In memoria di Dino Buzzetti

Il 23 aprile è scomparso Dino Buzzetti, professore, dal 1982, di storia della filosofia medievale, di storia della filosofia antica all’Università di Bologna, di Teoria dei cataloghi, di Storia delle biblioteche e di Informatica documentale presso la facoltà di Conservazione dei beni culturali (1993-2001) a Ravenna

La mattina del 23 aprile è scomparso Dino Buzzetti. Era nato a Bologna il 1 dicembre 1941. È stato professore, dal 1982, di storia della filosofia medievale e, per un certo numero di anni, di storia della filosofia antica all’Università di Bologna, ma anche di Teoria dei cataloghi, di Storia delle biblioteche e di Informatica documentale presso la facoltà di Conservazione dei beni culturali (1993-2001) della sede di Ravenna. Successivamente ha tenuto un corso di Informatica umanistica (2004-2010) per gli studenti del corso di laurea in Filosofia. È stato presidente dell’Associazione per l’informatica umanistica e la cultura digitale dal 2011 al 2014 e poi presidente onorario.

Il prof. Buzzetti aveva studiato ingegneria al Politecnico di Milano e si era laureato in filosofia all'Università di Bologna. Aveva poi studiato filosofia e logica presso lo University College e la London School of Economics. Studioso di filosofia, da quella moderna (in particolare J.S. Mill, Locke, Leibniz) a quella antica, i suoi interessi di ricerca riguardavano principalmente la storia della logica, l'uso della logica e l'analisi linguistica nella filosofia naturale e nella teologia del tardo medioevo. Trascorse vari periodi di ricerca e di insegnamento presso le università di Münster, Göttingen, Colonia, Bergen, la Brown University e la Universidad Nacional Autónoma di Città del Messico.

Nel suo insegnamento alla Facoltà di Beni culturali ha sempre richiamato l’attenzione sul fatto che lo sviluppo delle tecniche di amministrazione e accesso all'informazione registrata ha portato, sia nel campo della documentazione, sia nel campo della biblioteconomia, ad una considerazione sempre più astratta dei problemi riguardanti il trattamento dell'informazione e quindi ad una progressiva convergenza delle norme e delle procedure analitiche adottate ufficialmente, nei due campi, in sede nazionale ed internazionale. Pensava che gli sviluppi della tecnologia avessero reso più labili i confini tra documentazione e catalogazione, che l’informazione catalografica fosse sempre meno dipendente dalle attività di inventariazione, collocazione e accesso materiale ai documenti, ormai possibile in modo diretto, e sempre più prossima alla rappresentazione analitica del contenuto. Questo convincimento, supportato anche dai lavori di Manfred Thaller e di Gerhard Jaritz che fece conoscere in Italia e dal suo orientamento per la logica del ‘secondo ordine’, è stato alla base del suo insegnamento ravennate e più in generale del suo approccio al digital computing – che preferiva alla locuzione ‘digital humanities’ e ha connotato il suo contributo all’impostazione dei corsi della nuova Facoltà di Conservazione dei Beni culturali dell’Ateneo bolognese.

Dino Buzzetti è stato un maestro discreto e gentile, di animo nobile, il cui contributo negli ambiti disciplinari di cui si è occupato non è mai stato secondario. Lascia indubbiamente un vuoto e sui suoi contributi dovremo continuare a riflettere. Chi lo ha conosciuto, da studente, da allievo, da collega, da amico, da compagno di strada o chi ha avuto con lui una qualche complicità intellettuale non può non provare una grande tristezza appena attenuata dalla convinzione che Dino, che frequentava con costanza le comunità cui aveva dato vita Pier Cesare Bori, sia in pace perché consapevole, come scriveva il quacquero Thomas Kelly, che “l’Eterno opera nel mezzo del tempo con una serenità senza fretta, portando trionfalmente tutte le cose a sé”.

 

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ultima modifica 2023-04-26T17:09:49+02:00
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