Un cantiere di restauro archeologico a Riccione: la necropoli romana di S. Lorenzo in Strada
Adottando un orientamento metodologico che ha confermato la sua piena validità, l'IBC ha promosso progetti di conservazione e restauro di beni archeologici, destinati a studenti e specializzandi di questo ramo disciplinare. La formula prescelta - quella dei cantieri-scuola - si è infatti rivelata la più adatta ad offrire ai giovani un'opportunità per far loro prendere contatto concreto con l'insieme dei processi di gestione del patrimonio dell'antichità.
Assistiti e coordinati da restauratori professionisti, gli allievi operano negli spazi messi a disposizione dal Museo partner e, grazie all'alternanza fra attività pratiche e momenti di approfondimento sulle tecniche di restauro, sulla catalogazione conservativa dei manufatti, sull'analisi costitutiva dei materiali, vengono impegnati nei diversi step della catena operativa che, dall'esame dello stato di salute iniziale dei reperti provenienti da scavo, si concluderà con il pieno recupero della loro leggibilità e significatività testimoniale e con la successiva valorizzazione attraverso esposizioni temporanee o la musealizzazione definitiva.
La sperimentata collaborazione fra enti che a diverso titolo da un lato agiscono nel campo della salvaguardia e promozione del patrimonio culturale (IBC, Musei degli enti locali, Soprintendenza per i Beni Archeologici) e, dall'altro, hanno primari compiti di ricerca e istruzione delle giovani generazioni (Atenei) ha assicurato a questi progetti il conseguimento di molteplici obiettivi, che vanno dal soddisfacimento delle specifiche e delicate esigenze conservative di tale categoria di beni culturali all'arricchimento del bagaglio conoscitivo degli allievi e al coerente inserimento dell'esperienza nei percorsi di studio previsti dai vari ordinamenti universitari e al suo riconoscimento formativo.
Dove si lavorava e come ci si iscriveva
Scavi, continuati sino al 2008, a Riccione, presso la curva di San Lorenzo in Strada, in occasione di ampliamenti o rinnovamenti del tessuto urbanistico, hanno consentito di accertare in diversi punti (Farmacia Comunale, ex hotel Conti etc.) e di porre in luce svariati elementi riferibili ad un borgo romano, che le fonti e la tradizione identificano con il vicus Popilius, il cui nome esplicita il legame del sito col passaggio della via Flaminia. Durante le indagini, effettuate dal 1997 al 1999 e nel 2001, si è individuata e recuperata una settantina di tombe, sia a incinerazione che a inumazione, relative a un nucleo sepolcrale di età romana dislocato appunto lungo la via Flaminia e collegato al vicus. Il primo impianto della necropoli risale forse al I sec. d.C.; la maggior parte delle sepolture è però ascrivibile al II-III secolo d.C., con tracce di frequentazione e interventi successivi assegnabili al IV secolo d.C., ma non direttamente relazionabili con l’area sepolcrale.
Il cantiere-scuola (dal 15 ottore 2012 - 18 alliev isuddivisi in tre turni di due settimane ciascuno.) presso il Museo del Territorio di Riccione prevedeva una serie di attività pratiche condotte su una scelta di oggetti di corredo, provenienti dalle sepolture, comprendente vario vasellame ceramico.
Rassegna Stampa
Il Corriere di Romagna del 14 settembre 2012