giovedì,  28 ottobre 2021

Oltre il ghetto. Dentro&Fuori

Al MEIS di Ferrara un'esposizione racconta l'esperienza degli ebrei italiani dall'epoca dei ghetti (a partire dal 1516 con l'istituzione del primo, quello di Venezia) allo scoppio della Prima guerra mondiale. Dal 29 ottobre 2021 al 15 maggio 2022

Dall’imponente dipinto Ester al cospetto di Assuero di Sebastiano Ricci (prestito del Quirinale), ai dipinti Interno della sinagoga di Livorno di Ulvi Liegi. Ma anche oggetti che testimoniano la vita ebraica quotidiana, come la porta dell'Aron Ha-Qodesh, l'Armadio sacro dorato in legno intagliato di una delle sinagoghe del ghetto di Torino.

Sono alcuni dei quadri e degli oggetti presenti nell'esposizione “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”, che si apre il 29 ottobre al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.

L’esposizione, curata da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel e allestita dallo Studio GTRF Giovanni Tortelli Roberto Frassoni, testimonia un altro importante capitolo dell’esperienza ebraica in Italia che ripercorre la storia degli ebrei italiani nel periodo che va dal confinamento all'interno dei ghetti (con l'istituzione del primo, a Venezia, nel 1516) all’inizio del Novecento.

Più di ottanta tra opere d'arte, oggetti di uso rituale e quotidiano, documenti d'archivio e di famiglia si ritrovano al MEIS per una mostra unica, che racconta secoli di storia attraverso esperienze, individuali e di gruppo, indissolubilmente intrecciate con le fasi cruciali che porteranno all'Unità d'Italia. Un viaggio dentro e fuori dal ghetto che, attraverso macro e microstoria, si interroga su temi ora più che mai attuali come l'integrazione e l'esclusione dalla società; l'identità di gruppo e quella individuale; la capacità di trovare un “fuori” nel quale evadere nonostante i limiti imposti dal potere e un “dentro” nel quale tornare nei momenti di smarrimento.

Il percorso prosegue la narrazione di “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” curata da Anna Foa, Daniele Jalla e Giancarlo Lacerenza e di “Il Rinascimento parla ebraico”, a cura di Giulio Busi e Silvana Greco. Due mostre temporanee ora condensate nella permanente del MEIS “Ebrei, una storia italiana”.

Il percorso espositivo
Si inizia con la tela monumentale di Sebastiano Ricci (Palazzo del Quirinale) che raffigura la biblica eroina Ester al cospetto del re persiano Assuero. L'opera tardiva di Ricci, eseguita un anno prima della morte, raffigura uno dei personaggi chiave della mostra. Ester, che tace la sua origine ebraica e sposa il sovrano per salvare il suo popolo in pericolo, diventerà un simbolo e un punto di riferimento prima per i conversos, gli ebrei spagnoli e portoghesi convertiti forzatamente al cristianesimo, poi nei ghetti italiani, permettendo agli ebrei di sviluppare una narrativa eroica e un tema teatrale.

Come si viveva all'epoca dei ghetti in un precario ma costante equilibrio tra “dentro” e “fuori”? Le sale permettono di sbirciare all’interno delle sinagoghe che, da fuori, non potevano essere riconoscibili in alcun modo, ma dentro erano decorate con tesori artigianali commissionati dalle famiglie più ricche e prestigiose.

A costituire un vero e proprio caso eccezionale nella storia degli ebrei italiani è Livorno, la città senza ghetto. I residenti di religione ebraica vivevano liberi grazie al documento promulgato nel 1591 da Ferdinando I, poi divenuto noto come “Livornina”, che garantiva sicurezza e incentivi fiscali ai mercanti ebrei e li esonerava dall'obbligo di indossare segni distintivi. Una situazione favorevole che riuscì ad attrarre molti ebrei espulsi un secolo prima dalla Spagna e dal Portogallo.

La fine dei ghetti e l'estensione dei diritti agli ebrei si intrecciano indissolubilmente con il lungo percorso che porterà all'Unità d'Italia e alla nascita di una identità nazionale. Fondamentale sarà il ruolo del re di Sardegna Carlo Alberto che firmò l'emancipazione degli ebrei: l’evento è presente in mostra attraverso il “Regio Decreto del 29 marzo 1848 con la quale si ammettono tutti gli israeliti a godere di tutti i diritti civili”, proveniente dall'Archivio di Stato di Torino.

Al termine della mostra, riviste e lettere introducono alla crescente intensità di una nuova utopia, la nascita di uno Stato Ebraico in Palestina, che trova in Ferrara e nell'avvocato Felice Ravenna una delle sponde più importanti.
La mostra, aperta fino al 15 maggio 2022, è patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna e da varie istituzioni e sponsor.

Info su orari e aperture: www.meis.museum

 

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ultima modifica 2021-10-28T17:00:59+02:00
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