Cimiteri in pillole
Le campagne di riconoscimento per l’assegnazione del marchio “Cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna” avviate in base alla Legge regionale 21/2022 hanno messo in evidenza, tra i siti cimiteriali presenti sul territorio, quelli ritenuti significativi in quanto parte integrante del patrimonio culturale. Per presentare “in pillole” un panorama così vasto, queste realtà sono raccolte qui per brevi schizzi, in modo da comporre un mosaico progressivo che, tessera dopo tessera, è destinato a contemplarle tutte.
Cimitero di Castell’Arquato
A Castell’Arquato, sulle prime colline del Piacentino, il progetto per la creazione di un nuovo cimitero comunale ha inizio intorno al 1860 e mira a spostare appena fuori dalle mura del borgo il vecchio sepolcreto, ospitato nel chiostro di Santa Maria. La nuova necropoli viene così realizzata a ridosso della chiesetta di Mezzanino, un piccolo nucleo di abitazioni a poca distanza dal Rio Cravalese.
Ampliato a più riprese negli anni 20, 60 e 70 del Novecento, il cimitero ospita nella parte monumentale la tomba di Luigi Illica, il commediografo e librettista che con Giuseppe Giacosa legò il suo nome a quello di Giacomo Puccini in memorabili opere: “La bohème”, “Tosca” e “Madama Butterfly”.
# Cimiteri monumentali e storici dell’Emilia-Romagna riconosciuti dalla legge regionale 21/2022
Cimitero della Villetta di Parma
La “Villetta” da cui prende nome il cimitero principale di Parma era la residenza di campagna che sorgeva là dove, nel 1817, la duchessa Maria Luigia d’Austria volle creare il luogo di raccolta per tutte le sepolture prima custodite dentro le mura urbane.
La struttura disegnata dall’architetto Giuseppe Cocconcelli consiste in un quadrato che contiene un ottagono, suddiviso a sua volta in quattro campi e circondato da portici: una forma che deriva dalla tradizione cristiana, in cui il poligono a otto lati richiama la Resurrezione dell’ottavo giorno.
Tra le tombe monumentali spicca quella del violinista Niccolò Paganini, che a Parma ricevette la prima formazione e visse gli ultimi anni di una vita avventurosa.
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Cimitero Napoleonico di Cavriago
Inaugurato nel 1810, il cimitero napoleonico di Cavriago, nel Reggiano, è rimasto in funzione fino al 1923. Come in altri casi analoghi, deve il suo nome alla ragione per cui fu istituito: l’obbligo di rispettare i decreti sulle nuove modalità di sepoltura firmati dall’imperatore Bonaparte.
Tombe in pietra, croci in ferro battuto, lapidi antiche e foto ingiallite raccontano la vita di una comunità in cui ogni gruppo aveva il suo posto, dai ceti benestanti ai poveri “miserabili”, dagli “acattolici”, morti senza battesimo, ai veri e propri “eretici”: i socialisti e gli anarchici seppelliti solo con rito civile.
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Cimitero di Guastalla
Il cimitero di Guastalla, inaugurato nel 1816, utilizzava ciò che era rimasto in piedi del convento dei cappuccini voluto nel 1590 dal duca Ferrante II Gonzaga. La struttura, svuotata della sua funzione religiosa dalle soppressioni napoleoniche e distrutta quasi per intero, venne acquistata dal municipio e destinata a luogo di sepoltura per la sua distanza dalle mura urbane.
Gli spazi originari furono ampliati intorno al 1840 dall’architetto Giovanni Pavarani, con l’aggiunta del porticato che delimita il grande campo centrale. Sulle tombe monumentali si possono ammirare le opere scultoree di artisti di pregio attivi tra Ottocento e Novecento: da Alceo Dossena a Davide Venturi.
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Cimitero Suburbano di Reggio Emilia
A Reggio Emilia la costruzione del nuovo “Cimitero fuori delle mura, ne’ borghi di San Pellegrino”, avviata nel 1808 per dar seguito all’editto di Saint-Cloud, si conclude nel 1818. Il progetto neoclassico dell’architetto Domenico Marchelli ingloba il cimitero presbiteriale risalente al 1631 e ne eredita il particolare orientamento dell’ingresso, con il torrente Crostolo davanti e la città alle spalle.
Il recinto porticato a pianta quadrata è stato allargato dagli ampliamenti successivi, che alla struttura hanno dato l’attuale forma rettangolare, mentre i nuovi quartieri la circondavano. Tra i sepolti illustri: il compositore Achille Peri, il politico Camillo Prampolini, l’attrice Maria Melato.
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Cimitero Ebraico di Reggio Emilia
Il cimitero ebraico di Reggio Emilia viene istituito a breve distanza da quello municipale nel 1808, quando anche la comunità degli ebrei reggiani deve obbedire all’editto napoleonico di Saint-Cloud e trasferire fuori dalle mura urbane il suo sepolcreto, collocato già da quattro secoli nei pressi del ghetto.
La struttura è composta da due recinti, adiacenti ma separati: il primo contiene le lapidi più antiche, il secondo ospita i defunti sepolti dal 1853, quando il cimitero venne ampliato. Al centro del muro di cinta orientale è inserita una cappella con facciata in stile tardoneoclassico, attribuibile all’architetto Pietro Marchelli.
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Cimitero Napoleonico di Castelfranco Emilia
A Castelfranco, sul tratto modenese della Via Emilia, il cimitero napoleonico viene inaugurato il 2 novembre 1844, qualche decennio dopo l’apertura del primo luogo di sepoltura con cui la città obbediva ai decreti di Bonaparte. Quel luogo, presto divenuto insufficiente, è sostituito da questo, posto fuori dalle mura medievali, così come richiesto dalle moderne norme igieniche.
Disegnato in elegante stile neoclassico e ampliato ulteriormente negli anni 80 del 1800, l’edificio è costituito da quattro corti porticate che si succedono una dopo l’altra. Al suo interno un mausoleo custodisce le salme dei cittadini morti nella seconda guerra mondiale.
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Cimitero Ebraico di Finale Emilia
Al centro del cimitero ebraico di Finale Emilia, nella pianura modenese, campeggia la lapide eretta in memoria del banchiere Donato Donati, che nell’anno 1600 ottenne dal duca Cesare d’Este il permesso di acquistare il terreno da adibire a luogo di sepoltura per la sua comunità.
Come la maggior parte delle altre 57 lapidi è orientata a sud-est, in modo da rivolgere lo sguardo verso Gerusalemme. Il cancello in ferro battuto, risalente ai primi del Novecento, è sormontato dalla stella di Davide e dalla parola “Shalom”, l’augurio ebraico di pace.
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Cimitero San Cataldo di Modena
Costruito tra gli anni 70 e 80 del 1800 sotto la direzione dell’architetto Cesare Costa, il cimitero comunale di Modena sorge nell’area del primo sepolcreto pubblico extraurbano, realizzato un secolo prima dal duca Francesco III d’Este. Nell’impianto neoclassico il quadriportico rettangolare con le tombe monumentali delimita il campo destinato alle sepolture comuni.
L’ampliamento progettato dagli architetti Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel 1971, realizzato in parte, costruisce una “città dei morti” fatta di piazze, strade e portici: il completamento, avviato nel 2024, potenzia il collegamento ideale con la città dei vivi. Tra i sepolti illustri, il ginnasta Alberto Braglia, l’attrice Virginia Reiter e l’imprenditore Enzo Ferrari.
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Cimitero San Prospero di Sassuolo
Il cimitero di San Prospero a Sassuolo, nel Modenese, vanta una particolarissima pianta a campana, con due bracci curvilinei che partendo dall’ingresso si restringono sempre di più, fino a toccare la chiesa nella parte opposta. L’edificio sacro, ricostruito intorno al 1660 per commemorare le vittime della peste qui sepolte trent’anni prima, nei primi decenni del 1800 viene inglobato nel nuovo luogo di sepoltura dei sassolesi.
Al suo interno si passano in rassegna varie correnti artistiche degli ultimi due secoli: dallo stile neoclassico al romanticismo, dal liberty venato di simbolismo ed espressionismo fino al novecentismo più maturo.
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