Interventi al “Castello dei Burattini" - Museo Giordano Ferrari di Parma

va in scena il restauro - Interventi al “Castello dei Burattini" - Museo Giordano Ferrari di Parma

Lidia Bortolotti

marionettaIn oltre trent’anni di attività l’IBACN ha rivolto una costante attenzione al restauro e alla conservazione di un patrimonio ascritto a tipologie tra loro assai diverse ed eterogenee tra cui i beni afferenti la cultura materiale ed etnografica. A quest’ultimo ambito appartengono, tra gli altri, i materiali relativi al “Teatro delle figure animate”, ossia burattini, marionette, pupi, baracche, scenari e accessori di scena, copioni e tutto quello che occorre a marionettisti e burattinai per allestire gli spettacoli e ne documenta il lavoro nel tempo.
Dell’intensa attività svolta in Emilia-Romagna da  innumerevoli compagnie dedite a questo specifico genere di spettacolo resta un ingente patrimonio materiale e un bagaglio prezioso di memorie e conoscenze. Quanto prodotto dalle diverse imprese di marionettisti e burattinai e che, per molteplici ragioni, non è più stato utilizzato, ha seguito sorti diverse.  Quando gli originali proprietari hanno cessato di detenerli spesso l’intervento di amministrazioni pubbliche, sensibili e coinvolte sul fronte culturale, ne ha scongiurato la dispersione facendole confluire nelle locali collezioni pubbliche e nei civici musei.  Riconoscere il sostanziale valore culturale e artistico di questi beni, ne ha da un lato garantita la conservazione e la valorizzazione, rendendoli fruibili al pubblico, dall’altro ha dato modo agli esperti del settore di studiarli approfonditamente. Si tratta in buona parte di un materiale ancora molto “vivo” e profondamente radicato nella tradizione popolare, tanto che alcuni musei affiancano, con successo, all’attività conservativa ed espositiva anche un’intensa programmazione di spettacoli rivolti ad un pubblico ampio e attività didattica destinata prevalentemente alle scuole.
Burattini, marionette, pupi, pupazzi e figure in genere, con i relativi corredi costituiti dai palcoscenici mobili, ossia le baracche, le scenografie (realizzate in prevalenza su carta), i copioni delle rappresentazioni (manoscritti e a stampa) e i più diversi accessori – tutti elementi da conservare quale parte integrante delle collezioni – si ritengono, fra le innumerevoli tipologie di manufatti esistenti,  tra le più complesse e delicate sotto il profilo della conservazione e del restauro.
marionettaQuesti oggetti pervengono quasi sempre alle istituzioni museali in condizioni conservative tutt’altro che ottimali. Molto dipende ovviamente dal percorso effettuato nel loro tempo attivo, scandito il più delle volte da un’intensa attività fatta di spettacoli e spostamenti e, successivamente dalla cura e dall’attenzione con cui sono stati conservati nel tempo non più operoso. Il restauro delle diverse componenti del Teatro delle figure animate, deve necessariamente tenere conto di una serie di fattori tutti ugualmente significativi.
In generale gli interventi di conservazione e restauro su manufatti di natura inusuale, caratterizzati da una molteplicità di materiali costruttivi e caratterizzati da una lunga storia di utilizzo funzionale –  quali sono questi – non ha attualmente un retroterra metodologico codificato da teorie e ponderate considerazioni  critiche. In passato della "manutenzione" di burattini, marionette e fantocci si occupavano gli stessi operatori, ripristinando di volta in volta quell'integrità figurativa che l’oggetto tendeva a perdere a causa dell’uso frequente; realizzando sovente una sovrapposizione di stesure pittoriche e, a volte, riutilizzandoli dopo aver operato uno scambio tra elementi diversi. Teste, braccia, gambe e busti potevano essere cambiati e sostituiti a seconda delle diverse esigenze di burattinai e marionettisti.
Le esperienze fino ad ora condotte consigliano di procedere in ogni intervento in modo cauto, rispettoso delle peculiarità dell’oggetto, supportandolo da uno studio attento, specifico e, se occorre, conducendo indagini approfondite, senza escludere l’utilizzo di metodologie più sofisticate che da tempo caratterizzano quei restauri che godono di maggiore considerazione critica. In tal modo potranno essere assunte una serie di informazioni preziose, in particolare sulla tecnica costruttiva, il meccanismo dei movimenti, le diverse stratificazioni che, beninteso, dovranno essere mantenute.
marionettaLe caratteristiche materiche dei vari componenti, ognuno con specifiche caratteristiche morfologiche, esigenze conservative e modalità tecniche d’intervento diverse, possono richiedere inoltre il concorso di diverse professionalità, dall’esperto nel trattamento di legni policromi allo specialista del restauro di materiali tessili, preferibilmente sotto la guida di uno storico di questa specifica forma di teatro.
Si tratta di oggetti prodotti con tecniche diverse che sempre riflettono lo stile di chi li ha ideati e realizzati e, nel caso siano passati di mano in mano a compagnie diverse da quella d’origine, ne possono significativamente portare i segni. Il loro “vissuto” rappresenta un dato significativo e saliente, necessario alla lettura complessiva di questi beni, ed anche in una situazione di musealizzazione non deve essere eliminato. Gli elementi che compongono ogni singolo pezzo devono essere conservati con la massima cura, in quanto ognuno rappresenta un indizio significativo che contiene preziose informazioni sulla sua storia fin dall’origine e, se vi sono stati, sui diversi segmenti del suo percorso, i passaggi di mano, il cambiamento di ruolo. Ogni intervento di restauro, attraverso le diverse fasi del percorso che segue per riportare l’oggetto alla sua complessiva leggibilità, può farci conoscere nel dettaglio i molteplici aspetti che ne hanno caratterizzato il vissuto. Elementi importanti possono essere, ad esempio, gli strati di colore sovrapposti prima dell’uso abituale della luce elettrica, il cui utilizzo ha determinato in molti casi un cambiamento nel modo di dipingere i burattini in relazione a una diversa esposizione alla fonte luminosa.
marionettaÈ necessario inoltre precisare che i principali “attori” di questo teatro, burattini e marionette, sono morfologicamente e tecnicamente assai diversi ed anche il restauro deve necessariamente seguire attenzioni e percorsi specifici a seconda che si affrontino gli uni o le alte.
La marionetta è costruita a figura intera composta da diverse parti, quali la testa, il torace, il bacino, le gambe e le braccia e, dotata di opportuni snodi, imita l’uomo simulandone la gestualità. Le sue caratteristiche peculiarità ne hanno fatto un singolare oggetto scenico che contempla la dimensione fantastica non meno di quella reale imitando attori, cantanti e ballerini veri e, senza difficoltà, superarli in quanto dotata di possibilità straordinarie.
Il burattino è costituito dalla testa, quasi sempre scolpita in legno, oppure modellata in cartapesta e dalle mani raccordate tra loro dal “buratto”, che è il cencio che nasconde la mano del burattinaio che lo anima, su cui viene posto l’abito della figura. Si diversifica notevolmente anche il rapporto con l’operatore: il marionettista muove la figura dall’alto attraverso un complicato meccanismo formato da fili e bilancieri, il suo movimento è leggero, sofisticato e aereo. Il burattino viene movimentato dal basso in stretto rapporto con il burattinaio che lo anima, muovendone la testa e le mani, attraverso la sua mano infilata nel buratto, è caricaturale, popolaresco e gioca il suo ruolo sull’irruenza fisica e verbale.
È evidente che la stessa differenziazione della struttura, a seconda che ci troviamo in presenza di un burattino o di una marionetta, ne determinerà situazioni conservative assai diversificate. I burattini presenteranno sicuramente maggiori problematiche relative ai materiali tessili che costituiscono il buratto e gli abiti che lo ricoprono (lacerazioni, scuciture, rosura dovuta alle tarme, ruggini date dai vari spilli) e, naturalmente, alla testa che può presentare fenditure, cadute della materia pittorica ed essere costellata sul capo di innumerevoli forellini, prodotti dai chiodi utilizzati per fissare cappelli e parrucche. Per quanto riguarda le marionette le problematiche conservative potranno risultare assai più complesse rispetto ai burattini e richiedere un’analisi approfondita della struttura nel suo insieme. In questo caso può essere necessario esaminarne attentamente la morfologia, i meccanismi del movimento, oltre a considerare i soli danni ai materiali, prima di procedere al recupero. 
Fin dagli anni ’90 l’IBACN ha promosso, grazie ai fondi erogati sulle Leggi regionali n. 20/1990 e successivamente sulla 18/2000, diversi progetti volti alla catalogazione, al restauro, all’acquisizione di opere, alla progettazione museale e alla valorizzazione con importanti mostre di cui una alla  VI edizione dello stesso Salone del Restauro nel 1999: Chi è di scena? Baracche, burattini e marionette dalle collezioni museali emiliano-romagnole, curata da Micaela Guarino, mostra successivamente allestita negli spazi espositivi del Museo Civico Archeologico di Bologna. Quindi la storia dei burattini e delle marionette in Emilia-Romagna viene attentamente ripercorsa nel dvd interattivo, in corso di pubblicazione,  Chi è di scena burattini e marionette in Emilia-Romagna, a cura di Micaela Guarino e Isabella Fabbri.
marionettaTra le istituzioni museali dedicate a questa tipologia di materiali il Castello dei Burattini  Museo Giordano Ferrari di Parma, inaugurato nel 2002 e diretto da Valerio Cervetti, rappresenta nel territorio regionale e nazionale una delle maggiori emergenze italiane, significativa testimonianza della vita e dell’attività di generazioni di burattinai. La collezione, acquisita negli anni ’80 del secolo appena trascorso dal Comune di Parma, è costituita sia dai pezzi prodotti dalla famiglia Ferrari che, soprattutto, dal materiale che Giordano Ferrari  ̶  abile e famoso burattinaio locale − ha raccolto e collezionato nell’arco temporale di oltre sessant’anni di attività. Si tratta di una cospicua collezione che consta di oltre 1.500 burattini, marionette, teste, 400 scenografie, 200 copioni, svariati oggetti di scena, tutti materiali databili tra il XVIII secolo e l’attualità, poi fotografie, manifesti, volumi sul tema, nonché documenti sonori e video integrano ulteriormente la raccolta.. Numerosi sono inoltre i materiali pervenuti al museo successivamente, grazie a importanti donazioni, da altri collezionisti quali per esempio Franco Cristofori e Giuseppe Adamoli. Nelle sale espositive, allestite negli spazi dell’ex monastero di San Paolo e regolarmente aperte al pubblico, sono fruibili circa cinquecento pezzi dell’intera collezione  custodita nel deposito.
Sul piano d’intervento per il 2006 della Legge regionale 18/00 “Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali”, questo Museo propone al Servizio musei e beni culturali dell’IBACN, per il finanziamento, lo studio dello stato conservativo e il restauro di alcune marionette conservate nei depositi. Con l’approvazione del piano museale e conseguentemente anche di questa richiesta, scatta l’operazione  “Attori restaurati”. Chi scrive, responsabile del procedimento, in accordo con i referenti del Museo, Marta Siri e Paolo Parmiggiani e la restauratrice coinvolta nel progetto Silvia Ottolini, individuano due marionette che presentano diverse e significative tipologie di degrado in parte dovute a fattori naturali e variazioni termoigrometriche ambientali, in parte dovute al lavoro sulla scena, a movimentazioni maldestre, ripristini e riusi attuati dai marionettisti stessi. Per questi motivi il Paggio Fernando, marionetta datata 1870 e attribuita a Giuseppe Marino di Torino e  la Donnina, datata 1910 e attribuita a Giuseppe Concordia di Vercelli, ben si prestano all’intervento di recupero, il cui principale intento è stato quello di ricercare una prassi operativa rispettosa dell’istanza etnoantropologica. Si è trattato di conciliare le esigenze conservative con quelle estetiche delle due marionette senza cancellare i segni  dei modi di produzione e delle successive modificazioni, quindi lo studio e le necessarie distinzioni delle cause di degrado hanno influito in modo determinante nelle scelte metodologiche operate sotto la direzione di Mariangela Giusto della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza.
PaggioL’intervento sui pezzi individuati ha necessariamente previsto una fase preliminare di indagine e studio sia sulla tecnica costruttiva che sulla struttura per il movimento che sullo stato di conservazione dei diversi materiali che ne sono parte integrante, ossia gli elementi metallici, i materiali lignei, i tessili (il cui restauro è stato realizzato da Tiziana Benzi), inoltre è stata effettuata un’indagine sullo strato preparatorio delle cromie e dei precedenti interventi manutentivi. Le sezioni stratigrafiche eseguite da Diego Cauzzi della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì, Rimini e Ravenna, hanno permesso di visualizzare le diverse ridipinture e le caratteristiche delle stesure pittoriche, distinguendo le divergenze tra le campiture di teste, mani e corpo. Scrive Silvia Ottolini proposito del restauro realizzato: “Gli interventi e i danni causati da restauri e manutenzioni sono stati considerati come "intrinseci" alle opere, fatto salvo per i casi in cui il loro mantenimento avrebbe limitato il trattamento di pulitura o causato nel tempo degrado ai materiali. Ad esempio, sono stati rimossi alcuni rammendi eseguiti con filati non adeguati al lavaggio dei tessuti e sono stati sostituiti i numerosi spilli con piccole cuciture o con spilli da entomologia. La possibilità di mantenere la visibilità degli strati sottostanti degli incarnati attraverso i distacchi e le lacune (ritenuti un documento "imperdibile" per gli storici della marionetta) si è scontrato con la necessità di esporre opere che potessero conservare, dopo il restauro, la loro capacità di espressione attoriale. Si è così raggiunto un compromesso con l'esecuzione di un'accurata documentazione fotografica delle lacune e il mantenimento dello stato di fatto nelle parti meno visibili delle teste (collo e retro).(1) 


  (1)T. Benzi – L. Bortolotti – S.Ottolini, Gli attori restaurati. Restauro di due marionette de “Il Castello dei Burattini” Museo Giordano Ferrari di Parma, in: Lo Stato dell’Arte 6, Atti del Congresso Nazionale IGIIC, Spoleto, Rocca Albornoziana 2-4 ottobre 2008, IGIIC Gruppo Italiano International Institute for Conservation, [Firenze] 2008, p. 217-222 (in particolare cit. p. 218-219).

Azioni sul documento

ultima modifica 2024-02-16T10:03:37+01:00
Questa pagina ti è stata utile?

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina