giovedì,  31 marzo 2022

Out of Time. Ripartire dalla natura

A Ferrara la Biennale Donna torna per la sua XIX edizione con 5 artiste internazionali che esplorano il rapporto tra l'essere umano e l'ambiente, alla luce del dibattito ecologico in corso. Fino al 29 maggio 2022

La Biennale Donna organizzata fin dal 1984 dall'UDI (Unione Donne in Italia) di Ferrara, in collaborazione con le Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, torna per la sua XIX edizione, dal 27 marzo al 29 maggio, al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara con la mostra OUT OF TIME. Ripartire dalla natura, a cura di Silvia Cirelli e Catalina Golban, una collettiva che presenta opere di cinque artiste internazionali: Mónica De Miranda (Portogallo, 1976), Christina Kubisch (Germania, 1948), Diana Lelonek (Polonia, 1988), Ragna Róbertsdóttir (Islanda, 1945) e Anaïs Tondeur (Francia, 1985).

"OUT OF TIME"  indaga il rapporto tra l'essere umano e l'ambiente utilizzando una poliedricità di linguaggi artistici (installazioni, fotografie e video), nella consapevolezza che da qualche decennio, e ultimamente in maniera più marcata, è aumentata l'attenzione per l'ambiente naturale che ci circonda, oggetto di uno sfruttamento oramai fuori controllo.

Le cinque artiste indagano gli scambi e la possibile alleanza tra tutti gli esseri viventi ospitati da questo pianeta. Differenti modelli di lettura e varie prospettive richiamano l’attenzione sui modi in cui la natura è stata stravolta nella ricerca dell’egemonia da parte dell’essere umano, mettendone in luce le ripercussioni sia sull’ambiente sia sul tessuto sociale. L’intreccio tra diverse sperimentazioni artistiche si inserisce in un più ampio e proficuo dialogo con le scienze, a dimostrazione di come la cooperazione e la ricerca socio-economico ed ecologica siano essenziali per allenare un pensiero comune che scardini la visione antropocentrica.

La mostra si apre con l’islandese Ragna Róbertsdóttir, artista il cui lavoro è caratterizzato da una forte cifra minimalista, che sorprende per l’impiego di componenti dall’evidente potenza materica. Lava, vetro, pomice, ossidiana, rocce vulcaniche, sale, o conchiglie caratterizzano una personale impronta espressiva che sfocia in un legame viscerale con il mondo naturale. Oltre ad alcune delle sue opere più significative, come la serie Saltscape, realizzata con sale marino e sale di lava nero, o View, dove domina la lava rossa del vulcano Seyðishólar, la Biennale Donna ospita anche due lavori site specific: interventi di inconfondibile valenza tattile che rievocano la magnificenza e la fragilità dell’universo naturale.

Di differente sintesi poetica è invece l’approccio della francese Anaïs Tondeur, la cui ricerca si concentra su una pratica artistica di derivazione scientifica, frutto di studi realizzati con la collaborazione di geologi, oceanografi, fisici e antropologi. Le due installazioni multidisciplinari presentate in mostra sono, infatti, la traduzione visiva di indagini scientifiche rispettivamente dedicate alle tracce del petricore, l’inconfondibile odore della pioggia sul suolo asciutto, e all’analisi dei cicli oceanici, di vitale importanza per una maggiore comprensione dei cambiamenti climatici terrestri.

La Biennale prosegue poi con il mondo visionario di Mónica De Miranda, portoghese ma di origini angolane, la cui eredità culturale ha fortemente influenzato il suo percorso artistico, portandola all’esplorazione dell’evoluzione ambientale da un punto di vista antropologico. Confrontandosi con le ferite di un colonialismo violento, De Miranda si sofferma sulle convergenze fra stratificazione sociale e cambiamento dell’ecosistema, proponendo “geografie emozionali” – come lei stessa le definisce – cioè narrazioni urbane che seguono intimi processi identitari.

La prevaricazione dell’uomo sulla natura torna baricentrica anche nel percorso creativo della polacca Diana Lelonek che, offrendo una visione critica sui processi di sovrapproduzione, focalizza la sua parabola espressiva sulla possibilità di soluzioni alternative di convivenza e coesione fra mondo naturale e mondo umano. Questo approccio empatico detta le basi di un’interdipendenza fra specie e l’accettazione di uno scenario trasversale di chiara rottura rispetto a quello attuale.

Chiude il percorso espositivo il lavoro di Christina Kubisch, una delle più incisive figure della sound art tedesca. Attingendo a un’estetica inedita, Kubisch è riuscita nell’intento di proiettare “paesaggi acustici” attraverso l’esplorazione del potere del suono. Le sue polifoniche installazioni sonore indagano il cosiddetto inquinamento acustico silenzioso, esperienza sensoriale fondamentale per poter comprendere lo stato di saturazione elettromagnetica diffusa intorno a noi.

In occasione dell’esposizione è pubblicato un catalogo bilingue italiano e inglese con i contributi critici di Silvia Cirelli, Maura Gancitano e Catalina Golban e le riproduzioni di tutte le opere

 La mostra è organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G. Bonora, Silvia Cirelli, Ada Patrizia Fiorillo, Catalina Golban, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Liviana Zagagnoni) e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.

OUT OF TIME. Ripartire dalla natura
27 marzo – 29 maggio 2022
Padiglione d’Arte Contemporanea

Orari di apertura
10.00 – 18.00, chiuso il lunedì
Aperto anche 18 e 25 aprile, 1 maggio

Sito web della mostra

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