venerdì,  15 marzo 2024

Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967

Al MIC Faenza, dal 17 marzo al 13 ottobre 2024, oltre 200 opere dell’inventore del Made in Italy

"Chi vi parla è un artista, parte del lavoro del quale è collegata ad una importante produzione d’arte industriale”: così si presentava Gio Ponti nel 1929. Ce lo ricorda Stefania Cretella, curatrice della splendida mostra che ci regala il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza fino al 13 ottobre 2024.
Giovanni Ponti, detto Gio (senza accento), si era laureato in architettura presso l'allora Regio Istituto Tecnico Superiore (il futuro Politecnico di Milano) nel 1919, ma la definizione di "architetto" gli stava stretta, difficile contenere in quel titolo - lo ricorda sempre Cretella nel catalogo della mostre - "le mille sfaccettature della sua poliedrica carriera di inventore di forme e decori, imprenditore, promotore delle arti, coordinatore di mostre, editore, critico e, naturalmente, architetto." 
Ponti è una figura chiave nella definizione del gusto italiano tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, non solo attraverso i continui e innovativi progetti per l'architettura e l'industria del design, ma anche grazie all'eccezionale rete di contatti e relazioni con artisti e artigiani che seppe costruire, alla base di quel "fare" italiano che l'artista fece conoscere al grande pubblico attraverso le pubblicazioni e le esposizioni. Pensiamo alle riviste da lui fondate, "Domus" e "Stile", alle Biennali di Monza, alle Triennali di Milano e agli eventi internazionali di cui fu protagonista e organizzatore, come la mostra itinerante “Italy at Work. Her Renaissance in Design Today” tenutasi negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1953, nata per promuovere oltreoceano il “Made in Italy” presentando i massimi rappresentati del design e dell’alto artigianato artistico italiano.
Qui a Faenza naturalmente ci si concentra in particolare sul suo rapporto con la ceramica, che inizia appena laureato. Tra il 1921 e il 1922 
il giovane Ponti ha la grande opportunità di entrare a far parte del comparto artistico della Società Ceramica Richard-Ginori, con l’incarico di rinnovare radicalmente il repertorio storico della manifattura, proponendo nuove forme e decorazioni destinate ben presto a rivoluzionare in modo indelebile il concetto stesso di modernità e a segnare la strada della linea neoclassica dell’Art Déco italiano. Ne diviene direttore artistico nel 1923 e per un decennio, facendosi affiancare, nei primi anni Trenta dal giovane apprendista Giovanni Gariboldi, che diventa suo assistente di fiducia e poi suo successore in casa Richard Ginori. E' un periodo felice per la Società Ceramica Richard-Ginori e a Ponti è riconosciuto il merito di aver permesso alla Società Ceramica di gareggiare con la produzione estera dell'epoca. Ponti si rivela capace di proporre soluzioni inedite, con modelli e decori che recuperano la classicità (la cista etrusca e il vaso-urna nelle forme, i temi classici rivisitati nelle decorazioni) insieme a nuovi temi legati alla vita quotidiana, allo sport e alla velocità, facendo l'occhiolino al futurismo, all'arte metafisica di De Chirico, alla secessione austriaca, all'arte di Modigliani, il tutto per giungere a un linguaggio originale e autonomo, chiaramente riconoscibile.
In mostra, tra le sue celebri serie, ricordiamo ad esempio quella dedicata a "Le mie donne". Il tema è  rinascimentale e recupera la tradizione delle “Belle donne”, ovvero quel particolare genere affermatosi a Faenza verso l’ultimo quarto del Quattrocento, caratterizzato dalla presenza di ritratti femminili, spesso associati al cartiglio riportante il nome della donna, dipinti su piatti, coppe e brocche. L’idea di Ponti è quella di attualizzare il tema antico e di adattarlo al gusto contemporaneo dotando ciascuna figura femminile di propri tratti somatici distintivi e di un nome inusuale e arcaico. Il ritratto di profilo delle “Belle donne” viene sostituito con un nudo femminile elegante e ritmico, idealizzato e stilizzato e chiaramente ispirato ai modelli della scultura e della pittura di età manierista, da Rosso Fiorentino a Benvenuto Cellini a Bartolomeo Ammannati. Da notare i richiami alla contemporanea grafica di Erté e ai disegnatori déco, oltre all’influenza derivata dai dipinti di Amedeo Modigliani, riscontrabile negli occhi dal caratteristico taglio a mandorla, nei volti a triangolo e nelle forme allungate.
Ponti per tutta la vita ha avuto una grande attenzione verso gli artisti suoi contemporanei. Non a caso suggeriva alla Richard Ginori di acquistarne le opere per arricchire la propria collezione e confrontarsi con nuovi linguaggi. E i contemporanei hanno preso ispirazione da Ponti, considerandolo un maestro: l'ultima sezione espositiva (in totale 14 sezioni con oltre 200 opere)  si chiude proprio con un focus dedicato all'eredità di Ponti e alle influenze che ha avuto su autori quali Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, per giungere ai contemporanei POL Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni, Andrea Salvatori.
Il ricco catalogo – edito da Dario Cimorelli editore - si avvale del supporto dell’Archivio Ponti e dei contributi critici del curatore e di Claudia Casali, Elena Dellapiana, Matteo Fochessati, Fulvio Irace, Salvatore Licitra, Fiorella Mattio, Oliva Rucellai, Valerio Terraroli.
Documenta il ricco e vario percorso il film “Amare Gio Ponti”, per la regia di Francesca Molteni, prodotto da Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives.

Info e orari:
Fino al 31 marzo dal martedì al venerdì ore 10-14, sabato e domenica e festivi ore 10-18. Dal 1 aprile dal martedì alla domenica e festivi, ore 10-19. Chiuso i lunedì non festivi, 1 maggio, 15 agosto
Sito web MIC Faenza

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ultima modifica 2024-03-22T13:16:02+01:00
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