venerdì,  26 aprile 2024

Fotografia Europea 2024: La natura ama nascondersi

Dal 26 aprile al 9 giugno 2024 Reggio Emilia ospita la diciannovesima edizione del Festival, dedicata ai legami tra uomo e natura

Il titolo dell'edizione 2024 di Fotografia Europea, La natura ama nascondersi, riprende un celebre frammento di Eraclito per ricordarci come il nostro rapporto con la natura sia conflittuale, in bilico tra il desiderio di predominio nei suoi confronti e lo scacco in cui essa ci tiene quando mostra il suo lato distruttivo. 
Come superare questo atteggiamento così umano e come far fronte alle sfide che la Natura, umiliata e offesa, ci propone? Sono alcuni degli interrogativi a cui le decine di fotografi presenti al Festival tentano di dare una risposta. 
Partiamo con la mostra storica di questa edizione: a Palazzo Magnani c'è la retrospettiva,  mai presentata in Italia, di Susan Meiselas, fotografa americana nota soprattutto  per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell'America Centrale. Qui presenta Mediations, una selezione di opere che vanno dagli anni Settanta a oggi.

Le sale dei cinquecenteschi Chiostri di San Pietro ospitano ben dieci esposizioni, tra cui, al piano terra, una mostra che cattura l'infinita mutevolezza delle nuvole in una collettiva, intitolata Sky Album. 150 years of capturing clouds, in cui si celebra la vastità e la bellezza delle immagini di nuvole e l'unicità della pratica di fotografare il cielo da parte di scienziati, dilettanti e artisti. Oltre centocinquanta opere raccontano questa passione a partire dagli albori della fotografia, dal francese Gustave Le Gray all’italiano Mario Giacomelli, passando dai lavori dell’americano Edward Steichen fino ai due artisti contemporanei chiamati a creare due installazioni, la finlandese Anna Ninskanen e il britannico Kalev Erickson. Al piano superiore, tra gli altri, espone il fotografo indiano Arko Datto che porta all’attenzione dei visitatori la questione incombente della catastrofe climatica e dei rifugiati che questa genera, attraverso una trilogia fotografica in corso da nove anni. I due capitoli qui presentati, tratti dal progetto The Shunyo Raja Monographies sono interamente dedicati al territorio del Delta del Bengala, considerato uno degli epicentri del cambiamento; includono ritratti e paesaggi che mappano l'erosione e l'innalzamento del livello del mare attraverso l'India e il Bangladesh e traccia la traiettoria degli sfollati e dei paesaggi perduti a causa di una natura che reclama sempre più attenzione. A seguire ricordiamo Matteo de Mayda, fotografo veneziano, con un’installazione composta da foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche che fanno parte del progetto There’s no calm after the storm, in cui indaga gli impatti a lungo termine e meno visibili della tempesta Vaia, che ha colpito il Nord-est dell’Italia alla fine del 2018. Nato dopo la fine dell’emergenza, il progetto riflette sul fragile equilibrio tra l’azione dell’uomo e la tenuta degli ecosistemi.
Nel grande corridoio centrale, Natalya Saprunova espone il progetto Permafrost che racconta la vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico. Qui, nei suoi lunghi viaggi in compagnia della macchina fotografica e di un taccuino, la fotografa russo-francese scopre luoghi come la Yakutia e le sue popolazioni indigene, tra cui i pastori di renne Evenki e gli Yakuti, allevatori stanziali di mucche e cavalli. I colori tenui dei suoi scatti restituiscono l’ansia di queste comunità, testimoni del rapporto simbiotico con una natura estrema che oggi è messo a rischio dalle conseguenze dell’industrializzazione. Bruno Serralongue dedica invece il suo progetto, dal titolo Community Gardens of Vertus, Aubervilliers, alla lotta - su scala locale, ma legata a una più ampia consapevolezza della necessità di preservare ambienti vivibili di fronte a progetti ecocidi – che alcuni giardinieri hanno iniziato nel 2020 per opporsi all’abbattimento di oltre 4.000 metri quadrati di orti, a favore di nuove costruzioni per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Questo succede a meno di due chilometri da Parigi, ad Aubervilliers in Seine-Saint-Denis, il dipartimento più popolato della Francia e dove gli spazi verdi sono i meno numerosi.
Nella sede di Palazzo da Mosto trova spazio la produzione di Fotografia Europea 2024, affidata a Karim El Maktafi, dal titolo day by day, e si focalizza sull’affascinante contesto delle “Aree Interne”. Nello specifico l’indagine del fotografo si è sviluppata in vaste porzioni dell’Appennino Emiliano, in cui El Maktafi ha esaminato il profondo e fragile legame tra l'uomo e la natura, facendo emergere l’eredità culturale attraverso stili di vita profondamente radicati nei cicli lenti dell'ambiente naturale montano.
La mostra Index Naturae, a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi (OMNE - Osservatorio Mobile Nord Est), comprende 116 libri fotografici pubblicati negli ultimi cinque anni dedicati al tema della natura. 
I progetti selezionati dalla giuria della Open Call, tra gli oltre 500 lavori di artisti e curatori che vi hanno partecipato, sono quelli di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni. Il progetto SHIFTERS di Marta Bogdańska è iniziato con una ricerca d'archivio e una raccolta di articoli sulle spie animali in guerra che l'artista ha messo in relazione con la storia della loro liberazione e dei loro diritti.  Michele Sibiloni, invece, stimola una riflessione sul futuro dell'alimentazione mondiale e sul precario equilibrio degli ecosistemi naturali attraverso il progetto Nsenene, che documenta i momenti frenetici delle attività della raccolta delle cavallette (Nsenene, appunto) in Uganda, a cui si alternano lunghi periodi di attesa e speranza; tempistiche sempre meno prevedibili a causa del cambiamento climatico.

Riapre anche Villa Zironi, gioiello dell’architettura liberty che ospita la mostra Radici, di Silvia Infranco. Silvia Infranco negli ultimi anni si è orientata sullo studio degli erbari, sulla farmacopea e sui processi di cura arcaici e rituali rinvenuti in manoscritti e in testi a stampa antichi. La mostra sviluppa queste sue ultime riflessioni sul rapporto tra uomo e natura nell’ambito dell’approccio fitoterapico con particolare attenzione ai risvolti magici, simbolici ed alchemici intervenuti nel corso dei secoli. 

Al Palazzo dei Musei troviamo Luigi Ghirri. Zone di passaggioa cura di Ilaria Campioli, che propone una riflessione sul tema del buio e della notte con l’obiettivo di raccontare l’importante ruolo che entrambi rivestono nell’immaginario collettivo. Punto di partenza sono le numerose opere di ambientazione notturna che Luigi Ghirri ha realizzato nel corso della propria produzione. Sono i luoghi “illuminati in maniera provvisoria, o gli spazi che vivono una loro discreta semioscurità e che solo temporaneamente diventano luminosi in maniera festosamente provvisoria”, in cui si attiva una lettura alternativa del reale. La mostra presenta quindi il lavoro di diversi e importanti autori di rilievo internazionale che, a partire dalle sperimentazioni sul medium e sulla visibilità della fine degli anni Sessanta, utilizzano il buio come possibilità di narrazione. Sono Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Stefano Graziani, Armin Linke, Amedeo Martegani e Awoiska Van Der Molen.

Contaminazioni è la collettiva a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi che vede in mostra, sempre a Palazzo dei Musei, gli scatti dei sette artisti selezionati dalla giuria internazionale della Call Giovane Fotografia Italiana/Premio Luigi Ghirri: Claudia AmatrudaBenedetta Casagrande, Noemi ComiMassimiliano Corteselli, Camilla Marrese, Cinzia Romanin, Alessandro Truffa. 

Alla Biblioteca Panizzi una mostra che ridona visibilità alla collezione di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con sede a Rubiera che dal 1990 al 2023 ha realizzato indagini fotografiche sul territorio regionale e nazionale. Oggi, gli scatti raccolti sono in deposito presso l’Archivio fotografico della Biblioteca Panizzi per essere conservati, valorizzati e restituiti alla cittadinanza. In particolare in questa edizione sono esposte le due interpretazioni che Paola De Pietri nel 1994 e  Walter Niedermayr nel 1997 hanno dato delle Casse d’espansione del fiume Secchia. 

Altri luoghi e spazi partecipano a questa imponente edizione di Fotografia Europea, curata da Tim Clark (editor 1000 Words), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (ricercatrice e curatrice, Archive of Modern Conflict).
Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagna i visitatori dalle giornate inaugurali – 26, 27, 28 aprile – fino al 9 giugno.

Per tutte le informazioni e i dettagli:
https://www.fotografiaeuropea.it/

 

 

 

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ultima modifica 2024-05-02T14:31:56+01:00
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