Lo Stand e la mostra “Conservare il Novecento”
Quella del Novecento sarà con ogni probabilità l’ultima cultura a poter essere documentata nei modi, tutto sommato, classici: carte, libri e oggetti fisici in generale. Luigi Crocetti
Il convegno “Conservare il Novecento” – promosso nel 2000 dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’IBC congiuntamente all’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e all’Istituto Centrale di Patologia del Libro (ICPL) – è in seguito diventato un appuntamento fisso del venerdì al Salone di Ferrara e richiama numerosi operatori del settore bibliotecario e archivistico. Nel decennale della fortunata serie, tesa a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di salvaguardare il patrimonio novecentesco, lo stand dell’IBC ne ripercorre le puntate affidando il filo conduttore soprattutto alle parole introduttive di Luigi Crocetti, ‘padre nobile’ dell’iniziativa.
Alla salvaguardia degli archivi letterari ed in generale del patrimonio culturale del Novecento la Soprintendenza è stata da sempre vigile con una serie di attività che vanno dall’acquisizione diretta di fondi a rischio di dispersione agli interventi di inventariazione e catalogazione, da momenti formativi a iniziative di valorizzazione. In particolare l’attenzione dell’IBC per la conservazione dei fondi, anche contemporanei, si può far risalire alla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso e ha trovato un punto alto di confronto ed elaborazione nel “Seminario sulla metodologia e le tecniche della conservazione e del restauro del materiale bibliografico e archivistico” (Bologna, 21-22 giugno 1980) i cui atti furono pubblicati con il titolo Oltre il testo. Emanuele Casamassima, nel suo mirabile intervento su “Le contraddizioni del restauro”, offre una precisa indicazione di metodo:
Prevenire, curare, restaurare (se è necessario) importa anzitutto la necessità di conoscere una situazione, che non è soltanto quella del singolo pezzo ma in primo luogo della struttura di cui esso è un elemento [...] Il fatto è che salvare il singolo pezzo, anche di grande importanza, ha un valore relativo. Quello che conta sono le strutture, sono i sistemi: in questo caso i fondi particolari, le biblioteche.
Alla salvaguardia degli archivi letterari ed in generale del patrimonio culturale del Novecento la Soprintendenza è stata da sempre vigile con una serie di attività che vanno dall’acquisizione diretta di fondi a rischio di dispersione agli interventi di inventariazione e catalogazione, da momenti formativi a iniziative di valorizzazione. In particolare l’attenzione dell’IBC per la conservazione dei fondi, anche contemporanei, si può far risalire alla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso e ha trovato un punto alto di confronto ed elaborazione nel “Seminario sulla metodologia e le tecniche della conservazione e del restauro del materiale bibliografico e archivistico” (Bologna, 21-22 giugno 1980) i cui atti furono pubblicati con il titolo Oltre il testo. Emanuele Casamassima, nel suo mirabile intervento su “Le contraddizioni del restauro”, offre una precisa indicazione di metodo:
Prevenire, curare, restaurare (se è necessario) importa anzitutto la necessità di conoscere una situazione, che non è soltanto quella del singolo pezzo ma in primo luogo della struttura di cui esso è un elemento [...] Il fatto è che salvare il singolo pezzo, anche di grande importanza, ha un valore relativo. Quello che conta sono le strutture, sono i sistemi: in questo caso i fondi particolari, le biblioteche.
Ebbene, proprio questa indicazione è stata tenuta presente dal Comitato scientifico nel definire il programma della prima edizione di “Conservare il Novecento” che prese in esame specialmente gli archivi e le biblioteche d’autore e i relativi problemi di trattamento e conservazione. La riflessione fu opportunamente estesa anche agli archivi fotografici, musicali e televisivi. Nell’occasione fu inoltre presentato ai partecipanti il progetto Graphé della Soprintendenza regionale teso a fornire informazioni sui fondi di cultura dell’Otto-Novecento in Emilia-Romagna e sugli istituti che li conservano. Nel recensire gli atti del convegno, pubblicati dall’AIB, Luigi Crocetti osservava:
Nonostante la sua ricchezza, credo che questo libro non possa essere che l’inizio d’una serie, augurabilmente sul fondamento degli incontri annuali di Ferrara. Una serie che rispecchi di volta in volta aspetti sempre più approfonditi o sempre più specifici di questa affascinante impresa, collettiva di una collettività talvolta involontaria ma cogente, che consiste in un atto d’amore per un secolo breve, bello e terribile: la raccolta di un patrimonio documentario quale nessun altro secolo ha mai avuto.
Nonostante la sua ricchezza, credo che questo libro non possa essere che l’inizio d’una serie, augurabilmente sul fondamento degli incontri annuali di Ferrara. Una serie che rispecchi di volta in volta aspetti sempre più approfonditi o sempre più specifici di questa affascinante impresa, collettiva di una collettività talvolta involontaria ma cogente, che consiste in un atto d’amore per un secolo breve, bello e terribile: la raccolta di un patrimonio documentario quale nessun altro secolo ha mai avuto.
Nel 2001 il convegno è stato dedicato a uno dei veicoli culturali che maggiormente connotano l’età contemporanea: la stampa periodica. Le pubblicazioni periodiche, tra l’altro, pongono alle biblioteche numerosi problemi gestionali e conservativi, dal notevole ingombro alla fragilità del supporto, dalla difficoltà di movimentazione ai danni causati dalla consultazione in particolare dei giornali di grande formato.
La problematica trattata nel 2002 è tuttora di notevole attualità: la transizione dall’universo cartaceo a quello digitale, che comporta notevoli cambiamenti per quanto concerne la produzione, la fruizione e la conservazione dei documenti, nonché la formazione della memoria e il ruolo degli istituti deputati alla conservazione degli archivi informatici.
Il quarto appuntamento è stato riservato alla fotografia che è diventata una delle principali forme di comunicazione e una fonte documentaria di estrema importanza per la storia contemporanea. Il convegno del 2003 si è articolato in due sessioni, la prima di carattere storico-critico, la seconda relativa ad alcuni progetti di ricerca e conservazione promossi da diversi istituti: l’ICPL, il Centro di fotoriproduzione legatoria e restauro degli Archivi di Stato, l’IBC e il Centre de Recherches sur la conservation des documents graphiques di Parigi.
“I vestiti del libro” è la tematica prescelta nel 2004 per sensibilizzare gli operatori a conservare il volume nella sua integrità e ad averne cura anche come manufatto. La prevalente attenzione al testo e la scarsa cura per gli aspetti esterni, materiali, hanno favorito nel passato in molte biblioteche la pratica della spoliazione delle sopraccoperte e di altri elementi (fascette, cedole di commissione libraria, segnalibri, ecc.) o addirittura dell’eliminazione delle copertine nel momento della rilegatura, in particolare dei periodici, con grave perdita di informazioni soprattutto relative alla grafica editoriale e alle pratiche commerciali.
Nel 2005 con “I colori del libro”, non di rado passati dalla copertina a identificare un genere letterario o una collana (basti citare la celebre collana mondadoriana “I libri gialli” avviata nel 1929), è stato preso in esame il vasto fenomeno delle letterature di massa e di consumo (dalle collane destinate ai bambini a quelle per le donne, dal poliziesco al fumetto); la seconda sessione invece è stata destinata ai temi della tutela e della conservazione in occasione della traduzione italiana de I principi IFLA per la cura e il trattamento dei materiali in biblioteca e delle novità contenute nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, entrato in vigore il 1° maggio 2004, circa la tutela dei beni librari.
La problematica trattata nel 2002 è tuttora di notevole attualità: la transizione dall’universo cartaceo a quello digitale, che comporta notevoli cambiamenti per quanto concerne la produzione, la fruizione e la conservazione dei documenti, nonché la formazione della memoria e il ruolo degli istituti deputati alla conservazione degli archivi informatici.
Il quarto appuntamento è stato riservato alla fotografia che è diventata una delle principali forme di comunicazione e una fonte documentaria di estrema importanza per la storia contemporanea. Il convegno del 2003 si è articolato in due sessioni, la prima di carattere storico-critico, la seconda relativa ad alcuni progetti di ricerca e conservazione promossi da diversi istituti: l’ICPL, il Centro di fotoriproduzione legatoria e restauro degli Archivi di Stato, l’IBC e il Centre de Recherches sur la conservation des documents graphiques di Parigi.
“I vestiti del libro” è la tematica prescelta nel 2004 per sensibilizzare gli operatori a conservare il volume nella sua integrità e ad averne cura anche come manufatto. La prevalente attenzione al testo e la scarsa cura per gli aspetti esterni, materiali, hanno favorito nel passato in molte biblioteche la pratica della spoliazione delle sopraccoperte e di altri elementi (fascette, cedole di commissione libraria, segnalibri, ecc.) o addirittura dell’eliminazione delle copertine nel momento della rilegatura, in particolare dei periodici, con grave perdita di informazioni soprattutto relative alla grafica editoriale e alle pratiche commerciali.
Nel 2005 con “I colori del libro”, non di rado passati dalla copertina a identificare un genere letterario o una collana (basti citare la celebre collana mondadoriana “I libri gialli” avviata nel 1929), è stato preso in esame il vasto fenomeno delle letterature di massa e di consumo (dalle collane destinate ai bambini a quelle per le donne, dal poliziesco al fumetto); la seconda sessione invece è stata destinata ai temi della tutela e della conservazione in occasione della traduzione italiana de I principi IFLA per la cura e il trattamento dei materiali in biblioteca e delle novità contenute nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, entrato in vigore il 1° maggio 2004, circa la tutela dei beni librari.
La settima puntata, intitolata “Le memorie del libro”, ha approfondito la tematica degli archivi e delle biblioteche delle case editrici dal punto di vista sia storico, grazie al contributo di autorevoli studiosi del libro, sia tecnico del trattamento e della gestione, tramite il confronto di diversi modelli organizzativi, tra i quali quello realizzato a Milano dalla Fondazione Mondadori e quello francese dell’Institut Mémoires de l’édition contemporaine (IMEC).
Con “Le memorie della voce”, organizzato nel 2007 con la fondamentale collaborazione della Discoteca di Stato – Museo dell’Audiovisivo, si è inteso focalizzare l’attenzione sulla conservazione degli archivi musicali e audiovisivi, sovente entrati a far parte del patrimonio di vari istituti culturali non sempre dotati di personale adeguatamente preparato per la gestione e la conservazione della variegata gamma dei documenti sonori.
Lo scorso anno il convegno è stato dedicato agli archivi e alle raccolte librarie e grafiche che testimoniano il multiforme fenomeno della cultura della moda. Nonostante la moda sia un settore centrale per l’economia e per l’immagine del nostro paese nel mondo, numerosi fondi documentari di imprese del dopoguerra sono stati smembrati o dispersi. Sono in corso diversi progetti di censimento e valorizzazione dei fondi superstiti, tra i quali emerge quello promosso dall’Associazione nazionale archivistica italiana (ANAI). Del resto l’ANAI è stata in varie edizioni tra i promotori di “Conservare il Novecento”, che si pone anche l’obiettivo di favorire il confronto metodologico tra archivisti e bibliotecari e un più stretto raccordo tra le prassi in uso nei rispettivi ambiti per una migliore conservazione dell’enorme patrimonio novecentesco.
Gli atti dei convegni sono usciti puntualmente ogni anno successivo nella collana dell’AIB (i primi tre a cura di Maurizio Messina e Giuliana Zagra, i successivi ad opera soltanto di Zagra) e complessivamente testimoniano la ricchezza del dibattito sulla conservazione di «un patrimonio documentario quale nessun altro secolo ha mai avuto» e l’esigenza della formazione di una sensibilità comune.
Rosaria Campioni
Con “Le memorie della voce”, organizzato nel 2007 con la fondamentale collaborazione della Discoteca di Stato – Museo dell’Audiovisivo, si è inteso focalizzare l’attenzione sulla conservazione degli archivi musicali e audiovisivi, sovente entrati a far parte del patrimonio di vari istituti culturali non sempre dotati di personale adeguatamente preparato per la gestione e la conservazione della variegata gamma dei documenti sonori.
Lo scorso anno il convegno è stato dedicato agli archivi e alle raccolte librarie e grafiche che testimoniano il multiforme fenomeno della cultura della moda. Nonostante la moda sia un settore centrale per l’economia e per l’immagine del nostro paese nel mondo, numerosi fondi documentari di imprese del dopoguerra sono stati smembrati o dispersi. Sono in corso diversi progetti di censimento e valorizzazione dei fondi superstiti, tra i quali emerge quello promosso dall’Associazione nazionale archivistica italiana (ANAI). Del resto l’ANAI è stata in varie edizioni tra i promotori di “Conservare il Novecento”, che si pone anche l’obiettivo di favorire il confronto metodologico tra archivisti e bibliotecari e un più stretto raccordo tra le prassi in uso nei rispettivi ambiti per una migliore conservazione dell’enorme patrimonio novecentesco.
Gli atti dei convegni sono usciti puntualmente ogni anno successivo nella collana dell’AIB (i primi tre a cura di Maurizio Messina e Giuliana Zagra, i successivi ad opera soltanto di Zagra) e complessivamente testimoniano la ricchezza del dibattito sulla conservazione di «un patrimonio documentario quale nessun altro secolo ha mai avuto» e l’esigenza della formazione di una sensibilità comune.
Rosaria Campioni
Gli Atti del convegno sono stati pubblicati nel 2010 a cura dell'AIB.