Introduzione
Giovedì 19 dicembre 2024, nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio a Bologna, la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna inaugura l’esposizione “Giuseppe Dozza. L’archivio in mostra”, che fino all’1 marzo 2025 rievoca le vicende e le azioni dell’uomo che fu sindaco del capoluogo emiliano dal 1945 al 1966, dopo essere stato partigiano nella lotta di Liberazione e membro dell’Assemblea Costituente.
La mostra, allestita in occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte, è organizzata in collaborazione con l’Archiginnasio, con il patrocinio del Comune di Bologna e il contributo della Regione Emilia-Romagna (Legge regionale 3/2016 “Memoria del Novecento”).
Giuseppe Dozza
Nato a Bologna il 29 novembre 1901, appena ventenne Giuseppe Dozza è tra i fondatori del PCI - Partito comunista d’Italia. Perseguitato dal fascismo, vive tra la Francia e l’Unione Sovietica fino al 1943, quando torna in Italia ed è tra i principali organizzatori della Resistenza in Emilia-Romagna. Al termine della guerra partecipa ai lavori della Costituente, occupandosi principalmente del rapporto tra Stato ed enti locali.
Nominato sindaco di Bologna dal Comitato di liberazione nazionale e riconfermato dal voto popolare nelle elezioni del 1946, ha ricoperto la carica fino al 1966. Risollevare la città dalle macerie materiali e sociali del conflitto fu il suo compito più urgente: lo svolse alimentando la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e sviluppando servizi per tutti, dagli asili comunali al trasporto pubblico.
L’archivio in mostra
Nel 1974, dopo la morte di Dozza, le sue carte, sia quelle di lavoro, sia quelle private, sono state salvaguardate dalla Federazione bolognese del PCI. L’intero fondo è stato poi affidato all’allora Istituto Gramsci Emilia-Romagna, ora Fondazione, che lo tutela e ne garantisce la pubblica consultazione.
Tra i materiali conservati, la mostra seleziona quelli che rappresentano gli aspetti salienti della vita di questo protagonista della vita civile italiana tra il periodo della Liberazione e quello della ricostruzione: la militanza antifascista e l’esilio in Francia, l’attività politica e amministrativa, il rapporto con la cittadinanza, le relazioni affettive, la passione per la montagna. La documentazione esposta rappresenta solo una minima parte del fondo, che comprende complessivamente 62 faldoni: 57 di carte, manifesti e oggetti; 5 di stampe fotografiche.
La descrizione dell’archivio è stata pubblicata nel volume “Il Fondo Giuseppe Dozza”, pubblicato nel 1994 a cura di Virginia Sangiorgi e Paola Zagatti nella collana “Emilia-Romagna Biblioteche Archivi” dell’Istituto regionale per i beni culturali. La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna sta collaborando con l’Area Biblioteche e archivi del Settore Patrimonio culturale della Regione per revisionarne l’inventario e pubblicarlo nel Sistema informativo archivistico regionale Archivi ER.
Le lettere da Washington
Dal 15 al 20 giugno del 1961 Giuseppe Dozza viene invitato a Washington in rappresentanza del Comune di Bologna nell’ambito della World Conference of Local Governments, presieduta da Dwight D. Eisenhower. Durante il soggiorno negli Stati Uniti d’America scrive ogni giorno alla moglie Santa Dall’Osso (“Tina”) raccontando il viaggio, l’impatto con la città, le sue architetture e i suoi abitanti, e tornando spesso sul tema dei rapporti tra la popolazione bianca e quella afroamericana.
Le sei lettere, esposte in mostra, rappresentano il punto di vista peculiare di uno dei primi comunisti italiani a varcare la frontiera statunitense. I testi, letti dall’attore Lino Guanciale, si possono ascoltare anche online sul sito della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
Approfondimenti
“Giuseppe Dozza. L’archivio in mostra”
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Ultimo aggiornamento: 19-12-2024, 09:32