Chiamata pubblica per Gianni Celati

Fino al 30 giugno la Biblioteca “Panizzi” di Reggio Emilia raccoglie testi, foto, lettere e filmati relativi allo scrittore recentemente scomparso

“Tutto quello che si sa è che bisogna continuare, continuare, continuare come pellegrini nel mondo, fino al risveglio, se il risveglio verrà”: così scriveva Gianni Celati in una delle sue Quattro novelle sulle apparenze. Il titolo di quel racconto, “Scomparsa di un uomo lodevole”, è stato scelto dalla Biblioteca comunale “Panizzi” di Reggio Emilia per dare il nome alla chiamata pubblica che mira ad ampliare il suo già ricco patrimonio documentario legato allo scrittore, morto il 3 gennaio scorso.

Fino al 30 giugno 2022, chi sia in possesso di fotografie, lettere, manoscritti, dattiloscritti, appunti, filmati o altri materiali relativi a Gianni Celati, e voglia donarli alla “Panizzi”, può inviare un elenco e una breve descrizione dei documenti proposti all’indirizzo: fondocelati@comune.re.it. La Biblioteca si riserva la facoltà di valutare i materiali inviati e di accogliere unicamente le donazioni ritenute significative, dopodiché la documentazione raccolta sarà inventariata e adeguatamente valorizzata.

Narratore, saggista e traduttore, Celati è stata una delle voci più rappresentative dei fermenti culturali che hanno attraversato la società italiana dagli anni Settanta a oggi. Laureatosi in letteratura inglese all’Università di Bologna con una tesi su James Joyce, nel 1971 esordisce come narratore per Einaudi con il romanzo Comiche, a cui fanno seguito Le avventure di Guizzardi (1972), La banda dei sospiri (1976) e Lunario del paradiso (1978).
Nel 1981, su invito del fotografo Luigi Ghirri, il percorso di Gianni Celati si intreccia con l’esperienza artistica di un gruppo di fotografi impegnati nella ricerca sul nuovo paesaggio italiano postindustriale. Quattro anni dopo torna ai racconti con i Narratori delle pianure, che segnano il passaggio all’editore Feltrinelli, con cui pubblica anche le Quattro novelle sulle apparenze (1987) e Verso la foce (1989), “racconto d’osservazione” delle peregrinazioni compiute anni prima nelle campagne della val padana.
Oltre che nella traduzione di opere letterarie straniere (dalla Certosa di Parma di Stendhal del 1995, all’Ulisse di Joyce del 2013) la sua creatività si esprime anche come autore di film-documentari: Strada provinciale delle Anime (1991), Case sparse. Visioni di case che crollano (2003) e Diol Kadd. Vita, diari e riprese in un villaggio del Senegal (2010).

Il Fondo “Gianni Celati” conservato dalla Biblioteca “Panizzi”, oltre alla sua raccolta di libri (più di 2.300 opere tra volumi e opuscoli), comprende un patrimonio documentario di circa 1.500 carte e 80 quaderni: si tratta di manoscritti, taccuini, copie di racconti e saggi pubblicati in riviste, ma non mancano cartoline e carteggi. Sfogliandoli si può ricostruire il terreno di coltura delle sue narrazioni, ripercorrere la preparazione dei film realizzati o progettati, sbirciare tra le bozze delle sue traduzioni, scoprire annotazioni che possono far luce sugli snodi della sua vita e sulle sue amicizie, come quella fondamentale con il fotografo Luigi Ghirri, di cui la “Panizzi” conserva ben 180.000 originali e di cui quest’anno ricorre il trentennale della scomparsa.


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