Lugo (RA) | I registri di Opere Pie

Il restauro di cinque registri dell’Ospedale di Sant’Antonio e dell’Ospedale del Limite dal XVI al XX secolo

È giunto a conclusione il piano di restituzione curato dall’Archivio Storico di Lugo, nell’ambito dei Piani Bibliotecari e Archivistici 2021 - L.R. 18/2000, che ha interessato alcuni registri del Fondo aggregato “Registri di Opere Pie diverse. Registri della Congregazione di Carità. Registri dell’Ente comunale di Assistenza, secc. XVI-XX, regg. 515”, conservati presso la sede dell’Archivio Storico di Lugo che raccoglie anche gli archivi storici dei diversi enti ospedalieri lughesi che nel 1976 sono confluiti nell’ente ospedaliero unico comprensoriale.

La scelta dei registri da sottoporre a trattamento conservativo riguarda una selezione di cinque volumi, quattro dei quali riferiti al fondo dell’Ospedale di Sant’Antonio Abate e uno al fondo dell’Ospedale del Limite, allo scopo di attivare una strategia di protezione del patrimonio documentario che informa della vita delle Opere Pie, e poi della Congregazione di Carità, a partire dalle cronologie più remote arrivate fino a noi.

Si tratta di fondi di importanza strategica per la storia dell’assistenza sanitaria a Lugo e comprensorio, sopravvissuta agli insulti del tempo in una raccolta di fondi che solo nel loro insieme compongono il variegato stratificarsi di congregazioni e poi di enti preposti all’assistenza, un tempo ricondotti alla virtù della Carità. E se la consapevolezza del tracciamento documentario di libri mastri con partita doppia a cui si aggiungono registri che riportano elenchi, descrizioni, note capillari del giorno per giorno, è il caposaldo su cui si regge la costruzione archivistica, la sua conservazione non potrà essere garantita senza una studiata, illuminata, perseverante volontà che abbia come esito ultimo – e più alto – il tramando.

I materiali che compongono un registro – sempre organici, come carte e pergamene, corami e lacci per coperte, fibre vegetali per legature, colle e pigmenti colorati e, su tutti, l'inchiostro – sono di per sé fragili e, nel caso di talune misture di inchiostri, vulnerabili all’umidità. Talvolta, la minaccia proviene proprio dall’inchiostro che, in presenza di un’eccedenza di solfato ferroso, può corrodere il testo, deplorata conseguenza di miscele che non garantivano adeguata stabilità nel tempo.

Un’altra insidia proviene dai roditori, attratti dalle caratteristiche organolettiche dei materiali che compongono i registri, ai quali si deve la perdita irreversibile di intere superfici. Meno aggressivi, ma non meno insidiosi, gli attacchi batteriologici o le colonie di muffe che, in pernicioso mix con le polveri, possono interferire con la struttura del supporto e con la qualità di testi e immagini.

L’intervento, affidato al Laboratorio Formula Servizi di Forlì, ha affrontato le operazioni necessarie alla cura dei registri e alla loro protezione e ora i registri sono pronti per essere consegnati alla comunità degli studiosi perché la riserva dei dati che contiene possa restituire gli intrecci delle storie che su questi registri si sono depositate. Il restauro è solo il primo di un importante processo di restituzione che ora vede il coinvolgimento degli studiosi in vista di una più ampia condivisione.

Per approfondire:
https://www.auslromagna.it/comunita/cura-attraverso-arte/cofanetto/6537-patrimonio-artistico-confraternite/file

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ultima modifica 2024-02-22T16:49:50+01:00
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