Guercino nello studio
Per raccontare l'esposizione "Guercino nello studio", promossa dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, che conserva un nucleo di 13 opere di grande rilievo del maestro centese, partiamo non da un dipinto, o da un disegno preparatorio, ma da un documento eccezionale conservato alla Biblioteca dell'Archiginnasio e in prestito per l'occasione: si tratta del "Libro dei conti" dello studio/bottega del Guercino. Uno strumento amministrativo che si è rivelato di grande interesse per conoscere e ricostruire il lavoro dell'artista tra il 1629 e il 1666, anno della sua morte.
Sappiamo che il Guercino, nato a Cento nel 1591, solo nel 1629, spinto da un'ormai consolidata fama, crea una società alla pari con il fratello Paolo Antonio, anch'egli pittore specializzato in nature morte, che include, tra gli assistenti, gli eredi del suo primo maestro, il centese Benedetto Gennari senior. I Gennari peraltro entrano ufficialmente a far parte del nucleo familiare quando uno di loro, Ercole, sposa la sorella del Guercino, Lucia.
Dal 4 gennaio 1629 il registro della bottega viene affidato a Paolo Antonio, che rivela forti doti gestionali. Con grande accuratezza egli prende nota di date, clienti, soggetti iconografici e prezzi, per tutte le opere realizzate da lui e dal fratello. Nel 1642 l'atelier si trasferisce a Bologna, in via Sant'Alò 3, in una grande casa con tutta la famiglia allargata in cui abitazione privata e spazi professionali coincidono.
Guercino organizza lo studio mostrando straordinarie doti imprenditoriali: l’artista stabilisce i propri prezzi a partire da una sorta di tariffario che prevedeva 25 ducatoni per una testa, 50 per la mezza figura e 100 per una figura intera. Un altro aspetto che emerge dall’analisi del "Libro dei conti" riguarda la posizione dell’artista nei confronti delle copie e dei ritocchi alle opere della bottega. Era prassi consolidata e autorizzata copiare le opere del maestro da parte di Bartolomeo, Ercole, Benedetto e Cesare Gennari. Il registro indica che il costo per la clientela diminuiva fino a un quinto rispetto al valore stabilito per l'autentico, come testimonia una lettera di Bartolomeo a un ricco aristocratico. Unico limite: le copie non potevano uscire dalla bottega prima dell'originale. Anche Guercino era solito riprendere alcuni soggetti delle proprie opere, creando doppie versioni. Un esempio in mostra è la figura di Irene della tela San Sebastiano soccorso da Irene che, isolata, è riprodotta in un altro dipinto che la trasforma in sibilla. Tra le tele presenti lungo il percorso espositivo, diviso in tre sezioni, c'è anche l'Ortolana proveniente da una collezione privata. E' interessante perché al dipinto lavorarono entrambi i fratelli Barbieri: la natura morta è di Paolo Antonio, la figura femminile è di Giovanni Francesco, che terminò l'opera 6 anni dopo la morte del fratello.
Anche l'Università di Bologna ha partecipato attivamente al progetto espositivo: gli esiti delle indagini scientifiche condotte negli ultimi anni dal Laboratorio Diagnostico del Dipartimento di Beni culturali consentono di fare precisazioni significative sulla sua tecnica esecutiva. E si conferma la grande sicurezza con cui Guercino costruiva le sue composizioni, di getto e senza incertezze, apportando soltanto trascurabili modifiche, ad esempio nelle linee della mano destra che sorregge il passero ne la Madonna del Passero, immagine simbolo della mostra, dono dello studioso e collezionista Sir Denis Mahon, fautore della riscoperta del Guercino, di cui era uno dei massimi esperti. Gli sguardi più attenti coglieranno in mostra una significativa eccezione. Nella celebre Vestizione di San Guglielmo, eseguita nel 1620, un'ombra sulla tela ci permette di notare che il braccio sinistro di Guglielmo, raffigurato mentre indossa l’abito monacale, era rivolto in origine verso il basso, con la mano appoggiata sul fianco.
Altri percorsi di approfondimento dedicati alla tecnica pittorica del Guercino sono disponibili grazie a un tavolo multimediale che illustra tutte le novità emerse nel corso delle più recenti indagini diagnostiche condotte sulle opere della Pinacoteca di Bologna.
Chiudono il percorso alcune tele dei figli di Ercole Gennari, Cesare e Benedetto, che, dopo un inizio come copisti, imboccarono la propria strada. Il Ritratto della famiglia Riva del 1689 di Benedetto Gennari testimonia quella grande abilità nel ritratto che ne farà uno degli artisti più richiesti dell'aristocrazia europea.
La mostra, aperta dal 28 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024, è curata da Barbara Ghelfi, Raffaella Morselli e dallo staff del museo. L'accompagna un ricco catalogo, pubblicato da Dario Cimorelli editore. Nei mesi di apertura sono anche organizzate attività educative e di approfondimento intorno alla mostra.
L'evento è inserito all'interno degli "Itinerari guerciniani", un programma di iniziative e attività per scoprire le opere del Guercino conservate in numerosi luoghi sul territorio emiliano romagnolo, in vista dell' attesa riapertura della Civica Pinacoteca “Il Guercino” di Cento, prevista il 25 novembre 2023, chiusa dal 2012 a causa dei danni subiti dal terremoto.
Per tutte le informazioni:
Sito web della Pinacoteca nazionale di Bologna
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