Restauro e pianificazione del paesaggio

Restauro e pianificazione del paesaggio

AppenninoL’ Istituto regionale per i Beni Artistici, Culturali e Naturali, la Provincia di Bologna e la sezione emiliano-romagnola dell’Istituto Nazionale di Urbanistica hanno organizzato una serie di iniziative (seminari, incontri, workshop di fotografi ed esperti pluridisciplinari, sopralluoghi) sul paesaggio (nozione, identificazione e pianificazione) e sul ruolo che esso svolge in modo primario per la definizione della identità di una comunità. In riferimento al Codice dei Beni Culturali, si è inteso riflettere sulla responsabilità collettiva nei confronti della qualità del paesaggio costruito e sul ruolo che devono svolgere Stato, Regioni e Comuni.
Si tratta di mettere in luce il ruolo di enti come la Provincia e di strumenti come il piano territoriale di coordinamento provinciale, non previsto dal Codice ma individuato invece dalla legge urbanistica regionale come riferimento per dare attuazione alle disposizioni del piano territoriale regionale. In questo quadro occorre riprendere lo studio e la definizione delle “unità di paesaggio”, assimilandole agli “ambiti” previsti dalla normativa statale e rendendole gli elementi territoriali con cui esercitare una conservazione attiva del territorio, nel quadro di  piani paesaggistici non vincolistici, preoccupati di connettere la conservazione del paesaggio con la pianificazione territoriale e la salvaguardia dell’ambiente.
L’ INU agisce nel quadro delle iniziative del XXVI Congresso Nazionale “Il nuovo Piano” (Ancona –17-18 Aprile 2008), mentre per Provincia e IBC si tratta anche di porre in risalto il fatto che nel 2008 è ricorso il quarantesimo anniversario della prima delle quattro campagne di rilevamento dei beni culturali promosse nel 1968 dalla Soprintendenza alle Gallerie e dalla Provincia di Bologna. Essa fu dedicata al territorio di Porretta Terme, e costituì il modello operativo con cui affrontare, in una visione aggiornata del bene culturale, il primo sforzo sistematico di ricognizione e catalogazione di un comune del territorio appenninico. Nel 1969 e poi nel 1970 ebbero luogo la seconda e la terza campagna, orientate, nell’ordine, al versante occidentale e a quello orientale della valle del Reno, mentre la quarta fu eseguita nel 1971 nell’Appennino imolese.

 

AppenninoL'anniversario è l'occasione per promuovere iniziative, che sono state ospitate anche in alcune località dei territori montani della provincia di Bologna, orientate a rilanciare indagini conoscitive sullo stato dei principali beni architettonici e ambientali dell’area, sul loro grado di conservazione e utilizzo, sull’avanzamento di alcuni progetti che da quelle lontane esperienze presero l’avvio e che sono poi giunti a conclusione, così come su altri interventi di recupero architettonico che in questi anni saranno completati e che porteranno a dotare il territorio montano di spazi di fruizione turistico-culturale di importanza almeno regionale (si pensi ad esempio alla Rocchetta Mattei a Riola di Vergato e al palazzo Comelli a Bargi). Al tempo stesso questo può essere il momento per avviare nuove indagini visive sulle trasformazioni dei luoghi, oggi teatro di grandi modificazioni sia nella viabilità di attraversamento di scala nazionale - tanto automobilistica che ferroviaria - sia  a causa dell’avvenuta, massiccia urbanizzazione industriale, residenziale, turistica, e della possibile infrastrutturazione a fini di produzione di energia, sia infine per la crescente presenza di nuovi abitanti di provenienza comunitaria ed extracomunitaria.

 

AppenninoIl primo convegno (Identificazione dei paesaggi)  ha visto la partecipazione di Giacomo Venturi, Mario Piccinini, Franco Farinelli, Richard Ingersoll, Guido Ferrara, Fausto Anderlini, Francesco Marangon, Patrizia Gabellini.
Fra le nozioni di paesaggio comunemente conosciute, vi sono quelle di tipo essenzialmente vedutistico - cioè parti di territorio che si possono abbracciare con lo sguardo da un determinato punto di vista - e quelle, più complesse, di tipo sostanzialmente geografico, che definiscono il territorio come somma degli elementi che costituiscono i tratti fisionomici di una parte della superficie terrestre.
La definizione che prevale negli approfondimenti di carattere paesistico territoriale, volti alla predisposizione di strumenti di tutela quali sono i piani alle diverse scale (regionale, provinciale e comunale), sembra essere, a ragione, la seconda.
La riforma del Codice dei beni culturali e ambientali varata dal governo uscente in extremis definisce Il paesaggio come l’insieme delle “parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.” Il paesaggio è dunque l’insieme degli aspetti geomorfologici, ambientali, socio-economici e storico-insediativi che sono comuni ad una determinata area. Esso subisce trasformazioni ed adattamenti ad opera dell’uomo e della natura in tempi più o meno lenti; il termine paesaggio presume quindi la sua evoluzione nel tempo.
Se restringiamo il campo al territorio della Provincia di Bologna e guardiamo agli strumenti di pianificazione alla scala del Piano Territoriale Provinciale (PTCP), si può vedere che questo strumento specifica ed approfondisce il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) come richiesto dalla L.R.20/2000 attraverso l’individuazione delle Unità di Paesaggio di rango provinciale, come articolazione dei quattro sistemi territoriali che caratterizzano la Provincia di Bologna (la pianura, la collina, la montagna ed il crinale appenninico). In ambito provinciale vengono individuate 13 unità di paesaggio che costituiscono una sottoarticolazione dei principali sistemi territoriali del territorio provinciale; di queste cinque riguardano l’Appennino.
Diviene utile, alla luce di queste premesse, rileggere il paesaggio appenninico valutando le trasformazioni intervenute negli ultimi quaranta anni, da quando furono svolte le prime campagne di rilevamento, e soprattutto da quando decollò il “miracolo economico” italiano con la conseguente infrastrutturazione di ampie parti di territorio.
La lettura dell’evoluzione intervenuta ha lo scopo di mettere a fuoco le nuove tipologie di paesaggio, definendo i caratteri di persistenza o di trasformazione più lenta da quelli propri del cambiamento più radicale.

 

AppenninoIl secondo incontro si è articolato in un primo seminario con la partecipazione di
Piero Orlandi, Andrea Emiliani, Paola Mazzitelli, Vittorio Degli Esposti, Marina Foschi, Cesare Calisti, Anna Maria Guccini, Mauro Checcoli, Paolo Rebaudengo, Claudio Sassi, Eleonora Frattarolo, Sergio Venturi, Renzo Zagnoni; una visita dell’Appennino bolognese di due giorni, che ha costituito – sul modello delle vecchie campagne di rilevamento – una sorta di sopralluogo collettivo di esperti nelle diverse discipline territoriali e sociali (progettisti, studiosi dell’impatto paesaggistico delle infrastrutture per la mobilità e l’energia, esperti delle tecniche edili storiche, docenti di fotografia, urbanisti, architetti, storici dell’arte) e di fotografi, nell’intento  di documentare i nuovi scenari dei luoghi:  Ca’ Benassi, Oratorio di Tudiano (San Lorenzo), Tudiano, La Scola, Montovolo (Santuario e Oratorio di Santa Caterina), Bargi (Palazzo Comelli), Stagno, Riola (Rocchetta Mattei); un seminario conclusivo con interventi di Alfredo Verardi, Irene Cremonini, Giancarlo Poli, Giovanni Zaffagnini, Riccardo Vlahov, Stefano Pezzoli, Mario Piccinini.
Nel terzo convegno (Il paesaggio tra rappresentazione e pianificazione)  l'IBC presenta una preview del lavoro dei 15 fotografi che hanno partecipato alla visita del giugno scorso, e a seguire intervengono Vittorio Degli Esposti (Università di Bologna), Mariangela Cazzoli, geologa, Michele Talia (INU), Bruno Alampi e Anna Maria Guccini (Provincia di Bologna), oltre a un rappresentante dell'Assessorato alla Programmazione territoriale della Regione Emilia-Romagna.
Il tema del convegno è articolato in riferimento ai ruoli assegnati ai diversi soggetti dalla riforma del Codice dei beni culturali e ambientali in riferimento al rapporto fra pianificazione, gestione e salvaguardia del territorio, come elementi che necessitano di un nuovo equilibrio tra i cambiamenti dei tessuti urbani, la conservazione delle specificità del paesaggio e dell’ambiente relative alle scelte di trasformazione del territorio ed alla necessità di elevare la qualità architettonica e paesaggistica complessiva del territorio nel quadro di una valutazione preventiva di sostenibilità ambientale.
AppenninoLa cornice entro la quale le diverse scelte di programmazione territoriale sono collocate è la pianificazione di “area vasta” che il PTCP della Provincia di Bologna opera sul territorio oggetto della ricognizione, strumento costruito per incidere maggiormente su problematiche complesse quali la sostenibilità territoriale, la dispersione insediativa, il sistema della mobilità, la qualità urbana e del paesaggio.
Infatti le tematiche che oggi si trova ad affrontare la pianificazione territoriale non sono più circoscrivibili al confine amministrativo di uno o più Comuni ma devono necessariamente fare riferimento ad aggregazioni organiche che, nel territorio dell’Appennino bolognese, abbracciano un contesto territoriale, ma anche sociale, molto più ampio, che richiede una nuova logica di copianificazione nella costruzione dei nuovi strumenti urbanistici che la legge regionale 20/2000 prevede, in grado di integrare le varie istanze che emergono dal territorio.
In questo approccio il paesaggio non può più essere considerato un'entità statica ma è una realtà dinamica da interpretare, e va esaminato nei suoi processi di trasformazione operando una distinzione, alle diverse scale, tra quelle che incidono sulle caratteristiche strutturali e quelle che non sono di natura strutturale, ponendosi l’obiettivo di mettere al centro del ragionamento complessivo il rapporto tra il territorio, il paesaggio, l’identità ed i suoi abitanti.
Tutto ciò facendo riferimento ai contenuti della "Convenzione europea del paesaggio" secondo la quale il Paesaggio contribuisce alla formazione delle culture locali ed è un elemento basilare del patrimonio naturale e culturale europeo in quanto ne rafforza l'identità e la diversità.

Andrea Zanelli

Azioni sul documento

ultima modifica 2024-02-16T10:06:21+01:00
Questa pagina ti è stata utile?

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina