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Introduzione

Un percorso in dieci sezioni con oltre 200 pezzi tra erbari storici, illustrazioni botaniche, stampe in nature printing e xiloteche, ma anche fotografie moderne e immagini ad alta tecnologia, è quello che troviamo al Palazzo del Governatore di Parma fino al 1 aprile 2024. E se un tempo i botanici portavano con sé gli illustratori in campo, oggi i ricercatori accolgono nei laboratori artisti visuali per creare immagini scientificamente ineccepibili. Visitiamo con meraviglia la splendida mostra "Impronte. Noi e le piante" realizzata dall'Università di Parma in collaborazione con il Comune, che ha coinvolto prestigiose  istituzioni italiane ed estere, dal Real Jardin Botanico di Madrid agli Orti Botanici di Padova, Bologna, Pavia, all'Erbario Centrale Italiano di Firenze, per citarne alcuni.
La prima "impronta" che incontriamo è quella di una mano, anzi, una manicula, disegnata da un ignoto lettore a margine della copia dell’Hortus Sanitatis di Johannes da Cuba (1548), un segno di evidenziatore ante litteram. Siamo nella sezione dedicata alla "Epoca del disegno", quando gli erbari erano usati da medici e farmacisti per riconoscere le piante curative.  Si tratta in generale di illustrazioni con un carattere decorativo, poco adatte al riconoscimento delle specie ma utili per memorizzare e studiare. Solo più tardi l'illustrazione si farà sempre più dettagliata con l'obiettivo di creare attraverso il disegno un preciso identikit della pianta: un'astrazione quindi, dove la mano dell'artista che accompagna il botanico deve quasi scomparire per offrirci l'Immagine con l'iniziale maiuscola che permetterà di identificare quella specie. E i colori? Come ottenere l'immagine "ufficiale" di una rosa rossa? Lo scopriamo in una teca che custodisce l'originalissimo Répertoire de couleurs pour aider à la détermination des couleurs des fleurs, des feuillages et des fruits del 1905, che unisce esperienze e necessità di floricoltori, artisti e scienziati. Un "pantone" ante litteram dove trovare tutte le sfumature possibili degli spinaci (les verts épinard) o dello zafferano (les jaunes Safran), ad esempio. Nelle teche troviamo anche dei modelli didattici di fiori in cartapesta del XIX secolo e degli splendidi funghi in cera. Scopriamo che fu Maria Luigia in persona ad acquistarli e donarli all'Orto Botanico di Parma nel 1817. Accanto ad essi  alcune tavole parietali (l'Orto Botanico di Parma ne conserva oltre 300) di fine Ottocento: siamo di fronte al vertice estremo del percorso di oggettivazione dell'immagine di una pianta, uno strumento indispensabile per l'insegnamento della botanica fino all'avvento dei supporti digitali. Interessante il  focus sulla "violetta di Parma" o, meglio, la "Violetta odorata Duchessa di Parma", introdotta dalla Catalogna, i cui petali sono diseguali, tanto da rendere unico ciascun fiore. Un video ci dimostra come l'illustrazione botanica sia stata il mezzo attraverso il quale molte donne hanno potuto accedere al mondo delle scoperte scientifiche, storicamente dominato dagli uomini. Un percorso lungo e non privo di ostacoli testimoniato dalle opere originali sette-ottocentesche di Maria Sybilla Merian, Dissertatio de generatione et metamorphosibus insectorum Surinamensium, Elizabeth Blackwell, A curious herbal, e Rosalba Bernini. Della Bernini è presente in mostra l'illustrazione di una pianta che, nonostante le sue origini messicane, ha una storia legata alla nostra terra. Nel 1792 il naturalista Jean-Baptiste de Lamarck decise di chiamarla "Sanvitalia" in omaggio alla nobile famiglia parmigiana dei Sanvitale, amanti della scienze naturali e della botanica.
Il rapporto tra l'immaginario botanico e la città di Parma  è ben illustrato dagli erbari di alcuni personaggi illustri tra cui Luigi Gardoni, il cui omonimo erbario farmaceutico è stato riportato alla luce solo nel 2014, dopo una permanenza silente negli armadi dell’Orto Botanico lunga più di un secolo. Si tratta di una raccolta eclettica di oltre diecimila cartelle, con piante essiccate e vari materiali d'epoca, organizzata dal Gardoni, erede di una antica famiglia di farmacisti, tra il 1836 e il 1878. C'è anche l'erbario "a impressione" di Giambattista Guatteri, fondatore dell'Orto Botanico di Parma intorno al 1770. Dopo aver ammirato alcuni splendidi erbari secchi, arriviamo alla sezione dedicata all'Epoca della Tecnologia. Ecco davanti a noi le illustrazioni moderne della fotografia, con strepitose immagini ottenute con tecniche microscopiche, incredibili ritratti spettrografici condotti sulle piante per accelerare la selezione agronomica e le fotografie di scienziati-artisti contemporanei come Craig Burrows, Igor Siwanovicz, Rob Kesseler e Jan Martinek, al contempo strumenti sperimentali di ricerca e vincitrici di premi fotografici internazionali. A cosa serve fotografare "l'anima" delle piante?Microscopie, infrarossi, ultravioletti, radar, immagini satellitari, time lapse, risonanze, fluorescenze offrono la cornice ideale per riflettere sui temi che caratterizzano la nostra contemporaneità, dal cambiamento climatico alla qualità dell’aria, dalla sostenibilità agricola alla gestione del verde urbano e forestale. Grazie a queste nuove visioni molte conoscenze sono state approfondite e amplificate, portando le piante da viventi “inanimati” a organismi centrati su complessità e interazione, indispensabili alla nostra vita nelle città e sul pianeta. 
C'è anche un'installazione, dal titolo "Artificial Botany" che, attraverso l'uso di algoritmi di apprendimento automatico, si serve delle illustrazioni botaniche del passato per rielaborarle e dare vita a un'opera in continua evoluzione, che quasi ipnotizza lo spettatore. 

La mostra è visitabile gratuitamente fino all’1 aprile 2024, da mercoledì a domenica dalle 10 alle 19, festivi inclusi. Il catalogo è in vendita in mostra.
Esiste anche un sito web dedicato con tutti gli approfondimenti: Noi e le piante

Renato Bruni - direttore scientifico dell’Orto Botanico di Parma e responsabile del progetto scientifico della mostra

“Si usa spesso l’espressione plant blindness per indicare la nostra scarsa capacità di notare le piante nella vita di tutti i giorni. "Impronte" nasce per evidenziare come invece studiosi e ricercatori abbiano sviluppato nei secoli una grandissima capacità di osservazione verso questi organismi, scoprendone gradualmente caratteristiche e peculiarità. A mancare sino ad ora è stata la ribalta, l’esposizione completa del fotoromanzo che la scienza ha costruito in secoli di botanica, un piano sequenza per capire quanto sia cambiata la risposta a una domanda solo apparentemente innocua: “che cos’è una pianta?” Si tratta di una risposta agevolata dallo strumento visuale e dal suo portato simbolico: le immagini scientifiche delle piante sono bellissime e capaci di trasmettere concetti complessi nell’emozione di un attimo”.

Paolo Martelli - Rettore dell’Università di Parma

Impronte. Noi e le piante rappresenta per l’Università di Parma una sorta di “manifestazione d’intenti” verso la città. Con fondi propri e col fondamentale supporto del territorio, in un “gioco di squadra” in cui crediamo moltissimo, l’Ateneo ha da alcuni anni avviato per l’Orto Botanico e per il Museo di Storia Naturale un importante percorso di riqualificazione, che proprio nel 2024 entra nel vivo con l’apertura dei cantieri. Questi due luoghi si apprestano a riacquisire il ruolo centrale che loro spetta nel tessuto culturale cittadino. I temi attorno ai quali gravita questo percorso sono i medesimi alla base dell’allestimento pensato per Palazzo del Governatore: le parole chiave sono dialogo, contaminazione, sostenibilità, complessità, coinvolgimento, scoperta. Questa mostra rappresenta quindi un traguardo importante, sia nei termini tangibili di un’esposizione sia in quelli immateriali ma non meno potenti della sintesi progettuale”. 

Ultimo aggiornamento: 14-11-2024, 10:59