Imola (BO) | Il Salterio e altre rarità librarie

Coinvolti un Salterio inglese del XIII secolo e una edizione del XVI secolo della Commedia, conservati presso la Biblioteca comunale

Un salterio del XIII secolo proveniente dal Regno Unito, e una edizione del XVI secolo della Divina Commedia, conservati presso la Biblioteca comunale di Imola, sono due degli esemplari scelti per i Piani 2021 – L.R. 18/2000 dal Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna che prosegue il suo impegno per la restituzione alla comunità di dotazioni librarie di pregio.

L’intervento, affidato alle cure del Laboratorio degli Angeli di Bologna, ha previsto il recupero conservativo e la digitalizzazione, per potenziare la consultazione, di due documenti di notevole valore storico-bibliologico oltre che, nel caso del Salterio, di eccezionale valore artistico. Entrambi provengono dai fondi conventuali accessionati a seguito delle soppressioni napoleoniche, dalle quali trae origine anche la Biblioteca.

Il Salterio di Imola (ms. 111) altrimenti noto come Salterio inglese, o, nel mondo anglofono, come The Imola Psalter, è uno dei manoscritti anglosassoni più importanti di inizio XIII secolo, realizzato forse per la comunità femminile del convento di Amesbury tra il 1205 e il 1210. Senza dubbio si tratta di uno degli esemplari più rari conservato fra i tesori di maggior pregio della Biblioteca.

Il codice è attestato nelle raccolte imolesi già a fine Settecento ma sulla sua provenienza, tuttora avvolta nel mistero, non vi sono tracce documentarie. Al riguardo si è avanzata l’ipotesi di una possibile donazione di Giacomo Francesco Stuart, pretendente al trono inglese, a Imola nel 1717, seguito nel 1729 dalla moglie Clementina Maria Sobieski. Quando già era conservato a Imola, il codice fu oggetto di interesse nel 1858 da parte del bibliotecario Antonio Panizzi che si offrì, senza successo, di acquistarlo per la biblioteca del British Museum.

L'opera presenta un apparato miniato di altissima qualità che gli studiosi collegano ai tratti tipici della decorazione libraria inglese del periodo e in particolare allo stile della sontuosa Bibbia di Winchester, eseguita tra il 1160 e il 1180. In questo esemplare il testo biblico è illustrato da iniziali figurate maggiori, mentre numerose incipitarie più piccole dispiegano il repertorio della più viva immaginazione medievale a carattere zoomorfo e grottesco. Assai ricco è anche il corredo di letterine decorate, eseguite a pennello e a inchiostro alternato, rosso e blu, in filigrana. Nelle parti del calendario e in alcune iniziali figurate si può cogliere una testimonianza della vita quotidiana medievale.

Per quanto riguarda lo stato conservativo il manufatto presenta una cucitura, risalente al XIX secolo e di modesta qualità, degradata al punto da compromettere la tenuta dei fascicoli e la consultabilità del codice stesso. L’intervento ha previsto il ripristino della stabilità della struttura della legatura, con una nuova cucitura, ove necessario, sul modello esistente, oltre a interventi mirati su singole pagine e coperta. Il percorso si perfeziona nel condizionamento in contenitore conservativo e nella realizzazione di documentazione fotografica di ogni singola carta.

La Commedia di Dante Alighieri (Venezia, Giovanni Battista e Giovanni Bernardo Sessa, 1596) è la terza e ultima delle edizioni dette del “nasone”, dopo le precedenti curate sempre da Sessa nel 1564 e del 1578, che riportano un grande ritratto di Dante, incoronato d’alloro e con naso pronunciato, sul frontespizio, da cui le tre edizioni prendono scherzosamente il nome. Il curatore dell’edizione Francesco Sansovino affianca il commento di Cristoforo Landino a quello del Vellutello, che ben rappresenta la nuova critica cinquecentesca, già apparso a Venezia nell’edizione Marcolini del 1544.

Sempre da questa edizione del 1544 vengono riprese le numerose xilografie che illustrano il testo. Le edizioni dei fratelli Sessa, realizzate negli anni successivi al Concilio di Trento, furono vagliate dalla censura inquisitoriale spagnola che impose, in quest’ultima del 1596, la correzione di alcuni passi del Commento di Landino.

La coperta in pergamena presentava il piatto anteriore staccato e lievemente imbarcato e si reso necessario fissare il piatto anteriore alla legatura mediante la creazione di una nuova cerniera in pergamena, inserita tra il dorso e la pergamena del quadrante anteriore, così da mantenere il codice montato.

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ultima modifica 2024-02-22T17:48:34+02:00
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