I’M A MOSAIC!
E' molto azzeccata l'immagine guida scelta per la mostra "I'M a Mosaic!", mostra in corso al MAR-Museo d’Arte della città di Ravenna fino al 12 gennaio 2025. E' un'opera di Carlo Pasini del 2012, Arc en ciel, uno slancio verso il futuro per un'istituzione, la Scuola del Mosaico dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna, che proprio quest'anno compie 100 anni di vita.
Lunga vita al mosaico, quindi, rinato nel XX secolo e oggi forte di identità e autonomia proprie, ribadite in modo imperativo dal titolo dell'evento espositivo, che ci conduce ben oltre la già assodata emancipazione "storica" dall'arte pittorica e le presunte limitazioni della "tecnica".
Nelle 8 sezioni che compongono l'allestimento si ripercorre per intero questa rinascita: dalle grandi opere degli anni ’30 a quelle realizzate da alcuni dei nomi più significativi dell’arte italiana del secolo scorso, fino ad arrivare agli esiti più originali dell’oggi.
A partire dal 1924 infatti, grazie alla nascita della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, seguita nel 1948 dalla nascita del Gruppo Mosaicisti, l’arte musiva conosce un nuovo periodo di splendore aprendosi a nuovi contesti e poetiche artistiche, per poi diventare uno dei linguaggi visivi della contemporaneità.
Nei primi anni Trenta del Novecento la “grande decorazione” è al centro del dibattito critico e ideologico italiano. In questo contesto il mosaico, con le sue caratteristiche di rigore, autorevolezza e capacità narrativa, viene considerato da molti artisti come la tecnica più adatta ad incarnare lo spirito dell’epoca nella decorazione degli spazi pubblici di nuova costruzione. Tra questi artisti vi è Mario Sironi che nel 1933, alla V Triennale di Milano, risulta essere una figura fondamentale nella selezione degli artisti che lavorano al Palazzo dell’Arte, tra cui Massimo Campigli, Achille Funi, Alberto Savinio e Gino Severini.
Col Dopoguerra e la nascita del Gruppo Mosaicisti assistiamo a un periodo di grande fermento culturale e di nuove opportunità: in primis urge la necessità di restaurare le testimonianze musive antiche provate dalla guerra; tuttavia questa è anche l’occasione per ribadire l’unicità del patrimonio ravennate e per cimentarsi con le espressioni artistiche moderne.
Nasce in questo contesto la Mostra dei Mosaici Moderni, oggi esposta permanentemente al MAR, che vede i mosaicisti a contatto con artisti del calibro di Afro, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Marc Chagall, Renato Guttuso, George Mathieu, Emilio Vedova. La mostra inaugura a Ravenna nel 1959, ma già dall’anno seguente diventa itinerante e viene esposta in vari Paesi europei e persino in diversi Stati americani.
Ancora negli anni ’50, anche Lucio Fontana, che già si era avvicinato al mosaico bizantino negli anni ’30, esplora le possibilità dimensionali del mosaico nei Concetti spaziali della serie Pietre. Negli anni ’60 e ’70 i rapporti tra i mosaicisti e gli artisti si moltiplicano, come dimostrano le numerose traduzioni di opere di Alighiero Boetti, Piero Dorazio, Riccardo Licata, Aldo Mondino, José Ortega, Emilio Scanavino, Tono Zancanaro. Il cartone, dapprima da realizzare fedelmente, viene sempre più inteso come idea nella quale innestare innovative soluzioni di materia, luce e colore. Negli anni ’80, grazie in particolar modo alle sperimentazioni tra mosaico e design, il linguaggio musivo trova una nuova linfa vitale, come testimoniano i lavori di Ugo Marano e di Luciana Notturni con Studio Alchimia.
Anche gli artisti della Transavanguardia, Sandro Chia, Mimmo Paladino ed Enzo Cucchi, sperimentano il mosaico nelle sue diverse declinazioni.
Arriviamo agli ultimi trent'anni, quando l’incontro con il mosaico e l’Accademia di Belle Arti di alcuni importanti artisti del panorama nazionale avviene nel nome della libertà espressiva e della sperimentazione, dell’ibridazione tra le arti e della rielaborazione concettuale, tecnica e materica. Tra le molte opere che avrebbero potuto essere esposte, sono stati scelti gli esempi che meglio incarnano questa varietà poetica e stilistica tra cui: Flavio Favelli, Davide Medri, Carlo Pasini, Alessandro Pessoli, Nicola Samorì, Maria Luisa Tadei, Antonio Violetta, e Fabrizio Plessi, capace nelle sue videosculture di rendere liquido il mosaico, liberandolo dalla sua intrinseca staticità.
Ben rappresentata è anche la Scuola del Mosaico dell'Accademia oggi, con i lavori degli attuali docenti Silvia Naddeo, Leonardo Pivi, Marco Santi, Daniele Strada. Inoltre sono presenti alcuni workshop realizzati con la collaborazione di artisti quali Andrea Chiesi, CaC03, Marco De Luca, Giovanni Gaggia, Flavio Favelli, Mario Nanni ed Enzo Tinarelli.
Una sezione multimediale dà conto della presenza del mosaico nello spazio pubblico negli ultimi decenni: dalla metropolitana di Napoli con i giganteschi mosaici site specific di William Kentridge alla stazione Toledo o alla stazione di Materdei con i mosaici di Sandro Chia nella guglia interna e di Luigi Ontani sopra la rampa di scale. E ancora Roma, con il mosaico di Mimmo Paladino dell’Ara Pacis che torna alle radici della cristianità. E poi Ravenna, le cui installazioni pubbliche sono ampiamente documentate nella sezione permanente dei Mosaici Moderni e Contemporanei.
Tutte le informazioni per organizzare la visita sono disponibili sul sito web del MAR