Forlì (FC) I Il tempo della cura

A Forlì una carta del rischio conservativo per le collezioni d’arte

C’è un tempo per mostrare e c’è un tempo per curare. L’esperienza straordinaria di una pandemia ha portato alla chiusura dei musei e alla loro imprevista inaccessibilità. Con il perdurare dell’emergenza anche le attività museali si sono assestate sui provvedimenti governativi.

I musei più accorti hanno saputo cogliere l’occasione per prendersi cura delle opere e degli allestimenti. È il caso del Comune di Forlì - Assessorato alla Cultura che ha intrapreso un programma di rilevamento delle condizioni conservative delle opere dei Musei Civici per la costituzione di una banca dati sulle condizioni sanitarie.

Si tratta di una prima ricognizione propedeutica alla definizione di interventi puntuali per contenere gli agenti patogeni e prevenire i processi di degrado. Il progetto, del costo complessivo di 60.000,00 euro, è sostenuto dal Comune di Forlì con il concorso di Regione Emilia-Romagna – Servizio Patrimonio Culturale per un impegno di 25.000,00 euro sul bando dei Piani 2020 – L.R. 18/2000.

Il monitoraggio ha interessato la quasi totalità delle opere conservate presso il Museo civico di San Domenico, con particolare attenzione alle tavole di Marco Palmezzano e del Cinquecento in Romagna e alle tele del Seicento, a cui si aggiungono i dipinti della Raccolta Piancastelli e le grandi tele tuttora in Palazzo del Merenda. Una sequenza mozzafiato, quella del salone centrale, con l’infilata di pale d’altare che testimoniano la centralità della scuola bolognese al tempo del trasferimento di Carlo Cignani a Forlì per la decorazione della cupola della cappella della Madonna del Fuoco in Duomo.

Si contano le due pale d’altare di Guercino, San Giovanni Battista nel deserto e L’Annunciazione, a cui seguono La Vergine con il Bambino e san Francesco di Sales di Carlo Maratta, San Pietro di Andrea Sacchi, San Sebastiano di Francesco Albani, la Madonna con il Bambino e san Filippo Neri di Felice Cignani con Carlo e, su tutti, i “quadroni” di Cagnacci, la Gloria di san Vitale e la Gloria di san Mercuriale che devono il loro appellativo alla fortuna critica.

Le operazioni sono state condotte sotto la direzione del dirigente e del personale tecnico-scientifico del Servizio Cultura e Turismo del Comune di Forlì che ha coordinato le attività di analisi e documentazione affidate alle competenze della ditta di restauro Ikuvium RC di Gubbio. La logistica è sempre particolarmente delicata e richiede una regia capace di contenere sollecitazioni dannose. Questo spiega l’eccezionalità di un intervento che per oneri e rischi può essere sostenuto solo occasionalmente.

I dati dei musei che hanno adottato protocolli di manutenzione periodica sono estremamente confortanti ed evidenziano ottimi risultati già nel giro di pochi anni non solo per la stabilizzazione delle condizioni generali, ma per la regressione di processi degenerativi, in tanti casi sufficiente a evitare l’intervento di restauro che, come è noto, è sempre extrema ratio e come tale da ponderare attentamente.

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ultima modifica 2024-02-22T17:53:25+02:00
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