“Gazzetta di Parma”: dalla carta al digitale

L’archivio storico di una delle più antiche testate italiane è online grazie a un progetto di digitalizzazione sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna

La “Gazzetta di Parma”, con radici di carta che affondano tra gli anni Venti e Trenta del 1700, è una delle più antiche e longeve testate del panorama giornalistico italiano. Oggi, grazie a un progetto di digitalizzazione sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del piano bibliotecario finanziato dalla Legge regionale 18/2000, una prima parte dei fascicoli che ne compongono la collezione è consultabile online. Il progetto Archivio Storico della Gazzetta di Parma, realizzato dal Comune di Parma con il contributo della Regione, è stato avviato con la collaborazione della società titolare della testata.

La digitalizzazione ha interessato, per ora, circa 16.000 fascicoli pubblicati tra il 1902 e il 1947, ma il progetto proseguirà con quelli usciti in precedenza, per continuare a ritroso in una galleria del tempo che risale fino al 1728. Le scansioni dei fascicoli sono state eseguite a partire dai migliori esemplari conservati nelle collezioni della Biblioteca Civica del Comune di Parma e della Gazzetta di Parma Editrice, ottenendo più di 60.000 immagini ad altissima risoluzione.

Le immagini, pubblicate sul portale web realizzato da MLOL - MediaLibraryOnLine, sono consultabili nel formato IIIF, con la possibilità di ricercare il testo al loro interno, di creare percorsi personalizzati confrontando più documenti affiancati, e di esplorare il contenuto dell’archivio storico per temi, cominciando dalle grandi firme che sulla “Gazzetta” mossero i primi passi: da Cesare Zavattini, che firma il suo primo articolo nel 1926 come “Zeta”, ad Attilio Bertolucci, che comincia la sua collaborazione nel 1927, fino a Giovannino Guareschi, attivo anche come vignettista fin dagli anni Trenta.

Tra i percorsi guidati realizzati dalla redazione del portale si segnala quello (attualissimo) sulle vicende legate all’influenza “spagnola” a Parma tra il 1918 e il 1919: in un articolo scritto da Giovanni Tomasinelli, professore di patologia medica nell’ateneo parmense, riferendosi all’introduzione dell’obbligo del vaccino antivaioloso l’autore riferisce della diffusa superstizione che spinge la popolazione a diffidare di questo vaccino, a credere che sia esso a diffondere il morbo e a mettere in atto frodi per ottenere certificati di vaccinazione contraffatti.

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina