L’album inedito di Giacomo Savini (1768-1842). Pittura di paesaggio al Museo Davia Bargellini
"Il più intelligente e colto rappresentante della scuola martinelliana”: così era definito Giacomo Savini (Bologna, 1768 – ivi. 1842), una delle personalità di primo piano nella gloriosa storia del genere paesaggistico bolognese. Di Vincenzo Martinelli (Bologna, 1737 - ivi, 1807), rinomato autore di stanze paese (da non perdere "la boschereccia” collocata nell’appartamento del Legato, ora sede delle Collezioni Comunali d'Arte), Savini non solo fu allievo, ma ne seguì le orme, impegnandosi nella decorazione di numerosi palazzi in città e di ville in campagna.
Molto significativa è la sua attività di disegnatore, attestata dai numerosi fogli presso le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e da un album alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio con 48 Vedute copiate dal vero dal dottor Giacomo Savini, risultato di un viaggio compiuto nel 1830 a Pisa e Livorno.
Quasi del tutto inedita è invece una cartella di ben 141 disegni, conservata nell'archivio storico della Fondazione Opera Pia Davia Bargellini. Si tratta per lo più di studi originali dal vero di paesaggi visitati dall’autore nelle sue frequenti escursioni nel contado bolognese, giardini fantastici con monumenti di tipologia classica, riproduzioni di scene teatrali, schizzi per “boscherecce” e affreschi da interni, che attraversano tutti gli aspetti di una poliedrica attività sapientemente condotta tra scenografia, decorazione e vedutismo.
Da questo nucleo sono state selezionate (a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Ilaria Chia, con Ilaria Negretti) ventidue vedute a penna acquerellata che è possibile ammirare nell'esposizione, in corso al Museo Davia Bargellini fino al 23 marzo 2025, suddivise in cinque tipologie tematiche: Luoghi di delizie, Bologna e dintorni, Appunti di viaggio, Scorci quotidiani e Confronti. Sono ricomprese in quest’ultimo raggruppamento anche dieci opere pittoriche di Savini, oltre a sei tempere su tela del suo maestro Vincenzo Martinelli, e anche quattro piccoli paesaggi su lastre di zinco e ottone realizzati dall'antico padrone dell'immobile che ospita la mostra, Giuseppe Davia Bargellini (Bologna 1804, ivi 1874), collezionista e anch'egli pittore dilettante, che a Savini fu legato da una reciproca stima e a cui affidò la commissione della grandiosa stanza paese realizzata nel 1834 nel Palazzo Davia Garagnani a Bologna.
Il percorso espositivo si apre con paesaggi ideali dall’intonazione poetica, realizzati sull’esempio del maestro Martinelli. Uno dei motivi ricorrenti è il giardino all’antica, ispirato al mito del locus amoenus, dove lo sguardo si riposa tra statue, salici piangenti, padiglioni, barche ormeggiate.
Come Osserva Ilaria Chia nel catalogo che accompagna la mostra, "la rappresentazione del quotidiano costituisce il punto di arrivo della poetica di Savini". Il pittore più maturo, superata definitivamente l’Arcadia del maestro Martinelli, punta su un’arte ispirata direttamente al vero e volta a descrivere la realtà nei suoi aspetti più umili. Ecco che alla composizione di paesaggi ideali Savini affianca una vasta produzione "dal vero" di vedute, scorci di campagna o di città (l'Appennino bolognese, ma anche la campagna romana e del Centro Italia), còlti in presa diretta, affidati a uno schizzo su carta e poi rifiniti all’acquerello in studio. Come la Bologna descritta dal pittore, che predilige angoli remoti e poco conosciuti, orti urbani e il panorama dai colli. Da non perdere.
Intorno alla mostra un ricco calendario di visite guidate e appuntamenti. L'ingresso è, come sempre, gratuito. Tutte le informazioni sul sito web del Museo Davia Bargellini
Per approfondire ulteriormente il tema, dopo la visita alla mostra, ci si può recare al vicino Museo Ottocento Bologna, dove dal 18 ottobre 2024 al 3 marzo 2025 è visibile la mostra Dinastia Savini. Giacomo (1768 – 1842), Alfonso (1838 – 1908), Alfredo (1868 - 1924), a cura di Francesca Sinigaglia e Ilaria Chia, che ripercorre le vicende artistiche dei membri della famiglia Savini, da Giacomo al nipote Alfonso (Bologna, 1836 – ivi, 1908) fino al figlio di quest’ultimo, Alfredo (Bologna, 1868 – Verona, 1924).