di inizio Novecento, interesse riconducibile anche alle ricerche dell’antropologo e criminologo Cesare Lombroso, con il quale Balla entrò in contatto nel periodo torinese. Tra le opere Dei viventi superstiti c’è La pazza, una donna immortalata da Balla sul terrazzo della sua casa-studio ai Parioli in modo da suscitare stupore e sgomento in chi la osserva: l’atteggiamento è stravolto, la gestualità ha un ritmo convulso mentre lo sguardo vaga senza meta esprimendo la malattia psichica con disarmante efficacia. Dietro la tela I Malati è trascritta a macchina l’etichetta con le volontà di Balla sulla modalità di presentazione delle quattro opere, a mo’ di polittico e secondo una precisa successione, fedelmente proposta in occasione dell’allestimento a Parma: La pazza, I malati dipinto noto anche come Prime cure elettriche, Il contadino (di proprietà dell’Accademia di San Luca, in mostra attraverso una riproduzione fotografica a misura naturale in bianco e nero) e Il mendicante.

Giacomo Balla: Dei Viventi; La pazza, 1905, olio su tela, cm 174,7 x 115. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025

(Giacomo Balla: Dei Viventi; La pazza, 1905, olio su tela, cm 174,7 x 115. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025)

Il percorso rivolge attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori dell’artista ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione. Ne offre una potente testimonianza lo studio per Fallimento del 1902 circa (esito della sua attenta osservazione dei scarabocchi infantili sulla porta di un negozio in via Veneto a Roma chiuso da tempo) che Enrico Crispolti individuò come sorprendente precursore, in particolare, delle litografie dei muri parigini del 1945 di Jean Dubuffet.
Nei sei disegni per Volo di rondini, attraverso il dinamismo dell’auto (con l’intenso Espansione dinamica + velocità N. 9 del 1913 circa) si approda alle “linee della velocità”, definite dallo stesso Balla la base fondamentale delle sue forme di pensiero. In mostra si può ammirare anche il nucleo di lavori di diversa provenienza rispetto alle figlie dell’artista, esito di acquisizioni compiute nel corso degli ultimi decenni dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma o di donazioni. A questo ambito, appartiene lo splendido disegno Linea di velocità + spazio (1913 ca.) che torna a essere esposto al pubblico dopo oltre mezzo secolo.

Giacomo Balla: La famiglia del pittore, ottobre 1945, olio su tela, cm 138 x 100,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025

(Giacomo Balla: La famiglia del pittore, ottobre 1945, olio su tela, cm 138 x 100,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. GNAMC/foto di Alessandro Vasari © Giacomo Balla, by SIAE 2025)

Allo splendido ciclo delle Dimostrazioni interventiste del 1915 (il 28 giugno 1914 scoppia la Prima guerra mondiale: mentre l’Italia si proclama neutrale, i Futuristi declamando la guerra come “sola igiene del mondo” sono tra i favorevoli all’intervento in guerra) appartiene l’imponente dipinto Forme-volume del grido “Viva l’Italia” di cui è mostrato al pubblico per la prima volta l’esito di analisi radiografiche svolte sull’opera dalla ditta ArsMensurae di Stefano Ridolfi: si riconosce la sagoma di una donna in piedi, in verticale, mentre la composizione del 1915 viene dipinta in orizzontale. La figura femminile, visibile anche sul retro della tela in trasparenza, è stata ricondotta da Elena Gigli allo studio preparatorio passato in un’asta nel 1998 per il ritratto fatto da Balla alla moglie Elisa nel 1908, Nudo controluce, di cui oggi esiste, in una collezione privata, la realizzazione su carta.

Le sezioni conclusive della mostra sono dedicate all’ultima produzione figurativa di Balla, ancora poco nota al grande pubblico, di cui sono stati avviati studi solo in tempi recenti (soprattutto da Fabio Benzi), che attinge all’immaginario della fotografia di moda e di attualità, nonché a quello cinematografico, tanto quanto alla fascinazione per quell’energia universale che innerva la natura osservata nei parchi e nei giardini di Roma.
Tra le opere che mettono in evidenza queste inclinazioni, spicca l’olio intitolato sul retro della tavola La fila per l'agnello (detto a Roma Abacchio), dipinto nell’inverno del 1942. Un’originale prospettiva di “ripresa” offre una visione soggettiva attraverso la finestra del palazzo di Balla che si affaccia su via Montello, sulle lunghe file di persone intente a cercare di procurarsi il cibo che ormai scarseggia nella capitale nel cuore della Seconda guerra mondiale. L’artista si mette nuovamente in gioco con un approccio sperimentale che restituisce ancora una volta, ma in modi diversi, quel senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana. Il fil rouge è sempre la luce, linfa vitale dell’immagine, dal colore alla sua forma.

Informazioni

La mostra,realizzata e coorganizzata dal Comune di Parma e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, è a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini con la collaborazione di Elena Gigli, il contributo di Fondazione Cariparma e della Regione Emilia Romagna e la collaborazione di Solares Fondazione delle Arti.
E' aperta dal 10 ottobre 2025 al 1 febbraio 2026 (Chiuso lunedì e martedì. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio). Tutte le informazioni per organizzare la visita sono disponibili sul sito web del Comune di Parma

Ultimo aggiornamento: 09-10-2025, 12:13