Faenza (RA) I Il recupero di un manoscritto da riscoprire

Il Somnium Scipionis libellus di Cicerone sottoposto a restauro e digitalizzazione

E’ in fase di ultimazione un delicato restauro: quello del prezioso Somnium Scipionis libellus, datato 5 novembre 1434 che si compone di due scritti, Somnium Scipionis e De Natura deorum, opere filosofiche di Cicerone, e che fa parte dei fondi antichi della Biblioteca Manfrediana di Faenza.

Il manoscritto non è solo esempio di quella proficua produzione libraria manoscritta dell’Italia del Quattrocento la cui tradizione proseguirà nella stampa a caratteri mobili, ma è anche testimonianza di quella cultura letteraria e filosofica umanistica che rivede la centralità dell’uomo e del suo agire.

Il restauro del prezioso manoscritto di Marco Tullio Cicerone, avviato nell’ottobre 2019, ha previsto una squadra in campo, con risorse e responsabilità condivise, fra Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, la Biblioteca Comunale Manfrediana e la Soprintendenza di competenza; un intervento che l’Istituto ha fortemente sostenuto per via dello stato di grave degrado in cui versava il prezioso volume: l’analisi dello aveva infatti evidenziato una condizione molto compromessa: la carta adesa al dorso presentava lacerazioni e lacune, molte le pagine in pessimo stato di conservazione con la perdita di parti cartacee e con numerose gore di umidità, inoltre l’anima dei capitelli risultava lacerata in più punti. 

Ne è nato un articolato progetto impostato su metodologie ad elevati standard operativi, con indagini preliminari e completato da quelle fondamentali attenzioni preventive  che consentono di preservare al meglio nel tempo il raro volume. Affidato alle cure di un laboratorio di restauro specializzato in materiali cartacei e pergamenacei, il restauro ha quasi magicamente riportato il manoscritto ad una rinnovata integrità conservativa e non è stato privo di rivolti affascinanti, quelli che spesso emergono quando si opera al di sotto della superficie e che meritano di essere documentati per mantenere memoria della storia e delle caratteristiche del’opera.

Merita di essere segnalata la legatura del dorso del tutto inusuale e di straordinaria fattura con tutti i minuscoli e innumerevoli nodi che la caratterizzano. E come riferiscono le restauratrici: “la legatura risulta coeva all’opera assieme ad alcune integrazioni di pergamena a rinforzo di alcune pagine ed è su questi particolari di natura conservativa, peraltro molto poco frequenti per l’epoca, che ci si può soffermare a riflettere sul pregio e valore che doveva avere l’opera nel secolo della sua committenza e in quelli successivi”. Altro particolare: le pagine  manoscritte  presentano  calligrafie differenti,  dunque il codice è una collaborazione fra diversi amanuensi di scrittura.  

L’intervento di restauro è stato completato dalla conversione in digitale: operazione che ha la duplice finalità di garantire la conservazione preventiva di un’opera così fragile e rara e di potenziarne la fruibilità e accessibilità attraverso le reti e banche dati su web, amplificando in tal modo enormemente le opportunità di studio e di conoscenza del codice e del corposo fondo dei manoscritti antichi della Manfrediana che lo include.

In sostanza, è stato rivolto a un bene raro accuratamente custodito in biblioteca, ma che è stato anche - e necessariamente –sottratto alla sua effettiva e piena fruizione per il rischio di non pregiudicarne ulteriormente la precaria e fragile consistenza materica. Il manoscritto viene ora riportato alla luce in quella rigenerata integrità conservativa mediante la quale il Libellus acquista la piena consultabilità e la dovuta importanza culturale, sociale ed educativa.

In questa direzione e in questi tempi di distanze e restrizioni causate dalla pandemia, l’Amministrazione comunale ha voluto predisporre anche un opuscolo divulgativo - a stampa e web - per “portare” il manoscritto ai giovani e alla comunità più vasta, con il preciso scopo di stimolare la curiosità sui contenuti e le ricerche sulla sua committenza e sulla provenienza: non ci sono notizie di come e quando sia giunto a Faenza, la prima notizia certa è il suo ingresso in Inventario nel 1911.

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ultima modifica 2024-02-22T17:57:44+02:00
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