Palazzo Leoni
La storia dell’edificio ebbe inizio con un cantiere affidato da Ludovico Leoni Nordoli a Girolamo da Treviso nel 1519 (Oretti, quindi Roversi); una data coerente con la tradizionalità del portico e le finestre che richiamano gli oculi delle case degli inizi del secolo. Nel 1549 Vincenzo Leoni acquistò caseggiati in vicolo Luretta e avviò altri lavori. E’possibile che i progetti toccassero ad Antonio Morandi detto il Terribilia (Sighinolfi), al cui stile rimanda il prospetto simile a quello dei palazzi Orsi e Bonasoni; a Francesco, figlio dell’architetto, sarebbero spettati invece i lavori di “abbellimento” documentati nel 1569 e nel 1583 (ASB, Archivio Malvezzi Campeggi Leoni).
Compiuto l’appartamento nobile, alla metà del secolo presero avvio i cantieri figurativi: la Natività affrescata sotto il portico da Nicolò dell’Abate (opera perduta, ca. 1552), documentata dalle incisioni del Mitelli e di Gaetano Gandolfi (1768) (Mazza), e i fregi degli ambienti di rappresentanza. Ultimati nel 1555, come attesta l’iscrizione sul bordo di un riquadro (Landi, 2018), i dipinti murali raffigurano episodi dell’Eneide di Virgilio: nel salone, in diciotto riquadri, scorrono le vicende della Guerra di Troia (libro II), mentre nell’antisala, suddivisa in dodici scene, è narrata la storia di Enea e Didone (libro IV).
Il ciclo fu disegnato da Achille Frulli e riprodotto in litografia da Angiolini (1851) in un volume che ci permette di ricostruire il complesso nella sua integrità, ad eccezione di due scomparti perduti prima della traduzione incisoria.
Il committente dei cicli pittorici fu Vincenzo Leoni, presidente dell’Accademia degli Ardenti dal 1555: si trattò forse di Vincenzo detto Camillo, il fratello di Girolamo, o di suo nipote Vincenzo (1523-1600), il promotore degli “abbellimenti” già ricordati: una personalità di umanista documentata (Fanti, quindi Landi). E’ interessante osservare come l’appartenenza accademica caratterizzasse tutta la discendenza Leoni: da Girolamo jr., figlio di Vincenzo che ospitò il giovane Guido Cagnacci nel palazzo di via San Martino nel secondo decennio del Seicento, fino a tutti gli altri esponenti della dinastia. Questo spiega il carattere intellettuale, e ”libresco”, dell’iconografia degli affreschi.
Nel salone i fatti raccontati nel II libro del poema si succedono sedici riquadri (diciotto in origine, più il camino “con Mercurio”), intervallati da putti e leoni già riferiti al Pupini. Da sinistra a destra, come in un libro dipinto, scorrono i seguenti episodi:
- Il colloquio tra Capi e Timete
- Sinone è condotto alla presenza di Priamo
- Laocoonte e i suoi figli vengono uccisi dai serpenti marini
- Il cavallo di legno è introdotto a Troia
- L’esercito greco entra dalle porte di Troia
- Enea, visitato in sogno dall’ombra di Ettore, si prepara alla battaglia
- Enea incontra Panto, sacerdote di Apollo
- Corebo indossa l’elmo di Androgeo
- Cassandra trascinata fuori dal tempio di Minerva
- Enea, Ifito e Pelia corrono al palazzo di Priamo
- L’assedio del palazzo di Priamo
- Ecuba conduce Priamo all’ara domestica
- Pirro uccide Polite
- Venere appare ad Enea
- Un prodigio persuade Anchise, padre di Enea, ad abbandonare Troia
- La fuga da Troia
Nell’antisala le storie del IV libro sono suddivise in dodici scomparti, alternati a figure femminili introdotte in funzione di “termini”.
- Didone che si confida con la sorella Anna (opera perduta)
- Didone che sacrifica agli dei (opera parzialmente perduta)
- Didone mostra la città ad Enea
- Il colloquio di Venere e Giunone
- La caccia
- Didone ed Enea nella grotta
- La fama divulga la notizia dell’unione tra Enea e Didone e raggiunge il re dei Getuli Giarba
- Mercurio comanda ad Enea di partire
- Enea ordina ai compagni di preparare la fuga
- I preparativi per la partenza
- Anna supplica Enea di rimandare la partenza
- Mercurio appare in sogno ad Enea
Il ciclo si presenta come la traduzione pittorica più fedele del testo virgiliano. In questa caratteristica consiste l’aspetto più interessante dei fregi Leoni, che propongono in scala monumentale la sequenza narrativa proposta, a quelle date, dal libro illustrato.
Gli affreschi furono attribuiti a Nicolò dell’Abate. Reduce da palazzo Poggi, l’artista aveva messo mano, con buona probabilità, ad alcune scene meditate con cartoni preparatori. Partito nel 1552 per Fontainebleau, lasciò sul cantiere Lorenzo Sabatini, coadiuvato da alcuni collaboratori (Landi, on line, 2019). A Mario, figlio di Lorenzo, è da attribuire invece il ciclo decorativo di ispirazione emblematica che corre sotto i fregi (Landi, on line, 2019). Ispirato alla filosofia ermetica irradiata dal palazzo di Achille Bocchi, i medaglioni riproducono in chiave neoplatonica le incisioni dei Geroglifici di Piero Valeriano, noti come Orapollo. Questo tipo di decorazione, funzionale agli ambienti di studio e presente nella biblioteca di S. Giovanni Evangelista a Parma, fa pensare che in questo vasto ambiente si studiasse, e che qui fosse sistemata la biblioteca Leoni, elencata nell’archivio della famiglia (Landi).
Forte il debito dei fregi virgiliani verso l’editoria. Affiora, nelle scene, il ricordo delle illustrazioni: l’edizione giolitina dell’Orlando Furioso del 1542, cui si ispira il quinto scomparto del salone, il capolavoro del ciclo che può essere assegnato a dell’Abate o a suo fratello Pier Paolo (L’esercito greco entra dalle porte di Troia), e l’Eneide francese del 1552 (L’ingresso del cavallo), edita a Lione con tavole riferite al Salomon ma da ripensare, invece, come opere di Nicolò, che partì per la Francia con i cartoni preparatori di palazzo Leoni sotto il braccio, tradotti poi nell’incisione (Landi su cortese suggerimento di Andrea Louis Ballardini).
Un’Eneide “libresca”, quindi, in contrapposizione alla verità degli affetti espressa dall’Eneide di Ludovico Carracci in palazzo Fava (Genius Bononiae, 12/02/2020, Elisabetta Landi: "Ad apertura di libro e ad apertura di finestra": dall' Eneide di Palazzo Leoni al fregio di Palazzo Fava)
Nell’antisala si scorgono, invece, citazioni dal Camerino dell’Eneide affrescato da Ercole Procaccini nella Rocca Sanvitale di Sala Baganza (1556), ripetute, nel palazzo di via Marsala, da Orazio Samacchini (attr. Godi, Winkelmann). In alcuni riquadri sembra possibile riconoscere, invece, la mano di Giulio Bonasone: nel Colloquio di Venere e Giunone, nella scena con Mercurio che comanda ad Enea di partire (Landi), e in quella con re Giarba, ispirata alla tav. XLVIII delle Symbolicae Quaestiones (1555) (Landi, on line, 2019).
Nel 1709, con l’estinzione in linea maschile della famiglia, il palazzo passò al conte Pier Paolo Malvezzi Locatelli, che nel 1706 aveva sposato Maria Caterina Leoni. Dal matrimonio nacque il cardinal Vincenzo Malvezzi Locatelli, che fu presidente dell’Accademia Filarmonica.
Nella seconda metà del Settecento nel salone venne allestito, nel salone, il teatro dell’Accademia dei Ravvivati, fondata da Francesco Albergati Capacelli, una struttura effimera che rovinò, con il fumo delle candele, gli affreschi poi restaurati nel 2008.
Nel XIX secolo il pittore Giuseppe Sedazzi subentrò alla proprietà del palazzo che diventò in seguito la sede della Corte d’Assise, prima di passare alla famiglia Marchesini (Valdecasas) e al Collegio di Spagna, proprietario dell’edificio dal 1876.
Pubblicazioni specifiche su Palazzo Leoni
- Elisabetta Landi, Giuseppina Tonet, Libri a Palazzo. Una sede ritrovata per la biblioteca dell’IBC, Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna, Bononia University Press, 2011
- Angelo Mazza, “La non mai a bastanza lodata Natività del Signore di Nicolò dell’Abate”, in Elisabetta Landi, Giuseppina Tonet, Libri a Palazzo…, cit., pp. 65-81
- Marco Muzzioli, Palazzo Leoni. Fortuna critica e vicenda architettonica e decorativa, in Elisabetta Landi, Giuseppina Tonet, Libri a Palazzo…, cit., pp. 161-188
- José Guillermo Garcìa Valdecasas y Andrada Vanderwilde, Palazzo Leoni, dall’Ottocento al domani, in Libri a Palazzo…, cit., pp. 17-21
- Gli affreschi raccontano: l’Eneide di Palazzo Leoni, a cura di Elisabetta Landi, Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna, Stamperia Regionale, 2018
- Nicolò dell'Abate e Lorenzo Sabatini in Palazzo Leoni (1.55 MB), a cura di Elisabetta Landi, con immagini di Andrea Scardova
Altre iniziative di IBC
- audio di Elisabetta Landi in Nasce la nuova biblioteca dell'Istituto beni culturali, a cura di Cinzia Leoni, “RadioEmiliaRomagna”, 19 novembre 2011
- Pubblicazione delle fotografie dell'antisala e del salone nel Calendario IBC 2012 (3.09 MB)
Bibliografia di riferimento
- Anton W. A. Boschloo, Il fregio dipinto a Bologna da Nicolò dell’Abate ai Carracci (1550-1580), Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1984
- Giancarlo Roversi, Palazzi e case nobili del '500 a Bologna. La storia, le famiglie, le opere d'arte, Casalecchio di Reno (BO), Grafis Edizioni, 1986
- Jan De Jong, «Locus plenus Troiani laboris». Gli affreschi di Enea a Palazzo Leoni a Bologna, in Studi Belgi e Olandesi per il IX Centenario dell’Alma Mater Bolognese, Bologna, edizioni Luigi Parma, 1990
Sul mito di Enea
- Virgilio, Eneide (con traduzione di Luca Canali e introduzione di Ettore Paratore), Milano, Oscar Mondadori, 2010
- Maurizio Bettini, Mario Lentano, Il *mito di Enea : immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Torino : Einaudi, 2013
- Mario Lentano, Il mito di Enea, Bologna, 10 maggio 2016
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